Elio Mazzella: Una famiglia di artisti a confronto col tempo

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Ideato dall’artista Giuseppe Leone, è un osservatorio sull’arte visiva che, attraverso gli scritti di critici ed operatori culturali, vuole offrire una lettura di quel che accade nel mondo dell’arte avanzando proposte e svolgendo indagini e analisi di rilievo nazionale e internazionale. 

di Ilaria Sabatino 

Oggi mi trovo alla mostra personale, c/o lo spazio ArtGallery di Napoli, di uno dei maestri del Novecento, Elio Mazzella, che come i suoi fratelli ha seguito le orme paterne ed ha dedicato tutta la sua vita all’arte classica, sperimentale e creativa. Ha iniziato con la pittura, per poi spostare il suo interesse, dal 1990 in poi, verso la scultura ed ha realizzato molte opere utilizzando reperti bellici della II guerra mondiale, riscuotendo grande successo di critica e pubblico. Partecipa a molte mostre collettive e personali all’estero ed in Italia, per poi entrare a far parte di quel ristretto gruppo di artisti, che hanno fatto sì che, nel 2010, venisse realizzato un Museo del Novecento c/o il Castel Sant’Elmo di Napoli. Nella sua penultima mostra, realizzata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il maestro Mazzella ha ridato voce e ha fatto conoscere al pubblico la sua originale tecnica della pitto-scultura, cioè il rilievo formato dal cemento mischiato con il colore, che ricorda le antichità classiche di Pompei, Ercolano e la grandezza di un territorio distrutto dall’eruzione del Vesuvio. Quest’amore per la materia, nata nell’artista in età giovanile, nel periodo in cui non potendo lavorare direttamente sulla pietra e intervenire sul suo aspetto materico, ha cercato di coglierne le proprietà utilizzando il cemento, una materia che è divenuta oggetto di una sua ricerca dagli esiti interessanti ed originali. Tra i suoi vari progetti, non posso non ricordare la mostra itinerante dedicata in ricordo di un grande cantautore italiano Giorgio Gaber, un’iniziativa di Arte Contemporanea nata a Milano, e portata, con grande successo, in altri luoghi come: Genova, Torino, Roma, Napoli, Ischia, Ascea e Grosseto. L’artista Elio Mazzella, attraverso le sue opere e la nascita del Museo dei fratelli Mazzella, mette a disposizione, dei giovani artisti e per coloro che si avvicinano all’arte per curiosità, un mondo dell’arte visto in tutte le sue sfaccettature e sempre a confronto del tempo che passa e si modifica.

Come nasce l’idea di questa mostra? E la scelta del luogo, innovativo, ma lontano dagli spazi consoni ad un evento d’arte?
É stato un rapporto che ho con i proprietari di questo albergo/galleria e museo, che adesso si sono dedicati completamente all’arte. Infatti hanno comprato un terreno ad Anacapri per mostre di sculture all’aperto. Loro stanno nel mondo dell’arte da 40 anni e realizzano mostre per tutta l’Italia, avevano anche una scuola di pittura, quindici anni fa, dove io ho avuto il piacere di insegnare e molte mie allieve, che ora lavorano anche all’estero, con mio grande piacere.

Questa mostra è nata dopo quella importantissima, che ho fatto al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, e che decisamente è stata la mostra più importante fatta nella mia vita, perché è un posto al di sopra di ogni aspettativa. É passato giusto un anno, da poco hanno inaugurato questo spazio, e non potevo non partecipare all’invito che mi hanno fatto di allestire una mostra mia. Ho accettato con grande piacere e credo e mi auguro, che avrà un buon effetto ed un buon successo, soprattutto per quelli che mi seguono.

Dall’arte di ieri a quella di oggi. Come si vede adesso il maestro Elio Mazzella?
Io ho avuto, per la verità, un lungo percorso e molti periodi nel mondo dell’arte. Tutt’ora non posso dire, che non si aprano ancora altre vie. Perché l’aspetto più bello dell’arte è che essa è imprevedibile, come una scala che si sale, si sale e poi è l’arte che ti guida da un certo punto in poi. Così, si aprono vie nuove, spazi nuovi, idee nuove. Probabilmente, sicuramente, gioca un ruolo importante l’età e l’esperienza, ma ho diversi periodi, che raccontano e parlano della mia arte, e che ho raccolto nel mio museo a San Pietro Infine. Ovviamente, per me, è sempre un piacere avere ospiti che possano vedere le opere. Perché parlare è bello ed è importante, ma l’arte bisogna vederla da vicino, toccarla e sentirne l’odore, no sempre è possibile percepirne il concetto e la bellezza attraverso il computer o la fotografia. L’arte va vista da vicino ed io sono sempre lieto ed onorato di avere ospiti nel museo mio e dei miei fratelli.

Non può mancare il ricordo di due grandi artisti non ché fratelli Rosario e Luigi Mazzella. Le cui opere, i cui segni, ritroviamo o possiamo cogliere nelle sue opere. Cosa mi può raccontare, quali sono i suoi ricordi?
Per me è ricordo e non è ricordo, il rapporto che ho avuto e che ho con i miei fratelli, per me loro sono sempre vivi, quando il rapporto è molto forte, si muore ma non si muore. Ovviamente le mie mostre sono dedicate anche a loro, il museo, di cui ho parlato prima, è il museo dei fratelli Mazzella, dove sono presenti le loro opere e poi insieme abbiamo realizzato, in molte chiese di Napoli, dei lavori, lasciato le nostre opere. Per cui spesso rinnovo le mie visite in questi luoghi, perché vedendo le opere, leggendo le critiche e ascoltando i commenti, li sento tra di noi, come se parlassimo ancora.