“E’ necessario cercare di coordinare gli interventi e ci sembra una ottima indicazione la previsione di utilizzare parte dei fondi di coesione nell’ambito di alcuni settori strategici, identificando un programma di interventi coerenti con questi settori strategici. Questo va nella direzione del rafforzamento del coordinamento tra gli interventi verso il Mezzogiorno che nella storia sono stati spesso frammentati. Accanto a questo obiettivo che condividiamo, dobbiamo segnalare alcuni elementi critici”. Lo ha detto Luca Bianchi, direttore generale di Svimez, in audizione alla commissione Bilancio del Senato sul decreto lavoro e coesione. Tra le criticità, la Svimez evidenzia, “da una parte i meccanismi di premialità: la premialità per le amministrazioni rispetto alla scelta di proporre programmi coerenti con le 6 aree identificare richiede un grande aumento di efficienza nell’attuazione delle risorse. Perché questa premialità consiste nella possibilità di usare economie dell’Fsc per il cofinanziamento dei fondi europei: elemento molto interessante, ma di solito i tempi per la verifica delle economie sull’Fsc sono piuttosto lunghi, quindi si tratterà di capire se questa premialità sarà davvero considerata come premiante”. “Altro tema è che chiaramente che questo meccanismo richiede un ulteriore rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni”, aggiunge Bianchi. “Il secondo tema riguarda la perequazione infrastrutturale: il decreto prevede l’istituzione di un nuovo fondo, il fondo perequativo Mezzogiorno, che di fatto è una ridenominazione di un precedente fondo: quindi da un lato il fondo è stato destinato esclusivamente al Mezzogiorno, ma è lo stesso fondo che ha subito attraverso l’ultima legge di bilancio un profondo definanziamento, per 3,5 miliardi, quindi il suo stanziamento è sostanzialmente intorno ai 700 milioni, cioè 100 milioni l’anno per gli anni dal 2027 al 2033″, ha detto Bianchi, evidenziando l'”esiguità delle risorse rispetto all’obiettivo della perequazione infrastrutturale del Mezzogiorno che è molto molto più ampio”. “Ultimo tema riguarda l’incremento della ‘clausola mezzogiorno’, ovvero la quota di destinazione delle risorse dal 34 al 40%. Anche questo va nella direzione di incrementare lo sforzo dello Stato soprattutto sulla parte dei fondi ordinari, ma anche qui segnaliamo che rispetto all’obiettivo condivisibile l’esperienza degli ultimi anni ha dimostrato che già la quota del 34% è fortemente disattesa. Se non ci sono meccanismi cogenti, queste quote non vengono rispettate”, ha aggiunto.