Il tempo cambia, è inconfutabile. E non soltanto quello atmosferico

in foto Luigi Einaudi

Quello attuale, fino a qualche anno fa, era il tempo in cui iniziava la raccolta di alcuni prodotti agricoli, primo fra tutti era il grano. La maggior parte dei comportamenti del mondo animale e di quello vegetale erano condizionati dall’ alternanza del caldo con il freddo, del clima asciutto con quello umido. Quindi venivano rispettate con un certo rigore le cosiddette”epoche”,così erano definiti nel mondo agricolo i periodi di raccolta dei vari prodotti della terra. La discutibile espansione del sistema che ebbe inizio poco dopo la guerra, di coltivare sotto le serre prodotti fuori del tempo tradizionale, fece diminuire sensibilmente il legame della produzione con il calendario e con esso la territorialità di un buon numero di derrate. La forma di omogeneizzazione appena accennata ha contagiato anche altri settori, solo per citarne uno, quello della pesca, arrivando a far si che il Governo abbia annunciato di recente che è allo studio un provvedimento legislativo per regolamentare la pesca del Granchio Blu. Lo stesso dovrebbe prevedere la nomina di un Commissario che regolamenti in maniera specifica la diffusione di quel crostaceo. Intanto è bene tener conto dell’importanza di ciascun argomento per assegnare allo stesso la priorità che merita. Se si delimita il campo di osservazione ai confini del Paese, se ne può trarre la conclusione che esso, per la particolare condizione pedoclimatica, è relativamente avvantaggiato. Non gioca poco in questa constatazione che l’Italia, fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, da buona parte del resto del mondo era definita il Giardino d’ Europa.
Il Professor Luigi Einaudi, ancor prima di essere eletto Primo Presidente della Repubblica, nelle sue considerazioni riassunte nel libro Lezioni di Scienza delle Finanze, definì quello dell’agricoltura Settore Primario. Oltre al fabbisogno alimentare, molti di coloro che traevano il proprio reddito da quel settore e da quelli a esso collegati, programmavano i loro acquisti per l’epoca di vendita di quei prodotti. Non si pensava ancora al credito al consumo, eppure l’economia riusciva a girare in maniera efficiente. Sono ormai molti anni che, per alcuni prodotti della terra, l’Italia ha perso il primato delle forniture alla clientela di Oltre Confine. Tra i motivi di riduzione della presenza delle stesse sul mercato estero è da tenere senz’altro in conto la destagionalizzazione che si è estesa consistentemente sul pianeta. Non è il solo ostacolo, perchè la competitività dei prodotti del Paese, non solo quelli della terra, è diminuita di molto. Se ne deduce con buona approssimazione che sono altri, di complessità superiore, i lacci e lacciuoli che continuano a avviluppare vari settori della produzione, seppure con un differente grado di negatività. Si collega a quanto scritto innanzi una serie di problemi pratici che non affliggono direttamente il Paese, pur amplificando in tanti modi quelli esistenti. I conflitti che stanno devastando il Nord Est dell’ Europa e il Sud Ovest del Vicino Oriente, hanno fatto retrocedere le priorità rispettate a lungo, quando quelle realtà territoriali erano relativamente tranquille.Di tal fatta erano state a lungo la loro fonte primaria di reddito. I disagi che ne sono seguiti sono sotto gli occhi di tutti e sono molto lontani dall’aver esaurito i loro effetti negativi. Valga solo un riferimento: il periodo della mietitura, nella parte occidentale del mondo è ormai alle porte.Cosa mieteranno gli agricoltori ucraini, impegnati come sono a cercare di salvare la pelle dal fuoco di ogni genere acceso dalla Russia di Zar Putin e della sua cosca di zombi? Una conclusione quasi rassegnata è quella che traggono soprattutto coloro che sono più avanti negli anni, che nemmeno questa volta il mondo finirà. Qualcun altro aggiungerà che certamente non sarà più come prima. Siano accettate le scuse a chi si affretterà a chiedergli in merito alla “limitatezza” dell’accaduto. Si fa per dire.