Certo, certissimo, anzi probabile: è lo stop all’utilizzo degli idrocarburi

Devono aver destato una certa perplessità i comportamenti di diverse aziende che producono energia elettrica in varie parti del mondo. Seppure in quantità diverse, stanno venendo alla luce dovunque con varie modalità comportamenti resilienti. L’ Italia è uno dei paesi dove il fenomeno si manifesta in modo particolarmente evidente. Alcune condizioni in essere o prossime a divenirlo, se riordinate con una determinata logica, possono essere di aiuto per comprendere l’ effettivo stato dei fatti. Quanti hanno avuto modo di seguire, anche solo dall’ inizio di quest’anno, le attività delle aziende che producono e distribuiscono energia elettrica, si saranno chiesti se fossero loro a non capire o, come è più probabile, se fossero le stesse notizie provenienti da quel comparto a essere senza ombra di dubbio contraddittorie. Espresso nella maniera immediata, tipica dei Coltivatori Diretti, il nocciolo della questione suona: si afferma continuamente, soprattutto da parte della Mano Pubblica, che il contrasto all’ inquinamento derivante dalla produzione di energia elettrica con l’utilizzo di idrocarburi, debba essere più attiva, ora come mai. Di conseguenza svelare l’arcano, cioè come sia possibile che il Produttore Pubblico del Paese, peraltro monopolista, l’Eni, vada, con foga per niente ridotta, alla ricerca di giacimenti sotto la terra e in fondo al mare. Anche se passate con prudenza dai mezzi dell’informazione, sono tante le notizie che anticipano e seguono tali battute di caccia grossa, comuni a tutti i paesi il cui bilancio energetico si chiude con il segno meno. Ciò significa che essi hanno bisogno di un’aggiunta a quanto producono all’ interno dei loro confini. Ciò può avvenire ugualmente importando energia da paesi vicini utilizzando elettrodotti, anche essi in continua espansione. Seppure il costo di ogni KW importato è superiore rispetto a quelli home made, le pratiche di smaltimento dei rifiuti di quanto prodotto spetta al paese esportatore. Quanto è stato appena riportato non è una prerogativa solo nazionale. Gli Usa già da tempo hanno messo in atto nuove tecniche di perforazione che permettono di captare petrolio e gas dove le trivelle tradizionali non riescono a penetrare. Quegli osservatori citati all’inizio della nota, insieme a molti altri che si trovano sparsi in giro per il mondo, avranno certamente avuto conferma che, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Tanto non é causato dalla poca attenzione di quanti si occupano della problematica in oggetto. A voler appena estendere le osservazioni riguardanti alcune delle cause dell’ inquinamento, si deve considerare che per la produzione e lo smaltimento delle batterie dei mezzi che le usano, è necessario altrettanto impegno di quello occorrente per i residui della combustione degli idrocarburi. Ieri é stata la Giornata Mondiale della Terra, che ricorre ogni 22 aprile dal 1970. Quest’ anno il filo conduttore è ancora trovare la soluzione del problema dell’ inquinamento causato dalla plastica. La stessa va a ricoprire il mondo perché non smaltita correttamente. Balza subito agli occhi che il problema dell’ inquinamento era giá conclamato e scottante oltre mezzo secolo fa. Non riguarda solo l’ Italia ma buona parte del pianeta: negli oceani sono presenti atolli di plastica fatta convergere in determinati punti dalle correnti. Non bisogna assolutamente contentarsi dei risultati (esigui) ottenuti fin’ ora e quindi perdere l’abbrivio per ritirarsi in volontario ma inadatto apartheid. Oltre al danno ambientale, c’è da tenere in conto il danno economico che non è poca cosa. Va a aggiungersi alle duplicazioni di ricerche e perdite di tempo che, all’ inizio di un nuovo secolo, già esistono, bastano e avanzano. Di conseguenza per ora i costi energetici sono destinati a salire, non limitandosi al breve periodo.
Sarà confermato l’assunto di Paolo Conte che, in un suo brano, la Topolino amaranto, si limita a constatare che la benzina è rincarata. Tenendo conto che non è come nel ’56, quando un litro era arrivato a costare più di un chilo di insalata. Certamente bisognerà far riferimento a qualcosa di più caro. Forse con una bistecca il paragone potrà essere ancora valido.