Simona Baldelli con “Il pozzo delle bambole” (Sellerio), Marco Bentivogli con “Licenziate i padroni” (Rizzoli), Salvatore Giannella con “Michele Ferrero” (Salani), Giuseppe Lupo con “La modernità malintesa” (Marsilio), Sebastiano Mondadori con “Verità di famiglia. Riscrivendo la storia di Alberto Mondadori” (La nave di Teseo): sono questi i cinque finalisti del Premio Letteratura d’impresa 2024, giunto alla sua quarta edizione.
L’annuncio della cinquina è stato dato ieri pomeriggio a Vicenza a Palazzo Chiericati dove si è riunita la giuria scientifica del Premio. La giuria, presieduta da Piero Luxardo, presidente di Luxardo, docente di Italianistica e già direttore del Premio Campiello, è composta da diverse personalità del mondo dell’impresa, della scienza, del giornalismo e dell’Università: Marco Bettiol, docente di Economia e Gestione delle imprese Università di Padova, Giovanni Costa, docente Organizzazione aziendale e Strategia D’Impresa all’Università di Padova, Gregorio De Felice, chief economist Intesa Sanpaolo, Enrica Acuto Jacobacci, vicepresidente e amministratore delegato Jacobacci & Partners, Sonia Malaspina, corporate affairs, communication e sustainability director Danone, Daniele Manca, vicedirettore Corriere della Sera, Giuditta Marvelli, giornalista Corriere della Sera, Franco Mosconi, docente di Economia Industriale Università di Parma, Ivana Pais, Università Cattolica, Milano, Marco Panara, giornalista, Anna Rita Rustici, direttore marketing Manini Prefabbricati, Anna Sartorio, giornalista e direttore relazioni esterne BasicNet, Francesco Timpano, Università Cattolica, Piacenza, Luca Vignaga, amministratore delegato Marzotto Lab, Federico Visentin, presidente Mevis, Fondazione Cuoa e Federmeccanica.
Il Premio Letteratura D’Impresa entra ora nella fase finale: le 5 opere saranno esaminate dalla Giuria dei Lettori, composta da imprenditori, docenti, rappresentanti delle associazioni di categoria e giovani laureandi, chiamati a partecipare alla votazione per decretare il vincitore del Premio in occasione della prossima edizione del Festival Città Impresa di Bergamo, in autunno, dove si terrà infatti la Cerimonia di Premiazione del titolo vincitore.
LE OPERE E GLI AUTORI
“Il pozzo delle bambole” (Sellerio), di Simona Baldelli
Libro
Nina viene abbandonata nella ruota degli esposti di un brefotrofio nell’immediato dopoguerra. La vita è dura, il confine fra disciplina e oppressione è molto sottile e le punizioni corporali e psicologiche sono parte integrante del sistema di educazione. Quando Nina compie sette anni, arriva Lucia, che ha la sua età e non possiede la scorza necessaria per salvarsi dall’insensata cattiveria delle monache. Nina si sente in dovere di difenderla. Insieme all’amicizia, scopre la differenza fra ciò che è giusto e ingiusto, e si acuisce in lei il senso di esclusione. Oltre le mura dell’istituto c’è un mondo al quale loro non hanno accesso e dove accadono fatti clamorosi – la nascita della televisione, il rivoluzionario discorso di un reverendo nero, l’assassinio di J.F.Kennedy, dighe che straripano e trascinano a valle migliaia di corpi, la morte del papa buono. Quando a diciott’anni Nina esce dal brefotrofio trova davanti a sé un continente inesplorato. La sua vita sembra iniziare da capo: viene assunta come operaria alla Manifattura, il grande tabacchificio di Lanciano. Qui incontra nuove amiche, con loro partecipa a manifestazioni e scioperi e alla storica occupazione della Manifattura e dell’intera città di Lanciano, nel maggio del 1968, durata per ben quaranta giorni. Le vicende private e sentimentali delle ragazze si mescolano a quelle pubbliche, tutto attorno l’Italia cambia, pare lasciarsi indietro l’oscurità del passato, scopre i consumi e le réclame, la moda e le prime utilitarie, mentre le radio a transistor raccontano una trasformazione dei costumi a tempo di canzoni. La colonna sonora di ciò che poteva essere e non è stato.
Autore
Simona Baldelli è nata a Pesaro e vive a Roma. Il suo primo romanzo, Evelina e le fate (2013), è stato finalista al Premio Italo Calvino e vincitore del Premio Letterario John Fante 2013. Tra i suoi libri ricordiamo Il tempo bambino (Giunti 2014), La vita a rovescio (Giunti 2016), L’ultimo spartito di Rossini (Piemme 2018). Con Sellerio ha pubblicato Vicolo dell’Immaginario (2019), Fiaba di Natale. Il sorprendente viaggio dell’Uomo dell’aria (2020) e Alfonsina e la strada (2021).
“Licenziate i padroni” (Rizzoli), di Marco Bentivogli
Libro
«Lavoro: cambia tutto.» Quante volte lo abbiamo sentito dire sulla scia delle grandi trasformazioni che hanno investito il mondo produttivo. Eppure in Italia le dinamiche del rapporto lavorativo restano ancorate a vecchi concetti padronali, anche quando non di padroni/proprietari si parla ma di capi, capetti, manager e direttori delle risorse umane, che della mentalità e dei comportamenti padronali hanno preso tutto il peggio. È contro di loro che Marco Bentivogli si scaglia in questo libro, un libro che è un grido di rabbia: rabbia contro i «padroni» mediocri, rabbia per un Paese con molti capitali e pochi capitalisti, dove la ricchezza si eredita e il «capitalismo relazionale» fa sì che nelle aziende vengano cooptati i fedelissimi e gli amici degli amici che hanno frequentato le stesse scuole e gli stessi circoli. E questo non vale solo per il mondo delle imprese private: vale anche per quelle pubbliche, per la politica, il sindacato, le associazioni, la pubblica amministrazione… Questo però non è un libro per «difendersi» dai padroni. È il manifesto di una frustata culturale a una grande finzione: bisogna al più presto licenziare questa moderna cultura aziendale che di moderno ha solo le etichette. Qui troverete una denuncia senza mezzi termini dell’«abuso d’ufficio» che permea il nostro terziario e un’accusa ai capi «cane pastore» con l’ossessione del controllo, un controllo che serve solo a nutrire il narcisismo di chi lo esercita, ma che soffoca la produttività e insieme il «BenVivere» (meglio del benessere) delle persone. Troverete anche una riflessione sul senso del lavoro, sulla sua dimensione comunitaria – e dunque sulla necessità di inglobare all’interno di esso la «cura» (per se stessi e per gli altri) –, sulla responsabilità sociale dell’impresa e sulle sue concrete applicazioni. E infine uno sguardo sul futuro, che è già presente, in cui saper riconoscere oltre ai rischi anche le opportunità dell’intelligenza artificiale, che potrà aiutarci a potenziare ciò che nel lavoro costituisce la nostra prerogativa essenziale: la nostra umanità.
Autore
Marco Bentivogli è coordinatore nazionale della startup civica indipendente Base Italia. Esperto di politiche del lavoro e innovazione industriale, fino al 2020 è stato segretario generale della Federazione Italiana Metalmeccanici Cisl, seguendo tutte le grandi vertenze industriali (da Fca a Ilva) e le trattative del contratto dei metalmeccanici. È stato componente della Commissione sull’intelligenza artificiale istituita presso il ministero dello Sviluppo economico. Ha scritto Abbiamo rovinato l’Italia? Perché non si può fare a meno del sindacato (Castelvecchi 2016), Europa, non rimanere da sola, con José «Pepe» Mujica (Castelvecchi 2019), Fabbrica futuro, con Diodato Pirone (Egea 2019), Indipendenti. Guida allo smart working (Rubbettino 2020) e Il lavoro che ci salverà (San Paolo 2021). Per Rizzoli è uscito nel 2019 Contrordine compagni, ora nel catalogo Bur.
Le intuizioni geniali, la visione internazionale, la capacità di ascoltare gli altri. L’attenzione certosina alla qualità dei prodotti, alle esigenze dei consumatori, al benessere dei dipendenti. L’invenzione di sistemi di produzione innovativi. L’amore per la famiglia e per la sua terra. La grande riservatezza e l’umiltà. La cura verso i valori umani, la responsabilità sociale. Michele Ferrero – il papà della Nutella e di decine di altre delizie amate in ogni angolo del pianeta – è stato non soltanto uno dei più grandi imprenditori italiani. È stato l’artefice di un modo di fare impresa che ha messo al centro la persona, secondo il motto ‘lavorare, creare, donare’. Ha imparato le basi artigiane dal padre Pietro, l’importanza dell’organizzazione commerciale dallo zio Giovanni, il senso dell’azienda dalla madre Piera, che negli anni Quaranta riuscirono a trasformare una pasticceria di Alba in una fabbrica. Subentrato al padre, scomparso prematuramente nel 1949, ha guidato l’azienda – con il sostegno costante della moglie Maria Franca – verso una crescita esponenziale. La Ferrero ha varcato i confini nazionali fino a diventare, anno dopo anno, una delle aziende più importanti e più apprezzate a livello globale. Un vero mito. Come si racconta la vita di un uomo che si è tenuto sempre lontano dai riflettori, lasciando parlare unicamente il proprio lavoro? Giannella ci è riuscito intervistando decine di persone che hanno vissuto fianco a fianco con ‘il signor Michele’. Ne è uscito un ritratto entusiasmante, che ricostruisce i traguardi storici di un’avventura inimitabile.
Salvatore Giannella (Trinitapoli, 1949) ha una lunga carriera giornalistica, iniziata negli anni Settanta con il settimanale Oggi. È stato direttore dell’Europeo tra il 1985 e il 1986, di Airone dal 1986 al 1994. Tra i riconoscimenti ricevuti, il premio Zanotti Bianco, consegnatogli nel 1978 da Sandro Pertini, e nel 2007 la medaglia d’oro del comitato scientifico internazionale del centro Pio Manzù presieduto da Mikhail Gorbaciov. Paulo Coelho lo ha definito ‘cronista della luce’.
Sebastiano Mondadori è nato a Milano nel 1970, vive da anni in Toscana. Ha scritto nove romanzi (da Gli anni incompiuti, 2001, premio Kihlgren a Il contrario di padre, 2019); il libro-intervista La commedia umana. Conversazioni con Mario Monicelli, 2005, premio Efebo d’Oro; il saggio autobiografico con Salvatore Veca Prove di autoritratto, 2020; la raccolta poetica I decaloghi spezzati, 2021.