Roma, 18 mar. (askanews) – Mentre è in corso una nuova operazione militare israeliana nel complesso ospedaliero di Al-Shifa, a Gaza City, si riaccendono le speranze di un accordo di cessate il fuoco temporaneo nell’enclave palestinese. Dopo una riunione del gabinetto di sicurezza, Israele ha deciso di inviare oggi una delegazione negoziale in Qtar, guidata dal capo del Mossad, con una proposta di tregua nei combattimenti di sei settimane, in cambio del rilascio di 40 ostaggi da parte di Hamas.
David Barnea partirà per Doha nelle prossime ore per un altro giro di colloqui, a capo di una delegazione che includerà anche il generale Nitzan Alon, che dirige la task force dell’esercito responsabile della gestione degli ostaggi, e il direttore del servizio di sicurezza dello Shin Bet Ronen Bar. Secondo una fonte politica israeliana, questa tornata di colloqui sugli ostaggi potrebbe però durare almeno due settimane, a causa delle difficoltà di comunicazione tra i vertici di Hamas all’estero e quelli nell’enclave palestinese sotto assedio. La stessa fonte ha spiegato, infatti, che da Gaza sarebbe interpellato direttamente Yahya Sinwar, che potrebbe intervenire senza mediatori.Con queste premesse, è stato spiegato, qualsiasi modifica alla proposta avanzata da Israele richiederebbe non meno di 24-36 ore per essere approvata.
In attesa di sviluppi, Israele prosegue la sua offensiva nella Striscia. Nella notte l’Idf ha fatto irruzione nel complesso ospedaliero di Al-Shifa, dove secondo Israele si nasconderebbero alti funzionari di Hamas, che continuerebbero a utilizzare la struttura “per pianificare e portare avanti attività terroristiche”.
Durante il raid, “dall’interno del complesso ospedaliero” è partita una sparatoria, hanno riferito i servizi segreti israeliani: le forze di sicurezza “hanno risposto al fuoco e hanno colpito i terroristi”, si legge in un comunicato. L’Idf e lo Shin Bet “stanno ora lavorando in modo mirato per sventare attività terroristiche”. Nel frattempo, uno dei portavoce militari, Avichay Adraee, ha invitato tutti i palestinesi che si trovano nel quartiere di Rimal e intorno alla struttura ospedaliera nella città di Gaza a evacuare l’area, per preservare la propria incolumità. Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, guidato da Hamas, però, “circa 30.000 persone”, tra cui civili sfollati, pazienti feriti e personale medico, “sono intrappolate all’interno del complesso medico Al-Shifa in seguito all’assalto di Israele”. La stessa fonte, che ha aggiornato il bilancio complessivo delle vittime a Gaza dal 7 ottobre a 31.726, ha affermato in un messaggio in inglese su Telegram che chiunque “tenti di muoversi è bersagliato da proiettili di cecchini e droni”.
Non si placano, intanto, le polemiche sulla scarsità di aiuti a Gaza. L’organizzazione non governativa Oxfam ha accusato Israele di avere impedito “deliberatamente” l’ingresso a Gaza di cibo e attrezzature mediche, in violazione del diritto umanitario internazionale, “nonostante la sua responsabilità come potenza occupante”.
E parole molto dure ha usato, questa mattina, l’alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell. “La fame”, ha detto, “non è un disastro naturale, non è un’inondazione o un terremoto, è interamente creato dall’uomo” ed è “usata come arma di guerra” dallo Stato ebraico. “A Gaza non siamo più sull’orlo della carestia, siamo in uno stato di carestia che colpisce migliaia di persone. Ciò è inaccettabile. Israele sta provocando la carestia”, ha commentato, durante il suo intervento al Forum umanitario europeo, durante il quale ha definito Gaza “uno stato fallito ancora prima di esistere”. La Striscia “non è più controllata da nessuno, né da Hamas né da Israele. E il territorio di Gaza sta diventando molto velocemente un territorio senza nessun tipo di ordine, sta sempre di più somigliando ad Haiti, Somalia, Siria o Mosul”, ha insistito.
Commenti che non sono piaciuti al ministro degli Esteri israeliano Israel Katz, che ha subito replicato piccato: “Israele consente estesi aiuti umanitari a Gaza via terra, aria e mare a chiunque è disposto ad aiutare. Nonostante Hamas abbia interrotto violentemente i convogli umanitari e la collaborazione dell’Unrwa con loro, persistiamo. È ora che il ministro degli Esteri dell’Ue Josep Borrell smetta di attaccare Israele e riconosca il nostro diritto all’autodifesa contro i crimini di Hamas”.