Le forme dell’essere di Alessandra Falcone al Parete Art Museum

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L’Occhio di Leone, ideato dall’artista Giuseppe Leone, è un osservatorio sull’arte visiva che, attraverso gli scritti di critici ed operatori culturali, vuole offrire una lettura di quel che accade nel mondo dell’arte avanzando proposte e svolgendo indagini e analisi di rilievo nazionale e internazionale.

di Stefania Trotta

Fino al 14 aprile sarà possibile visitare la mostra Le forme dell’essere di Alessandra Falcone al PAM – Parete Art Museum, spazio espositivo dedicato all’arte contemporanea all’interno del Palazzo Ducale di Parete, con il coordinamento di Alessandro Cavanese. 

La giovane e promettente artista ha voluto inaugurare il completamento del suo percorso accademico, con la scuola di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Napoli con una ricerca, avviata nel 2022, che sotto la guida della coordinatrice e artista Rosaria Iazzetta mira a esplorare il concetto di riflessione. All’inaugurazione sono intervenuti anche il sindaco del comune di Parete Vito Luigi Pellegrino e il Presidente dell’associazione La tenda, Luigi Iavarone che hanno ribadito l’importanza di sostenere i giovani artisti nel loro percorso di studio e come certi progetti culturali diano lustro alla comunità. Le tre sculture esposte: “Riflettersi”, “Fall in the mirror” e “After the mirror” invitano gli spettatori a osservare la propria immagine riflessa mentre si specchiano. Un viaggio di autoesplorazione e consapevolezza in cui l’osservatore può finalmente uscire dallo specchio, con una nuova consapevolezza della propria forma. Le sculture si presentano come dei grandi cilindri dalle forme sinuose che seguono l’andamento, culminando con una cornice in legno. Al suo interno, uno specchio posizionato sul fondo offre una prospettiva unica: quando lo spettatore si avvicina, può scorgere la propria immagine riflessa all’interno dell’opera.
Se da un lato, l’opera invita a contemplare la nostra immagine riflessa, dall’altro, suggerisce di meditare su chi siamo realmente al di là delle apparenze esterne.

Ispirata dalle idee di Maurice Merleau-Ponty, l’artista ha realizzato delle opere che vanno oltre il semplice atto di vedersi riflesso, infatti, la presenza dello specchio all’interno del cilindro, secondo l’idea del filosofo francese sull’esperienza incarnata, diventa un mezzo attraverso il quale lo spettatore può sperimentare il proprio corpo in relazione all’opera stessa. In “falling in the mirror”, infatti, questa caduta nello specchio è intrinsecamente legata alla scoperta di nuove dimensioni della propria corporeità, mentre “After the mirror” allude alla consapevolezza della distanza tra la percezione di sé e la realtà del proprio essere, evidenziata dalla trazione degli specchi. 

Nella Critica del giudizio, posteriore alla Critica della ragion pura e alla Critica della ragion pratica, Kant introduce un concetto che chiama “giudizio riflettente” (in ted. reflektive Urteilskraft). Si tratta di un termine che fa riferimento, come suggerisce l’etimologia della parola stessa [dal lat. reflectĕre, propr. «ripiegare, volgere indietro»] ad un soggetto che appunto riflette, come uno specchio, una realtà interiore su una realtà esteriore. Una liaison intrinseca che centralizza il mondo interiore del soggetto con la natura dell’oggetto e del sé.
L’arte ha per molto tempo ed ancora oggi assolve a questo compito, di rispondere a un tipo di giudizio estetico, con tutte le fascinazioni che il cosiddetto bello ha conosciuto nel tempo.
Ma cosa accade quando guardiamo un’opera d’arte?
Le forme dell’essere di Alessandra Falcone rispondono a questa sottile dualità tra realtà esterna e realtà interna o potremmo dire percepita. Le sculture in mostra indagano su quello che è da sempre, il pilastro dell’arte: il concetto della rappresentazione. In Opera Aperta Eco parla di “atti di libertà cosciente” da parte dell’interprete che, non può realmente comprendere una qualsiasi opera d’arte “se non la reinventa in un atto di congenialità con l’autore stesso”. Eco fa notare che questo grado di consapevolezza critica è figlia dell’estetica contemporanea, ed è lo stesso artista il principale sperimentatore e in parte regista di un processo di interpretazione in divenire.
Il processo di riconoscimento, nelle opere della Falcone fa leva sulla partecipazione attiva e cognitiva del soggetto che si specchia, invitandolo e accompagnandolo attraverso una riflessione fisica a passare ad una riflessione concettuale, filosofica se non esistenziale.
La finalità nelle opere di Falcone è proprio la messa in discussione del sé, di cogliere in quell’attimo di coesistenza visiva, in cui gli occhi si rivedono sulla superficie specchiante, un transfert mentale del proprio Io, seppur per poco.
Le tre opere infatti rimandano indietro, in modo diverso, quello che le onde di energia luminosa riflettono, la propria immagine, ma la sfida è quella di vedere dietro l’immagine, la sua potenziale emotività.
Utilizzando materiali poveri come cemento, specchio e legno Falcone realizza delle sculture minimaliste dalle sembianze futuriste che ricordano degli esseri cinematografici dai tratti orwelliani. Quello che si percepisce è una possibile perdita di controllo, data dalla diversa trazione dello specchio, volutamente esasperata per giocare sull’ambiguità dell’identità.
L’invito o le domande possono essere molteplici, prima fra tutte quella di riflettersi, in maniera consapevole e proattiva ad una curiosità non scontata e poi quello di volersi perdere e forse, di non riconoscersi.