Per cambiare il mondo (e i mercati) servono orizzonti invisibili

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A Papa Giulio II che gli offriva di affrescare la volta della Cappella Sistina, Michelangelo dapprima replicò che, essendo uno scultore e non un pittore, egli mancava di esperienza per cimentarsi con la tecnica dell’affresco: ecco perché non se la sentiva di assumere quell’incarico. Se c’è qualcosa di profondo e significativo che poi spinse il Buonarroti ad accettare il compito, ebbene questo qualcosa si può rintracciare nelle pieghe dell’inesperienza. Pensiamo che sia il non sapere di non sapere che porta gli innovatori rivoluzionari a impegnarsi in ogni caso. E l’impegno consiste nel cercare soluzioni fuori dagli schemi allo scopo di rompere con la tradizione dominante.

Accade così che l’innovatore rivoluzionario oltrepassa l’orizzonte visibile (Orizzonte 1) ricco di informazioni per puntare su traguardi lontani, non percepibili (Orizzonti 2, 3, n). Applicabili all’Orizzonte 1, le regole dettate dall’esperienza non sono più utilizzabili una volta che inizia il viaggio di esplorazione di orizzonti lontani. Qui entra in gioco l’ignoranza creativa, quella che viene dopo, non prima, la conoscenza, aprendo percorsi altrimenti impensabili di crescita economica e sviluppo sociale. Con la sua carica di ingenuità che scopre e perfino inventa un mondo nuovo, l’ignoranza creativa causa danni permanenti al mondo che soggiace all’esperienza.

Osservando Michelangelo, c’è chi potrà scoprire in sé quel gran bel tipo di bambino così plasticamente rappresentato dallo scrittore americano Jerome David Salinger nel suo celebre romanzo “Il giovane Holden”:

Il bambino era un gran tipo. Camminava per la strada anziché sul marciapiede, ma proprio sul margine. Stava facendo finta di camminare lungo una linea molto dritta, come fanno i bambini, e intanto continuava a cantare o a canticchiare. Io mi avvicinai un poco per sentire che cosa cantava. Cantava quella canzone: “Se scendi tra i campi di segale, e ti prende al volo qualcuno”. E aveva anche una bella vocetta. Cantava così tanto per fare, si capisce. Le macchine rombavano giù, i freni stridevano da tutti i lati, i genitori nemmeno lo guardavano, e lui continuava a camminare lungo il marciapiede cantando “Se scendi tra i campi di segale e ti prende al volo qualcuno”. Mi fece sentire meglio. Non mi fece sentire più così depresso.

piero.formica@gmail.com