Crisi aziendali e insolvenze, parte la riforma

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Individuare la crisi aziendale prima che sia conclamata. E’ la filosofia della riforma su insolvenze e fallimenti approvata ieri sera dal Consiglio dei ministri. Un ddl delega – che ora avrà il suo iter parlamentare – messo a punto grazie al lavoro della commissione presieduta da Renato Rordorf, ex commissario Consob da poco presidente aggiunto della Cassazione. “Questa legge arriva dopo 74 anni“, segnala il ministro della Giustizia Andrea Orlando. “In Italia – spiega Rordorf – abbiamo una disciplina fallimentare che fa riferimento al regio decreto del 1942. Ci sono state modifiche, specie nel 2005-2006 seguite da altri interventi. Ma serviva un riassetto della materia, per passare da una logica punitiva dell’azienda insolvente a una in cui si considera la crisi come un evento che sta nell’orizzonte del rischio d’impresa“. Centrali gli interventi per individuare in tempo i segnali di crisi tramite “procedure d’allerta non giudiziali e mediazioni affidate a specifici soggetti. Per favorirle – spiega Rordorf – ci saranno meccanismi premiali per chi ricorre tempestivamente a queste forme di mediazione e sanzioni per chi non lo fa. Il tutto con garanzie di riservatezza“.

Una riservatezza che si estende ai sindacati?
In una prima fase sì – risponde Rordorf – perché i mediatori saranno professionisti tenuti alla segretezza, al punto che non avranno l’obbligo di denunciare eventuali reati percepiti, nella fase di assoluta confidenzialità. I mediatori potranno essere collocati negli organismi di composizione già previsti dalla legge sul sovraindebitamento, che vanno però meglio strutturati. Per le società quotate ci sarà ovviamente un particolare momento di collegamento con la Consob” per gli obblighi di trasparenza verso il mercato, “specie per le informazioni che hanno riflessi sulla quotazione dei titoli. Ma l’obiettivo primario del ddl è il recupero dell’azienda in crisi“. Se questo non è possibile, scattano le procedure concorsuali: il testo mira ad adottare un modello processuale unico per gestire le insolvenze, con giudici specializzati nei tribunali delle imprese; e ad evitare concordati preventivi inutili, visto che il 90% ha natura solo liquidatoria e causa il dissolvimento dell’impresa. Misure specifiche sono previste per i gruppi di imprese, la cui insolvenza è un fenomeno pressoché ignorato dall’attuale legge, incapace di tutelare i creditori: ora si colma una lacuna, prevedendo un percorso unitario. Un intervento per rendere omogenee le procedure si è fatto anche per l’amministrazione straordinaria, lavorando col Ministero dello Sviluppo: vengono innalzate le soglie d’accesso, sia per il volume d’affari calcolato sulla media degli ultimi tre esercizi, sia per numero di dipendenti – che passa da 200 a 400 per ogni impresa e 800 in totale in caso di richiesta da parte di più imprese dello stesso gruppo. Per le quotate, le grosse imprese con almeno mille dipendenti, le imprese di grandi dimensioni operanti nei servizi pubblici essenziali, il ministro dello Sviluppo economico dispone direttamente, in via provvisoria, l’ammissione alla procedura. I commissari (uno o tre nei casi più complessi) sono scelti dal ministro da uno specifico albo. L’intera procedura viene semplificata e vengono rafforzate le misure per valutare le prospettive di recupero aziendale