Ieri, ultima domenica di febbraio, è iniziata la diffusione, attraverso i mezzi dell’ informazione, delle gesta di alcuni governanti in trasferta fuori dei confini del Paese. La Premier Meloni, con le dichiarazioni che ha rilasciate a Kyiv, ha messo a segno un colpo importante dal podio centrale nella sala che ospitava la conferenza , avendo a fianco da un lato la Commissario Europea Von der Leyen e dall”altro il padrone di casa, il Premier Zelensky. Il suo intervento è andato dritto a segno. I passaggi più importanti del suo discorso, oltre quanto era di competenza del G7 che avrenbbe presieduto di lì a breve, avranno fatto ritornare alla mente le “Convergenze Parallele” a quanti seguono le vicende del Bel Paese, facendo ricordare i torbidi che si concretarono nel Paese mezzo secolo orsono. La Signora Capo del Governo, con l’ avallo implicito dell’ altra Signora, la Commissario della UE, ha chiesto agli altri Capi di Governo Europei di rinforzare ancor più i propositi di solidarietà nei confronti del Premier Zelensky, È proprio a questo punto che, inevitabilmente l’attenzione dei partecipanti si è focalizzata sull’esame delle questioni finanziarie. Da sola l’Ucraina non è in grado di affrontare lo sforzo finanziario necessario per uscire dal pantano in cui è stata cacciata dalla “operazione speciale” della Russia di Putin e compagni. Proprio In quelle ore a Gand, in Belgio, era in corso una riunione informale dell’ Ecofin, l’osservatorio economico e finanziario composto dai ministri della UE competenti in materia. Era con loro, in presenza, il Professor Mario Draghi, ex Premier Italiano. Lo stesso, a settembre dello scorso anno, ha ricevuto dalla Commissaria Von der Leyen l’incarico di compilare un report ( con la iniziale minuscola, per evitare ogni confusione, n.b ! ) sullo stato di salute della stessa. In particolare essa si rivolge a quanto attiene alla componente economico finanziara della stessa e dovrà essere consegnata a giugno al nuovo Parlamento Europeo. Volendo azzardare una definizione dell’analisi presentata dal Professor Draghi a fine della scorsa settimana, si può considerare la stessa alla stregua di un pit stop di una gara automobilistica che arriverà al traguardo nella tarda primavera. Volendo limitare il commento di quanto ha illustrato quel Relatore, si può tentare di sintetizzarlo come segue. Attualmente la UE può essere paragonata a un congegno ancora in via di completamente. Ciò significa che alcune sue prerogative, previste già quando la stessa iniziò a muovere i primi passi in autonomia, attendono ancora di essere attivate. Quindi, saltando di palo in frasca, dovrà essere attuato il completamento della Bce, la Banca Centrale Europea, perchè possa prestare alla stessa Unione Europea e a ciascuno dei paesi che ne fanno parte, il denaro che occorre per finanziare i necessari e improcrastinabili programmi e piani. Gli stessi che Draghi ha evidenziato nella parte elaborata fino a oggi nel lavoro di ricognizione che sta compiendo. Intanto non è fuori luogo constatare che la soluzione del problema, secondo l’ ex Premier Italiano, non è paragonabile nè a un sistema di scatole cinesi nè a uno di matrioske russe- l’allusione è voluta ‐ma rappresenta uno dei pochi casi in cui una serie di manovre finanziarie può creare ricchezza, non solo trasferirla. Altrettanto auspicabile quanto attendibile, è che gli Eurobond appena descritti riescano a stimolare anche l’interesse del risparmio privato. Soprattutto in Italia, dove, nonostante i problemi della povertà incalzante, nel confronto internazionale, quella entità si colloca tra le più consistenti in assoluto. Ciò che fa da contraltare a tale comportamento degno di lode è che, per gran parte, quelle somme finiscano con il rimanere parcheggiate sui conti, non impiegate in investimenti redditizi. L’importante perchè ciò avvenga, è che siano rispettati tempi e impegni di chi è coinvolto in quella pièce. Detto in una cantina, bevendo un bicchiere di vino appoggiato sul fondo di una botte, il progetto del Consulente Draghi può essere letto a grandi linee più o meno come appresso. La BCE si dota di finanza contraendo debito ai quattro angoli del mondo. Lo può fare emettendo Eurobond, garantiti anche dai singoli paesi della UE. Ciascuno di essi potrà così “bussare a denari”, come si dice nel contado quando si gioca a carte. Paradosso ma fino a un certo punto, il comportamento dei condomini della UR. Avendo quella disponibilità, ciascuno di essi ne può dedicare una parte all’ acquisto di Eurobond. Tale slalom dovrebbe concludersi con una crescita degli investimenti e quindi del PIL di tutti i partecipanti al gioco. Che si attende allora per cominciare a dare le carte, non è dato saperlo. Spetterebbe al banco, ma i suoi croupiers sono sulla strada per lasciare la scena, dopo il rinnovo del Parlamento Europeo. Sarà grasso che cola se, una volta decisa l’ attuazione di quella manovra come di diverse altre, si potrà aprire il “cantiere” per realizzarla entro l’anno corrente, salvo intoppi o altri ostacoli del genere.