Roadshow di Farmindustria a Torre Annunziata. Cattani: Campania strategica con 4 mld di export e 2mila addetti

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in foto Marcello Cattani, presidente di Farmindustria

“Il settore farmaceutico è in grande forma e la Campania è una regione strategica, basti pensare che nel 2023 ha superato i 4 miliardi di euro di esportazioni, l’80% dell’export hi-tech e il 26% di quello manifatturiero della regione. Inoltre, ha più di 2.000 addetti diretti, un terzo del totale dell’occupazione farmaceutica del Sud Italia, e oltre 4 mila considerando anche l’indotto”. Sono questi i numeri dell’industria farmaceutica in Campania elencati a Torre Annunziata questa mattina dal presidente nazionale di Farmindustria, Marcello Cattani, nell’ambito della diciottesima tappa del roadshow dell’associazione delle imprese farmaceutiche collegate a Confindustria, ben 14 aziende presenti sul territorio (da Farmaceutici Damor a Kedrion Biopharma, da Pierrel ad Altergon Italia, da Dompé Farmaceutici a Esseti Farmaceutici, fino ad  Euromed, Ibsa Farmaceutici Italia e Merqurio Pharma), che questa mattina si sono ritrovate per un focus su innovazione e produzione di valore presso lo stabilimento di Novartis Farma; per l’occasione in ghingheri per il taglio del nastro della nuova linea produttiva che attrarrà altri 80 milioni di euro in un quadriennio e darà lavoro ad ulteriori 150 unità oltre le 600 già impiegate ogni giorno.

L’export della Regione è più che quintuplicato tra il 2018 e il 2023: +475%. Con partner commerciali a livello globale: Svizzera, Big UE, Stati Uniti, Sud Corea, Cina, Arabia Saudita. Napoli poi, a livello nazionale, è al 4° posto nel 2023 nel ranking provinciale per valore dell’export farmaceutico.  Un settore strategico non solo per la salute e la sicurezza dei cittadini, ma anche per l’economia dei territori in cui le imprese farmaceutiche operano.

“La Campania – ha proseguito Cattani – è una punta di diamante dell’industria farmaceutica nel Mezzogiorno. Lo dimostra la presenza sul territorio di aziende grandi, medie, piccole che rappresentano al meglio il made in Italy, con quello sguardo al futuro e quella creatività che da sempre contraddistinguono la nostra Nazione”. Di qui il numero uno di Farmindustria ha proseguito: “Le imprese farmaceutiche vogliono continuare a far crescere il Paese. Sono un cuore pulsante dell’economia e della salute. Lo dimostra l’incremento dell’export, che secondo l’Istat ha superato i 49 miliardi di euro nel 2023, con una produzione di oltre 50 miliardi. È il dato più alto di sempre, con una crescita di quasi il 3% rispetto al 2022 e di quasi il 90% negli ultimi 5 anni. Un record. Così come da record è la crescita del saldo estero, che ha raggiunto i 10,7 miliardi di euro. L’industria farmaceutica pesa oggi l’8,2% del totale manifatturiero per le esportazioni, che nel 2023 è stato stabile; quindi, senza l’apporto delle nostre imprese sarebbe calato. Viviamo un momento di grande competizione a livello globale. Tra il 2023 e il 2028 saranno investiti in R&S circa 1.700 miliardi di dollari, e altrettanti in produzione. Nel 2023 i farmaci approvati dall’FDA (l’Agenzia regolatoria americana) sono stati 55, mentre nei 4 anni precedenti la media è stata di 49. Con una pipeline di medicinali in sviluppo nel mondo che oggi è già di oltre 21.000”.

Un’accelerazione che in Europa viene frenata da politiche che Cattani chiama “ideologiche e anti-industriali”. “Con un approccio che considera la salute dei cittadini solo come un costo. E dall’aumento negli ultimi 2 anni del 30% dei costi industriali che è strutturale e quindi rende molto difficile la sostenibilità delle produzioni. Senza dimenticare poi la difficoltà di trovare le competenze necessarie per affrontare le sfide sempre più tecnologiche e digitali dei prossimi anni. La nostra industria può ancora dare un contributo straordinario all’Italia e rafforzare la sua leadership in UE. In termini di ricerca nelle Life Sciences, di produzione e di export, di crescita economica, di sviluppo dei territori e della filiera. Ma soprattutto in termini di benefici per i Pazienti a cui deve essere però garantito un accesso equo e omogeneo ai trattamenti, eliminando le differenze regionali ancora presenti”, conclude il Presidente di Farmindustria”.