Dopo tante parole sull’Economia circolare, dall’analisi de il Sole 24 Ore, numeri in calo: dal 9,1% del 2018 al 7,2% del 2023

A questo proposito, si ricorda ai lettori il “pezzo” diffusivo della comunicazione, pertinente, del 28 Novembre 2023, inserito su: ildenaro.it, dal titolo “L’Economia circolare diventa materia europea”.
Cosa è successo, da allora, in alcune importanti aree settoriali come alimentare, edilizia e manifatturiero, in base agli studi dei Report di Economy Foundation e Deloitte? Scende il tasso di circolarità, secondo il giornalista Niccolò Gramigna de il Sole 24 ore.

TESTO di Niccolò Gramigni del il Sole 24 Ore, 16 febbraio 2024:

Tutti parlano dell’economia circolare. Ma nel mondo pochissimi la applicano. È un verdetto amaro quello registrato dall’ultimo “Circularity gap report”, realizzato recentemente da Circle Economy Foundation e Deloitte. Dal punto di vista dell’opinione pubblica, l’economia circolare va alla grande. Secondo il Report i dibattiti e gli approfondimenti sul tema sono triplicati negli ultimi anni.

Il problema è che a livello internazionale il tasso di circolarità non ha fatto registrare gli stessi numeri: nel 2018 era infatti al 9,1%, nel 2023 risulta sceso al 7,2%. Un disastro.

Le soluzioni per passare dalle parole ai fatti
Circle Economy Foundation e Deloitte hanno così creato un documento dove si analizzano possibili soluzioni per far sì che il tema dell’economia circolare non rimanga solo sulla carta.

In particolare sono stati analizzati tre macro sistemi, decisivi: alimentare, manifatturiero e delle costruzioni. Per ognuno dei macro sistemi sono state fatte proposte.

Su quello alimentare le idee sono collegate a quattro azioni programmatiche:

1) dare priorità a cibi sazianti e salutari con un minore impatto ambientale, sostituendo idealmente le calorie da carne, pesce e latticini verso cereali, frutta, verdura e noci;

2) dare priorità alla produzione e al consumo di prodotti locali, stagionali e biologici (a volte in combinazione con Ogm). In questo modo è possibile contribuire ad una riduzione di prodotti chimici per una produzione extrastagionale e che spesso è la principale causa di danneggiamento delle colture;

3) aumentare le pratiche agricole che rigenerano gli ecosistemi, ricircolano i nutrienti e riducono il carbonio in base alla progettazione;

4) ridurre gli sprechi alimentari seguendo la gerarchia dei rifiuti lungo la catena di approvvigionamento e a livello del consumatore attraverso una migliore gestione del trasporto e dello stoccaggio, una maggiore refrigerazione e pianificazione intelligente della dieta con particolare attenzione alla filiera della ristorazione.

Le altre azioni
a) Sul sistema manifatturiero l’obiettivo, si legge nel report, deve essere quello di ottenere “miglioramenti dei processi, diversione degli scarti e riduzione delle perdite di rendimento attraverso una maggiore simbiosi ed efficienza industriale”. Poi è necessaria la politica del “niente sprechi”, acquistando cioè solo ciò che serve. Stessa cosa per la durata dei macchinari: è necessario cercare di massimizzarla.

b) Sul sistema dell’edilizia, sempre secondo Niccolò Gramigna, le azioni proposte sono tre:

1) intanto laddove siano necessarie nuove costruzioni, utilizzare materiali secondari ed essere il più efficienti possibile con soluzioni di pianificazione urbana che seguano principi di progettazione circolare in modo che gli edifici possano essere riutilizzati, riproposti e facilmente smontati in futuro.

2) Inoltre è necessario massimizzare il riutilizzo di edifici ad alto valore.

3) E, infine, utilizzare strategie circolari per creare edifici efficienti in termini di materiali ed energia.

L’ultimo punto evidenziato da il Sole 24 Ore nei detti Rapporti riguardano la “Soglia e inquinamento”

Nel report si evidenzia che “l’adozione” di tutte queste soluzioni “potrebbe non solo invertire il superamento della soglia dei confini e dei limiti di inquinamento, ma anche ridurre di un terzo la necessità globale di estrazione di materiali. Questa riduzione è radicata nei principi dell’economia circolare che prevedono utilizzo ridotto, ma per un periodo più lungo, di materiali rigenerativi e il riciclaggio dei materiali a fine vita. In questo momento non abbiamo mai avuto tanto bisogno di un’economia circolare quanto oggi.

Sull’economia circolare è necessario dunque un cambio di rotta: parlarne e basta non serve più.