Nessuno è profeta in patria, attualmente meno che mai

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in foto Mario Draghi

L’argomento è più che mai attuale, non c’è altro da dire. Oltre l’Atlantico, di fronte a una platea di selezionati “cultori della materia”, la globalizzazione, questo l’argomento, è stata protagonista indiscussa di un consesso di alto livello. Che la si voglia definire “di ritorno” oppure “edizione riveduta e corretta” di quella che stava sempre più prendendo piede alla fine del secolo scorso, cambia poco o niente la sua sostanza. Essa è tutt’ oggi uno degli scossoni che scuotono pericolosamente la stabilità dell’equilibrio geopolitico nel mondo. Quel fenomeno economico e anche politico è stato l’argomento Intorno a cui, in virtù dell’innegabile ruolo di protagonista che sta assumendo sempre più, è stata articolata una vera e propria lezione magistrale. La ha tenuta l’altro ieri il Professor Mario Draghi a Washington, in occasione della consegna di un importante premio assegnatogli n memoria del fondatore della FED. Così un Europeo globalizzato, più precisamente che si identifica cittadino della UE, ha polarizzato l’attenzione dei presenti, dei quali è superfluo aggiungere il nome, la provenienza e l’incarico, essendo tutti al top delle realtà rappresentate in quella sede. Oltre al premio, lo stesso ex Premier italiano ha potuto constatare quanto fosse condiviso il suo pensiero, più correttamente in maniera globale. Da europeo, il termine è più adatto per mettere a fuoco la sua provenienza oltreché dall’Italia, si è intrattenuto su un argomento che gli sta a cuore da tempo. Da ancora prima che fosse chiamato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per far riprendere al Paese, nelle vesti di Capo del Governo, ii sentiero dello sviluppo socioeconomico. Di quanto il Professore sia stimato e la sua competenza apprezzata, tanto dai vertici della UE quanto da quelli della BCE, le occasioni di conferma non si contano. Solo per ricordo, della banca centrale appena citata, è stato Presidente. Da buon europeo, in occasione della sua presenza per ricevere il prestigioso premio in uno dei templi della moneta più importanti in assoluto, almeno fino a oggi, la FED, il destinatario di quel riconoscimento ha parlato tanto delle possibilità (da cercare di massimizzare) quanto dei limiti (da tentare di superare) che si presenteranno con frequenza sempre maggiore durante il cammino dell’umanità, (intelligenza artificiale, cambiamenti climatici e altro). Probabilmente sarà stato solo un eccesso di prudenza quello di chi ha voluto sottolineare che il Premiato, nella cattedrale della moneta, abbia voluto ribadire il primato dell’economia reale su tutto quanto fa alla stessa da contorno). Del resto non poteva andare in maniera diversa, provenendo quell’Economista da esperienze di portata differente, per di più quasi tutte in ambito monetario. Con l’aggiunta che esse sono state sempre arricchite dall’amalgama che lui stesso, il tempo e il luogo di operatività, hanno dato agli eventi. Attualmente Draghi è Consulente (generale, presumibilmente) della UE, essendo stato incaricato di svolgere quel ruolo dalla Commissario Von der Leyen. In questo recente ruolo sta ancor più sostenendo quanto aveva iniziato a proporre nel ruolo di premier a Roma. Solo per cercare di dire con altri termini le parole pronunciate a suo tempo dall’allora Presidente del Consiglio, si può dare un contributo alla validità della globalizzazione attingendo a un paragone. Quello che iniziarono a proporre alcuni economisti del secolo scorso, che ancora di recente è stato ripreso da studiosi italiani Esso vuole che la macroeconomia stia alla microeconomia come la foresta sta agli alberi. Volendo con ciò ribadire che la prima non è composta esclusivamente dalla somma degli alberi che sono al suo interno, ma che la stessa, soprattutto, è anche un aggregato di molti altri elementi che vivono al suo interno. Puntualizzato tale argomento, non occorrerà un impegno straordinario per realizzare che, nella fattispecie, paragonabile alla foresta sia la UE, mentre a ogni singolo albero vanno riferiti i paesi che la compongo. Potrebbero essere molte di più di quanto lo siano attualmente, le operazioni di competenza di Bruxelles che delle singole capitali europee, peraltro in ordine sparso. Ciò che conta maggiormente al momento è la provvista finanziaria della UE che deve essere portata a dimensioni adeguate se quanto vorrebbe apprestarsi a realizzare, fosse portata a termine nelle condizioni più vantaggiose. L’assunzione di debito dovrebbe ricadere prevalentemente sulla Casa Comune, garantita da tutti i membri che la compongono. Dopo diverse false partenze è arrivato il tempo per dare fiato alle trombe. Sempre l’altro ieri, a Bruxelles si sono riuniti i ministri economici e finanziari della UE. Senza addentrarsi nei particolari, basterà prendere nota che buona parte delle previsioni di crescita per quest’ anno e il prossimo, sono state riviste al ribasso. Conta invece riferire che la maggior parte dei presenti in quella sede ha addebitato in prevalenza al perdurare delle guerre quell’andamento contorto degli attuali fenomeni economici e, di conseguenza, quelli sociali. Sarà pure vero, ma sono molte altre le concause che stanno interagendo. Forse sarà di aiuto uno slogan che, a lungo, ha accompagnato le manifestazioni operaie in passato: “uniti si vince”. Può darsi che, non certo per l’ uso originario, attualmente possa essere almeno di sprone per l’attuazione del proposito. Non si sa mai.