A che punto è la ripresa, sia nella UE che negli USA

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In foto Christine Lagarde

L’altroieri a Strasburgo, al termine della conferenza stampa convocata dalla BCE, la Presidente di quella banca, Christine Lagarde, ha voluto ancora una volta dare prova di come e quanto lei e i vertici di quell’ Istituto siano intenzionati a portare avanti la guerra all’ inflazione. Aggiungendo che ogni decisione sará presa con estrema cautela per evitare il rischio di mandare all’aria il lavoro svolto nell’ ultimo triennio. Ha aggiunto che, con il suo team, stà operando nella direzione originaria per consolidarlo. In sintesi quelle dichiarazioni sono state come un secchio d’acqua fredda su un corpo che stia gradatamente riscaldandosi, a cui paragonare la dinamica dei tassi di interesse dell’ euro. In conclusione la Presidente ha dichiarato che non è ancora giunto il tempo per effettuare manovre al ribasso del tasso dell’euro. Per prendere in considerazione l’argomento si dovrà aspettare pazientemente la primavera inoltrata. Si conoscerà nei prossimi giorni la risposta dei mercati a quelle dichiarazioni. Intanto è comunque il caso di riavvolgere il nastro della storia almeno fino all’ inizio dello scorso autunno. Fù allora che Jerome Powell, il Presidente della FED, l’ Istituto che segue le sorti del dollaro fin dall’ emissione, regolandone anche la circolazione e il rendimento, si espresse in merito ai risultati, validi, dell’operazione di contrasto all’ inflazione sostenuta con il rialzo del tasso della banconata verde. Nell’arco temporale di circa un anno, il tasso di quella valuta è cresciuto di 5 volte. Sempre Powel affermò che l’ intento di ridimensionare l’ inflazione con manovre di politica monetaria a fine anno, stava dando i risultati attesi. Quel fenomeno che, oltreoceano, era arrivato a sfiorare il 10%, sul finire del 2023 si era quasi dimezzato. Tale risultato dava conforto a quel Banchiere che annunciò due manovre importanti sul biglietto verde: la prima, che da subito sarebbero terminate le manovre al rialzo del tasso;  la seconda, pronunciata più sottovoce, che, all’ inizio di quest’ anno, chi avesse operato con quella valuta, avrebbe potuto cominciare a programmare i suoi affari con la prospettiva del tasso in discesa. La Presidente Lagarde, poco dopo, annuncìo che altrettanto si era verificato nell’ area euro e quindi, verso la fine del primo trimestre del 2024, l’euro probabilmente avrebbe imboccato lo stesso percorso. Entrambi i Presidenti hanno dovuto fare  marcia indietro e rimandare a tempi migliori l’ inizio della fase di discesa dei tassi delle due valute. Non si può pensare neppure vagamente che i due Avvocati Presidenti stiano peccando di eccessiva prudenza. Quanto sta succedendo in Medioriente, probabilmente è più eclatante di quanto non accenna a concludersi al confine nord orientale della UE, “l’esercitazione straordinaria”, ovvero la messa a ferro e fuoco dell’ Ucraina da parte della Russia. L’ umanità intera sta assistendo a quei teatri di guerra e non solo a essi. Deve essere aggiunta una serie di rapporti compromessi di dimensioni che si fa fatica solo a immaginare. Va ribadito per solo colore che il tutto viaggia di pari passo con la  distruzione di beni, materiali e non, cioè di ricchezza. Le dichiarazioni di giovedì della Presidente Lagarde si sono concluse, e non è facile capirne il perché, con una minimizzazione degli effetti sull’economia europea di quanto sta accadendo sul Mar Rosso. Non è certo fuoriluogo affermare che se le fiamme del mondo arabo e quello vicino a esso si stanno ravvivando sempre più, ciò sia dovuto alla focalizzazione in continua  crescita delle offensive cruente rivolte alle navi mercantili che incrociano in quelle acque. Ancora una volta quanto si dice in campagna vale anche per il resto del pianeta: “si può affermare di aver raccolto una determinata quantità di grano, solo dopo che la stessa sia stata sistemata nei suoi contenitori”, quindi al sicuro. Si rischia di rabbrividire al solo pensarlo, ma, anche ragionando a spanne, se ne ha conferma. Per i conflitti che stanno devastando Ucraina e Israele e per ciò che risulta essere condizionato dagli stessi,  non si intravede un’ inversione decisa di rotta nè per domani, nè per dopodomani. Ciò che angoscia con potenza simile è il programma della ricostruzione. Esso avrà bisogno di mezzi e di tempo ancora non quantificabili, seppure per grandi linee. È bene fermarsi a questo punto, altrimenti potrebbe verificarsi un altro genere di vittime, quelle provocate dallo sconforto.