Il botto finale. Breve informativa per chi non vive nel sud dell’Italia

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in foto il governatore della Banca d'Italia Fabio Panetta (Imagoeconomica)

Breve informativa per chi non vive nel sud dell’Italia o comunque non abbia dimestichezza con i “botti”. Sono i fuochi d’artificio, talvolta vere e proprie bombe, che, in particolare in quella parte del Paese, vengono fatte esplodere a mezzanotte tra l’anno che finisce e quello che inizia. Rito scaramantico o altro esorcismo del genere, secondo la tradizione popolare la regola va sempre rispettata, evitando così di tirarsi addosso il risentimento di maghi, streghe e altri soggetti dello stesso genere. Quest’ anno, giusto per rimanere nel mondo del paranormale a ogni costo, si potrebbe affermare che, per quanto riguarda episodi di cattiva sorte, il Paese, come del resto molti altri, ha riempito i magazzini. L’anno commerciale è arrivato ieri al termine con la chiusura di buona parte delle attività produttive. Per alcune di esse non sarà solo un fermo per festività. Forse perché è tale e tanta la materia del contendere, che l’informazione salta quasi a piè pari vicende che, per come si sono incancrenite nel tempo, oramai non fanno notizia. Al più sono trattate con un’ evidenza solo un gradino più in alto delle notizie di cronaca. Giusto per osservare entrambi i lati della medaglia, sarà opportuno adottare una forma di ragionamento che si ispiri al metodo deduttivo. Vale a dire che, partendo da un fenomeno più ampio, si arriva a discutere di una situazione particolare.

Questi I fatti. Giovedì della settimana in corso, la Banca d’Italia, attraverso il suo governatore Fabio Panetta, ha tracciato un quadro aggiornato di quale sia nel Paese lo stato attuale del credito e del sistema creditizio. Ha espresso un concetto complesso e esauriente anche limitandosi a considerare soltanto alcuni dei fenomeni macroscopici che stanno caratterizzando l’operatività delle banche. È partito appunto da un colpo, anzi da dieci, quanti sono stati i rialzi dei tassi operati dalla BCE, Sono quelli inferti all’ inflazione dai rincari consecutivi del tasso dell’euro nell’arco di un anno. È stato- al momento non sono previsti altri rialzi -certamente efficace, però non privo di effetti collaterali. Il sistema creditizio ha interpretato quanto sta accadendo in maniera poco serena, andando più in là delle aspettative del mondo della produzione e delle famiglie. Le conclusioni tratte dall’ Ufficio Studi dell’ Istituto di Emissione estrapolate dai dati delle banche e degli intermediari finanziari non bancari, fanno dedurre che, man mano che il costo del denaro è cresciuto, il ricorso al credito, sia per le famiglie che per le imprese è diminuito. È bene premettere che un comportamento del genere da parte dei potenziali fruitori è senz’ altro dettato dal buon senso. Nel caso delle aziende fa presumere che gli imprenditori non hanno sufficienti “motivazioni” per investire e allargare il loro giro d’affari, preferendo rimanere in panchina e aspettare di veder con maggior chiarezza quanto seguirà. Per le famiglie concorrono due ordini di problemi. Uno riguarda chi si era già indebitato e ora non riesce a pagare le rate del mutuo o del prestito con tutto ciò che ne consegue. L’altro è quello di chi avrebbe voluto indebitarsi e non lo ha fatto e ora è combattuto sul dafarsi. Deve tener conto però che, oltre al costo del mutuo o del prestito in sé e per sé, incapperà anche nel mutato atteggiamento degli istituti di credito e delle società finanziarie riguardo alla disponibilità a dare seguito alla richiesta di denaro. Per le aziende, quelle che volessero attingere dalle banche per ampliare il loro giro d’affari, vale la stessa condizione.

Si può concludere la panoramica con una espressione che riassume le varie componenti: la forza dei colpi sparati dalla BCE per colpire l’inflazione non si è fermata al solo abbattimento del suo indice percentuale; l’aumento del costo dell’euro ha influito non poco nella destabilizzazione dell’equilibrio, per quanto precario, che cercava di venire fuori molto tiepidamente quando l’euro costava poco o niente., Sempre rimanendo con lo sguardo su problemi anche finanziari, ritorna, seppure contenuta in un trafiletto sistemato in un angolo, la dove i quotidiani a diffusione nazionale di solito posizionano gli articoli di cronaca. È la vicenda delle Acciaierie d’ Italia, per la precisione dello stabilimento ILVA di Taranto. Deve essersi talmente aggrovigliata la sua situazione che giovedì non si è trovato tra le parti un filo che conducesse a una intesa, seppur minima, sufficiente a dare credibilità al progetto che porterebbe a evitarne la chiusura definitiva. Sono ancora diverse altre le realtà produttive che stanno vestendo quegli abiti inadeguati al tempo.

Come stanno le cose, delle quali il solo accenno fatto innanzi dà un’ immagine illuminante della situazione globale del Paese, si capisce che la notte di San Silvestro non ci sarà molto da festeggiare, quindi nessun botto da sparare. Altrettanto accadrà in Ucraina e in Palestina: li di fuoco, seppur di altro genere, ce n’è fin troppo, quindi un po’ di silenzio, almeno per un paio di giorni ci starebbe proprio bene. Se si spegnesse definitivamente, allora si che ci sarebbe da far festa.