Agricoltura, ritorno alle origini? Quell’avvertimento inascoltato del matematico Caccioppoli

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Quando mancano ormai pochi giorni all’arrivo del 2024, c’è una categoria, gli agricoltori, che da sempre cerca di adoperarsi per tempo per essere in sincronia con tutto quanto riguardi il loro modo di vivere. Ieri molti di questi sono stati in attesa del lieto evento che ha riguardato la loro categoria. C’è stata l’ elezione del presidente di una delle più imporanti associazioni che li rappresentano, la Coltivatori Diretti, che durerà in quell’incarico per 5 anni. La scelta è caduta sulla conferma di quello uscente, Ettore Prandini, il quale ha tracciato, seppure con prudenza, le grandi linee che, nel suo programma, dovrebbero definire il profilo della nuova agricoltura del Paese. La stessa che, con il rispetto dovuto alla sua missione storica e alla tradizione, deve continuare a essere riordinata, come devono essere razionalizzati i procedimenti, sempre naturali, per esaltare la resa e, dando a essa la stessa importanza, la qualità dei prodotti. Un altro argomento anticipato da Prandini ha riguardato la salvaguardia dei suoli insieme alla razionalizzazione del loro utilizzo con sistemi che portino alla fruibilità anche di aree dismesse o utilizzate in maniera impropria. È di questi giorni l’ennesimo ritrovamento da parte delle forze dell’ ordine di discariche abusive di rifiuti tossici di ogni genere, accuratamente nascoste con terreno di riporto. In casi del genere il danno provocato non è solo verso l’ambiente ma al settore agricolo in generale. Quel terreno dovrà ora essere liberato da quella bomba ecologica e, una volta disinquinato, reinserito nel circuito produttivo. Ciò avverrà con il tempo che la decontaminazione richiede. Quei campi saranno di nuovo utilizzabili dal punto di vista produttivo quando l’analisi del terreno darà i risultati della loro idoneità a essere coltivati. Perchè si realizzi tale condizione devono passare anni. Quanti non è dato saperlo perché ogni disastro di quel genere è il risultato di operazioni criminali di diverso tipo, seppure con identico risultato, il forte inquinamento.
Proseguendo con il suo programma di massima, il Presidente rinnovato ha parlato della trasformazione di aree non adatte all’ agricoltura e di opifici abbandonati da convertire in contenitori dove far confluire le acque piovane opportunamente captate. Fino a qualche anno fa la raccolta delle acque cadute a terra dal cielo era ritenuta una procedura adatta per il fabbisogno del terzo mondo, non solo per utilizzarla nella coltivazione dei campi, quanto anche per l’alimentazione e per uso igienico. E dire che il Professor Luigi Einaudi, primo Presidente della Repubblica eletto, intorno alla metà del secolo scorso narrava di usi e costumi delle Langhe dove era nato. Il secolo precedente i suoi nonni contadini avevano realizzato un sistema di recupero delle acque che permetteva l’uso anche di quelle reflue, che venivano convogliate nei campi per irrigare. Tutto partiva da un pozzo da cui si attingeva con i secchi per poi incanalare il prezioso liquido in quell’ embrione di impianto idraulico realizzato nella cascina. L’ anno prossimo sarà il 150° anniversario della nascita di quel Docente, che da dove si trova, di sicuro considererà positivamente il nuovo corso dell’Agricoltura appena descritto, anche se solo in parte. Il Presidente Prandini ha aggiunto che la politica dell’ Associazione di cui sarà a capo per il prossimo quinquennio, prevede tra l’altro di riportare nella condizione di terreno coltivabile anche le aree in passato sottratte all’ agricoltura per essere trasformate in zone attrezzate per l’ industria, il commercio e altre attività del genere. È noto che in Italia sono avvenute varie operazioni, preannunciate come realizzazioni epocali, che hanno avuto tutt’altra sorte. Più precisamente sono rimaste in stato di abbandono o sottoutilizzate. Una debacle, alla fine, che non ha portato vantaggi a nessuno. Non trattandosi di episodi sporadici, le superfici rimesse in produzione avrebbero valore consistente e duplice. Come dicono i contadini “a levare e a mettere “, versione campestre del più urbano “averlo e non averlo “, il risultato raddoppia. A completare questa specie di “rivoluzione agricola” si aggiungeranno nuove colture e allevamenti specializzati in relazione al mutamento climatico. Sempre tenendo ben presente uno dei tanti pensieri del matematico napoletano Renato Caccioppoli: “La natura accetta di essere contenuta ma non costretta. Se si verifica la seconda ipotesi, essa reagisce con forza”.
Probabilmente se chi era al potere all’epoca e successivamente avesse ben tenuto presente quell’avvertimento, tanti disastri non si sarebbero verificati. Fortuna vuole che “non è mai troppo tardi,” come ripeteva in TV il Maestro Manzi nello stesso periodo in cui lo Scienziato napoletano esprimeva il concetto di cui sopra. Sarà bene fare voti che tutto quanto elencato innanzi si concreti presto e nel migliore dei modi. Sarà un bene per tutti, non solo per chi vive e lavora in campagna.