Niente di nuovo sotto il sole, almeno per quanto riguarda alcuni comportamenti umani

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Foto di Steve Bidmead da Pixabay

La conferma che sia l’umanità intera a essere confluita nel tunnel dell’incertezza e quindi della paura è data da un segnale inequivocabile. È il prezzo dell’oro, arrivato in questo anno a quotazioni mai raggiunte prima e previste ancora in salita. L’uomo sta ripetendo una condotta molto antica, quella di agganciare quanto ha messo da parte a un bene che, pur non essendo fonte di reddito, vedrà sempre nel tempo confermato il suo valore, o almeno suscettibile di variazioni entro un range limitato.

È ritenuto il bene rifugio per eccellenza ed è definito dagli economisti il n. 1 nella classifica di quelli più sicuri ai quali agganciare la propria liquidità. Talvolta anche l’investimento dove posizionare il controvalore derivato dal disinvestimento di altre attività, come fabbricati o equivalenti. La domanda che può scaturire con molta probabilità da chi ancora non ha preso dimestichezza con tale comportamento è il perché, tra le cose di alto valore da comprare per prudenza, non siano considerate anche le pietre preziose o altro genere di beni con alto valore intrinseco. I diamanti e gli altri minerali della stessa natura e provenienza, il sottosuolo, dopo essere stati tagliati, possono passare di moda o avere altri inconvenienti del genere, per cui il loro valore ha un campo di variazione piuttosto ampio.

L’oro, comunque sia stato forgiato per essere adoperato in molte attività di ogni genere,  è in grado di essere riportato, senza limite alcuno, alla sua forma classica, quella di lingotti. Tali preziosi blocchetti, identici nella forma e nel peso, costituiscono anche lo standard per la loro ordinaria contrattazione. Può essere utile ribadire che la scelta di quel metallo da acquistare per ancorare i propri averi a qualcosa che finora ha sfidato conflitti, calamità naturali e ogni sorta di avversità, ha un’unica componente negativa, quella di non produrre reddito. Ciò nonostante, da ancor prima che iniziasse l’era cristiana, quel metallo era già simbolo di ricchezza e di potere. Per averne conferma è sufficiente riandare con la memoria all’abbigliamento dei faraoni, impreziositi da monili realizzati con l’oro. Al tempo di Roma capitale del mondo, si giustificava la bramosia di possesso di qualsiasi cosa fosse stata realizzata con il metallo giallo.

“Auri sacra fames” era l’espressione usata per definire quella cupidigia. Volendo andare ancora oltre per trovare una risposta più che oggettiva al perché del suo valore intrinseco, basta riprendere, così come è, uno dei principi cardine della Teoria del Valore secondo gli economisti di ogni scuola. Vale a dire che il valore materiale di un prodotto è tanto più alto quanto minore è la disponibilità sul mercato dello stesso. Volendo prendere il volo per ritornare all’attualità, si deve prevedere solo uno scalo tecnico nel Medioevo. Precisamente al tempo dei banchieri fiorentini, che iniziarono a emettere le cosiddette Note di Banco o Polizze, antesignane degli attuali Bond. Erano esse documenti che attestavano, con la garanzia del Banchiere che le aveva emesse, che il corrispettivo in oro del valore riportato sulle stesse, era stato affidato a lui dal beneficiario, solitamente un mercante. Quest’ultimo poteva così concludere affari dovunque avesse voluto, spendendo quel documento, senza dover portare con sé una grande quantità di dischetti d’oro, le monete.

Per completezza, in tempi più recenti le banconote cominciarono a sostituire, anche se diverse nella forma, le antenate note di banco e l’oro confluii nei forzieri delle grandi banche. Esse battevano moneta in quantità corrispondente al valore della quantità posseduta dello stesso. Tutto quanto riportato innanzi vorrebbe avere lo scopo di illustrare il percorso nel tempo di quel metallo, fino a raggiungere questa epoca. Non ha subito mai il sorpasso da parte di qualsiasi altra materia e, stando come stanno le vicende umane, quel percorso è destinato a continuare come è successo finora. Una constatazione tutt’altro che allegra è quella che riconosce a quel metallo una proporzionalità inversa con lo stato di stabilità del mondo. Quanto più alta è la quotazione del primo, tanto più bassa è la qualità di vita della seconda. Tutto ciò non tange nemmeno da lontano quelle popolazioni dove la civiltà, così come è comunemente intesa, non è mai arrivata. A tal proposito sarebbe interessante stabilire cosa si debba intendere con quel termine. Con buona probabilità  parecchie delle relative manifestazioni concrete metterebbero in discussione i vantaggi reali di diverse delle cosiddette conquiste dell’ umanità.