L’unione fa la forza, anche se è formata da soggetti diversi

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Il Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato dalla Coltivatori Diretti, la più importante organizzazione italiana di agricoltori di piccole e medie dimensioni, merita a pieni voti di essere definito innovativo. Quei rappresentanti dei lavoratori dei campi, la popolazione rurale in senso lato, con la consulenza e il supporto di The European House- Ambrosetti, ha iniziato l’altroieri e concluso ieri a Roma, a Villa Miani, una due giorni di lavoro in full immersion. Al termine della giornata di apertura, da quella sessione è venuto fuori un progetto su proposta dei padroni di casa, che dà tutta l’idea di essere valido.
Esso, oltre al settore primario, coinvolge realtà operative di diverso genere, in qualche modo interessate a che l’umanità faccia miglior uso del pianeta. Si tratta di un programma che prevede la presenza anche di altri comprimari del settore agricolo, quali la BF Bonifiche Ferraresi, la CAI Consorzi Agrari Italiani e Filiera Italia. Tale progetto va a affiancare il Piano Mattei, senza sovrapporsi alle iniziative di competenza dello stesso, in alcuni casi di supporto perché le stesse possano essere completate.
Solo per colore, in quello stesso giorno il CEO dell’ENI, Descalzi, si è recato a Abdjian, capitale della Costa d’Avorio, per dare risalto, insieme al Presidente Ouanèe, all’estrazione di petrolio dal giacimento individuato e trivellato dall’Ente Italiano al largo della costa di quel paese. Da dove si trova, Enrico Mattei avrà senz’altro applaudito il suo successore.
Il fatto serve a introdurre la questione dei combustibili verdi anche essa oggetto di approfondimento nel Forum romano. È importante sottolineare che il progetto appena redatto e prima accennato non è una edizione riveduta e aggiornata del gesto di liberalità USA for Africa della seconda metà del secolo scorso. Esso si concretò in un aiuto estemporaneo, senza un regolare prosieguo.
Quanto propone Coldiretti è un’iniziativa che ricorda la favola cinese del pescatore e del ragazzo. Il primo aveva già preso all’amo diverse prede, mentre l’altro nessuna. Richiesto di una delle prede dal giovane aspirante emulo, il pescatore lo accontentò. Aggiungendo e rassicurandolo che gli avrebbe anche insegnato a pescare, rendendolo così autosufficiente. In effetti il progetto abbozzato a Roma prevede la partecipazione dei governi dei paesi che aderiranno all’iniziativa, a una partnership a pieno titolo. Volendo così precisare che in esse è previsto che i partner pubblici in loco diano la loro disponibilità all’acquisto di buona parte dei raccolti locali. Tanto al fine di posizionare gli stessi sul mercato, soprattutto internazionale, a prezzi più remunerativi di quelli che riuscirebbero a spuntare i singoli produttori.
La parte che resta nella disponibilità di costoro dovrebbe costituire una forma di agricoltura a Km 0, per l’occasione denominata Farmers Market. Ciò significa che gli stessi dovranno essere venduti nel luogo dove sono stati prodotti. Tale sistema di vendita è stato posto in essere già da qualche anno dalla Coldiretti e in Italia sta ottenendo consensi in continua crescita. Descritta per sommi capi, quel tipo di vendita fa si che vada l’acquirente finale dal produttore, invertendo la procedura di quanto di massima avviene di norma. Tra i vantaggi del ritorno al passato appena accennato, c’è quello di poter osservare come si materializza un prodotto, vegetale o animale che sia, in qualche modo legato al lavoro della terra. Da aggiungere la riduzione dell’ inquinamento che deriva dall’assenza di logistica e, soprattutto, il costo all’ origine, certamente più contenuto di quello che è applicato al termine della filiera commerciale. C’è dell’ altro. Se il tipo di joint ventures appena descritte riuscisse a prendere corpo in tempi ragionevoli, i governi di quei paesi avrebbero uno strumento in più per difendersi dalle acquisizioni (si legga appropriazioni a prezzo vile e adozione di altri sistemi ai limiti della legalità) da parte della Cina di grandi estensioni di terreno. Sono ancora tante e diverse le modalità che possono permettere al settore primario di essere protagonista di primo piano della ripresa economica italiana e non solo. Ora tocca al Governo giocare le sue carte. Ciò significa che, come in realtà in parte sta già accadendo, lo stesso continui a tenere nella dovuta considerazione le associazioni di categoria, nel caso in specie quelle tra agricoltori. Del resto non è stato mai smentito il vecchio adagio proveniente proprio dalle campagne: “l’arte si accompagni all’arte, come il lupo deve occuparsi delle pecore”. In poche parole, ciascuno si limiti a fare ciò che sa fare. In tal modo si risparmieranno molte energie, potendole così utilizzare dove sono più congeniali e efficaci.