Quel regalo dell’artista Carlo Improta al console della Polonia a Napoli

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Una vampata di luce, motivo di orgoglio ed emozione, colse lo sguardo del Console di apologia a Napoli Dario dal Verme, quando accolse in regalo anni or sono l’opera dell’artista Carlo Improta ritraente il volto di una ragazza pronta ad andare preda dei forni crematori. Oggi queste tematiche sono ritornate tristemente in auge a, dato che all’uomo serve un rinnovamento del proprio spirito altrimenti non c’è soluzione, lo stesso artista ha pensat bene di fare un’opera esplicativa sulle origini della spiritualità in nome di un quartiere difficile che soffre l’indice za di una gioventù che non ha sbocchi. “Sono più di 30 anni che lavoro prevalentemente in Toscana. Tornando a casa dove sono nato, tra Barra e San Giovanni, da un po’ di anni, prima per motivi familiari e poi di salute, ho nutrito il desiderio di lasciare un segno su questa terra, come un ragazzo di queste strade che con impegno e passione, ha voluto anche a volte contro la volontà della famiglia, seguire strade diverse. Ritengo infatti che tutti i giovani possano cercare e seguire le loro passioni, uscendo da uno stato di abbandono sociale cosparso di menefreghismo istituzionale. Oggi che scorgo con gioia la presenza di una Università in questi luoghi, desidero che i giovani vedano attraverso il mio impegno e la mia passione artistica, che si può uscire da questo isolamento e dal conseguente buio, vivendo tra amori e passioni artistiche che possono riempirti la vita. La mia è volata, ma ho cercato di lasciare i segni del mio impegno in tutto il mondo, e non vedo perché non doverne lasciare tracce anche in questa Università, centro di cultura e creatività, affinché siano proprio i giovani di questo territorio in cui mi rivedo, ad essere stimolati a seguire le loro immagini e non il buio di una esistenza improntata all’abbandono ed al degrado morale e sociale. Tra le tante mie opere, ho scelto questa scultura da me chiamata “L’origine del sacro” che è stata esposta dalla Curia Vescovile di Napoli, dal Monsignor Adolfo Russo, Direttore del Museo Diocesano e Responsabile per la Cultura della Diocesi nell’anno 2018 al Museo del Convento di San Domenico Maggiore, e in catalogo proprio per la grande mostra “Il Senso del Sacro”. La scultura si rifà all’origine del sacro, pur non appartenendo a nessuna religione ma alla nascita nell’uomo di una nuova presa di coscienza, caratterizzata dal bisogno di una interiorità legata al mistero dell’esistenza dell’essere, come se fosse sotto forma di un Totem”. Dalle parole di Carlo Improta si evince un bisogno che si esprime anche oggi ove molte immagini e lineamenti, perdono la loro forma sotto una realtà consumistica e materialistica. Proprio per questo una sua immagina statuaria non ha volto ma impressiona, perché siamo noi che vediamo in quel corpo l’assenza di un indirizzo preciso che solo la determinazione dell’essere può assumere. La Professoressa Clementina Gily Reda di Filosofia morale e dell’immagine, della Federico II, scrive a commento delle opere di Carlo: “E’ un artista che pratica diverse lingue dell’arte, perciò la giusta inquadratura parte dall’intero. Ecco perché ama dare forma alle Sibille: esse sono il senso chiaro della linea d’orizzonte che lega il finito e l’infinito, così impossibile da disegnare senza sfumare spesso i colori. La Sibilla non è autrice dei suoi messaggi; piuttosto è una professionista del vero ascolto, che è quello di capire il mondo e gli altri non solo attraverso di sé, ascoltando i segni. Così gode di una costante vicinanza dell’Altro, che per l’uomo paziente rivela molto più di quel che crede, ma nella Sibilla c’è poi l’urgenza del comunicare, del dialogo con la vita, che crea i suoi specifici luoghi nella storia. E’ uno strano potere-non potere, attestato da tanti episodi che la tradizione conserva. L’assolutezza con cui furono emessi non contrasta la loro natura storica in risposta alle domande: raccolti con cura e non trasgrediti dai fedeli, dona loro un potere della parola che non è una buona novella: è una direzione del vivere, un’occasione per riflettere” . Nella Sala d’ingresso della Nuova Università Federico II di San Giovanni a Teduccio in via Protopisani, alla presenza del Magnifico Rettore Professor Matteo Lorito, il 18 Ottobre alle ore 11, è stata resa ufficiale l’acquisizione da parte dell’Università, della scultura e di un altro quadro dell’artista Carlo Improta. Un modello per riflettere quindi, senza forme preconfezionate e valido per chi come nella musica, vuole vedere nell’emozione la propria esperienza, per trasporla necessariamente in un qualcosa di gioioso e concreto, riproducibile proprio per essere transcodificato nella psiche come una giusta direzione.