Dai campi una innovazione che cambia il Mezzogiorno

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in foto Francesco Lollobrigida (Imagoeconomica)

Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di martedì 31 ottobre all’interno della rubrica Spigolature

di Ermanno Corsi

“I poveri mangiano meglio dei ricchi”. Una indicazione per come comportarsi a tavola, il tentativo di introdurre un nuovo modo di classificazione sociale? Quando, nel pieno della trascorsa estate, pronunciò queste parole, il ministro Lollobrigida divenne oggetto di accese polemiche. Uno schieramento di opinionisti ritenne, cominciando dallo chef Gianfranco Vissani, che i poveri “sanno riconoscere di più le cose buone e genuine”. Subito uno schieramento contrario fece notare che la qualità del cibo riproponeva l’attualità del rapporto Censis-Coldiretti sul boom dei discount, la grande distribuzione a basso costo. Si faceva notare, in sostanza, che l’inflazione galoppante colpiva i redditi più bassi (46 per cento) costretti a ridurre proprio la qualità stessa del cibo acquistato e consumato.

IL MINISTRO CHIARISCE. Per calmare gli animi e considerare il problema sollevato con più serenità, Francesco Lollobrigida (responsabile di Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste) intendeva richiamare il principio secondo il quale i cibi che più si sottraggono alla sofisticazione alimentare o più costosi per manipolazioni che alterano il gusto non rispettando la genuinità dei prodotti, equivalgono a una alimentazione migliore e più salutare. Un ripensamento non di poco conto. Proprio durante un tour in Campania, fra Cetara e Valle del Sele, il ministro fa un discorso di ampia prospettiva: gli imprenditori agricoli che hanno filiere di successo, investendo sulla qualità tutelano la salute, creano lavoro e ricchezza. Pieno riconoscimento quindi ad agricoltori, pescatori e allevatori “primi ambientalisti” perché creano lavoro e tutelano il territorio. In sostanza, come rileva Nando Santonastaso, “si combatte così, con l’agricoltura di qualità, lo spopolamento del Sud” contrastando un esodo che continua ad avere una dimensione e numeri allarmanti.

PROBLEMI E PROSPETTIVE. In Italia sono attive oltre un milione e 150 mila aziende agricole. Al primo posto Veneto e Sicilia, seguite dalla Puglia. La Campania non sfigura con le sue 80 mila aziende (anche se il presidente della regione De Luca non smette di sottolineare che molto spesso le direttive dell’Unione privilegiano l’Europa del nord).Punto di forza è la biodiversità con punte molto alte nelle produzioni agroalimentari e vitivinicole “a marchio”(reddito di 610 milioni l’anno).Nota di rilievo:in Sicilia il maggior numero (24.831) di aziende agricole condotte da donne (“sempre più dinamiche e incisive”).Si studia come rafforzare l’agreste apparato imprenditoriale con precedenza per i giovani ai quali Campania, Sicilia e Sardegna destinano oltre 138 milioni di incoraggiamento. Altra nota di rilievo: con l’elezione (ottobre 2023) a presidente per cinque anni di Ettore Bellelli (54 anni, già assessore comunale a Capaccio, allevatore e conduttore di due aziende di famiglia presso i templi di Paestum),una nuova fase viene aperta dalla Coldiretti. Pensiero e programma del neoeletto: più tutela e vicinanza a imprenditoria grande, media e piccola, a chi svolge un ruolo strategico di presidio sui territori, a chi dà un contributo importante in termini ambientali, di ecosostenibilità e contrasto allo spopolamento delle campagne.

DIFESA DEI SUOLI. L’Agenzia per le erogazioni in agricoltura mette in campo 2 miliardi e 700 milioni. Una somma imponente e molti operatori, tra aziende e agriturismi, se ne avvantaggeranno. Ma preliminare è la difesa dei suoli. Già nel 1951 l’allora presidente della Repubblica Luigi Einaudi, durante un suo soggiorno nella Villa Rosebery di Posillipo, lanciò l’allarme: la lotta contro la distruzione di terreni e suoli deve essere il massimo compito di chi governa. Questo 72 anni fa. E ora? Siamo al punto di rottura e un nuovo allarme viene dai Comuni Italiani. Occorre chiudere i rubinetti del cemento che consumano suolo. Nel 2022 “divorati” 21 ettari al giorno. Da Genova un ammonimento che vale per l’Italia “dalle Alpi alle Piramidi”: un Paese che “mangia” suolo è come se segasse irreparabilmente il ramo sul quale siede. Consigliabile, a questo punto, la lettura del libro “L’Intelligenza del suolo” scritto, con grande cognizione di causa, da Paolo Pileri ordinario di Pianificazione ambientale e territoriale al Politecnico di Milano.