La polveriera palestinese è esplosa e non saranno le armi a spegnerla

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in foto una recente manifestazione a Roma (fonte Imagoeconomica) , PROTESTA, MANIFESTANTI, PALESTINA, BANDIERA

Ieri è iniziata la settimana, l’ennesima, di suspense un po’ dovunque nel mondo, con novità non certo del tipo adatto a dar sollievo da quella sensazione più che sgradevole. Da più parti, alcune anche autorevoli, si sente ripetere che bisogna aumentare gli sforzi per mettere pace nelle diverse diatribe a suon di bombe che stanno dilaniando, chi da più e chi da meno tempo, diverse realtà sociopolitiche sulla faccia del pianeta. Allo stato riesce difficile comprendere l’esatta portata di quei pur apprezzabili incoraggiamenti. Nel caso specifico di Israele, se quanti reggono il mondo vogliono far passare che tra Israele e Palestina, l’ormai abusata espressione “il micidiale coinvolgimento di altri schieramenti politici del Medioriente e oltre” sia qualcosa di la da venire, probabilmente non saranno creduti da molti. Oramai la polveriera palestinese è esplosa e, secondo quanto affermano gli addetti a quel lavoro, cioè quanti realmente decidono le sorti del mondo, quindì attori protagonisti e non figuranti del dramma in scena, non è affare che si possa in qualche modo portare a termine con l’uso delle armi. Quegli stessi attori dovranno indossare le feluche per interpretare al meglio il ruolo che l’arte della diplomazia assegna loro: ottenuto prima il silenzio delle armi, mediare subito tra gli ex belligeranti per arrivare a una soluzione di pace duratura. Essa si può ridurre in sintesi a “due nazioni su due stati” e affonda le radici, a tutt’oggi connotate da forti segni di rachitismo, nell’ immediato Dopoguerra, precisamente nel 1947. Quindi sarebbero ora e tempo che ogni equivoco venisse chiarito. Voltando pagina, la caduta dell’enorme masso delle guerre in corso non ha fatto accantonare i problemi interni che riempiono le pagine delle agende di ciascun leader. Così per l’Italia, sempre ieri, si è riunito un Consiglio dei Ministri di particolare importanza. L’ argomento da approvare è stato il bilancio del 2024, destinato a volare subito dopo la conclusione dell’ iter parlamentare a Bruxelles perchè lì sia valutato e reso di conseguenza esecutivo. Anche questa è fatta, penserà allora con soddisfazione la maggioranza di governo. Non sarà facile fin da subito trasferire quello stato d’animo agli italiani che, l’augurio è che si tratti solo di un’impressione, avvertono la sensazione che la propria qualità di vita stia rapidamente scivolando sempre più verso il basso. Superando così il Mediterraneo, mentre sarebbe non solo opportuno, quanto necessario, che volgesse la prua a nord, per esempio verso uno sbocco nel Danubio. Non per rinnegare le origini e le tradizioni che quel mare ha in tanti modi alimentato anche fuori del suo bacino, ma perché facente parte della Casa Comune. Quella stessa che non rinnega le radici italiane, meglio la firma del suo atto di nascita nel 1957, il Patto di Roma. Con la variante che ormai la stessa sta ai Paesi che la compongono come una foresta sta a ciascun albero che le dà vita. In altre parole è un’entità sovrannazionale, che si somma ai suoi costituenti, senza sostituirsi a nessuno di essi. Quindi noblesse oblige e, anche se non abbracciano il loro credo, bene farebbero gli italiani a riferire la propria attenzione al modo di fare dei seguaci di Calvino. È evidente che non è un’ impresa facile, ma tentar non nuoce. L’inizio del terzo millennio, tormentato da mille avversità di diversa natura, si sta rivelando giorno dopo giorno pieno di insidie derivanti, con ogni probabilità, da previsioni fondate su presupposti sbagliati. Tocca così a chi opera di questi tempi rimediare e ciò non si sta dimostrando un impegno di poco conto. Facendo solo una messa a fuoco sull’operato di Bruxelles dall’ inizio del secolo, non è difficile prendere atto che la Eu, finora, ha operato con diverse velocità di marcia per ciascuno dei paesi che la compongono. Così, al momento, si rende indifferibile il ritorno a una condotta che si muova all’ interno di un tubo dal diametro sempre minore con il passare del tempo. Nei palazzi della capitale belga si sta operando per una nuova versione del Patto di Stabilità, quello sospeso a causa della pandemia. Per come è evoluta nel frattempo la situazione in Europa, esso non potrà mai essere un aggiornamento del primo. Sarà quindi qualcosa di nuovo e, si spera, al passo con i tempi. E’ prematuro fare considerazioni sulla sua portata, ma non è azzardato pensare che, dopo la parentesi di assenza di quel vincolo, la EU possa ambire a risultati migliori. Se sarà, come logica vorrebbe, un documento depurato dagli errori riscontrati nella prima versione, c’è da far voti affinchè ll processo di reintroduzione di quel vincolo avvenga presto. Si potrebbe in tal modo seriamente mettere in conto che, per la fine del decennio in corso, la EU guadagni posizioni nella graduatoria mondiale delle potenze. Anche perchè, insieme a essa, guadagnerebbe merito internazionale anche l’Italia. Non fa mai male.