Banco di Napoli, Giannola: Un colpo di mano favorito da conflitti d’interesse e inerzia di istituzioni e azionisti

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in foto Adriano Giannola

Pubblichiamo di seguito un ampio stralcio dell’intervento del professore Adriano Giannola, presidente della Svimez, alla presentazione del libro “La scomparsa del Banco di Napoli” (autore Andrea Rey, editore Editoriale Scientifica), di cui ha curato la postfazione.

“Il libro di Andrea Rey non solo aggiorna illustrandola ma certifica fino a rendere -per molti aspetti– definitiva la videnda che tra il 1994 e il 1998 ha portato alla fine del Banco di Napoli commentando la paradossale conclusione dell’ attività della SGA nel 2016. Un testo, agile, redatto con inappuntabile rigore tecnico rendeal contempo- comprensibile anche ai non addetti ai lavori quella che a lungo è rimasta una vicenda oscura segnata dalla sedicente asta competitiva con la quale il Tesoro Italiano di allora, pilotando lo smantellamento della Banca, decretò la rovina della Fondazione. L analisi, senza enfasi, si commenta da sola; oggi è tanto più utile in quanto collega la vicenda del Banco al fantastico successo SGA, maturato in quindici anni, contabilizzato al valore di oltre 800 milioni di € …. bruciati dall’ esercizio di pegno sulle azioni SGA ad opera dell’ ineffabile Tesoro-anno 2016, all’ altezza dell’ ineffabile Tesoro-anni 1998-2000. Al di là degli enormi conflitti di interesse che segnano la vicenda -ora del tutto evidenti (e lo erano anche allora)- questo esemplare caso di studio, a fronte delle persistenti condizioni del dualismo creditiziopiù intenso ora di allora consente di distillare due conclusioni. In primis, quanto frettolosa e logicamente infondata fosse la -tuttora- autorevole “dottrina sul consolidamento del sistema bancario centrata sull’ acquisizione cross border del controllo e della proprietà delle principali banche meridionali ad opera delle banche esterne al Mezzogiorno. Perentoriamente ed autorevolmente raccomandata nel 1992 essa fu immediatamente (e opportunisticamente!) recepita, inaugurata ed attuata a Napoli facendo tesoro delle raccomadazioni di evitare che essa si risolvesse in “… a very lengthy affair, unless, measures are taken to make the ownership of banks more easily contestable…. the only practical way for outside banks …. is purchasing branches and local banks. This requires appropriate fiscal rules as well as political decisions concerning the property structure of pubic banks. (Faini R, Giannini C, Ingrosso F (1992), Finance and Development: The Case of Southern Italy, London, CEPR, Discussion Paper n.674.) Detto-Fatto! Le autorevoli raccomandazioni del 1992 furono tempestivamente recepite e applicate con effetti che durano fino ad oggi. La seconda conclusione è l’inerzia degli azionisti e delle istituzioni territoriali, devastate daquel consolidamento” della banca più antica del mondo occidentale. Una inerzia inopinata che non ha saputo -a quel che si sa- attivare e reclamare quanto previsto dall’ unico spazio conquistato dall’ allora Presidente della Fondazione nella Legge 588 del 19.11.1996 che converte il decreto legge del 24.9.1996, n.497 contenente le disposizioni urgenti per il salvataggio del Banco. In quella legge, l’ articolo 2, comma 1 detta le disposizioni relative agli (allora) attuali azionisti e le connesse condizioni che rendono applicabili quelle disposizioni al momento della conclusione dell’ attività di recupero della SGA (oggi frettolosamente cancellata e fatta “emigrare al Nord”). Un appuntamento era stato dato allora nella fiducia di poter “riscattare a tempo debito” l’ onore del Banco ed esercitare i diritti negati e “congelati” all’ atto dell’ azzeramento del capitale ad opera del Tesoro. Un appuntamento andato deserto”.