Notizie dai fronti. Non soltanto da quelli di guerra

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in foto Giorgia Meloni e Benjamin Netanyahu

La Premier Meloni, nell’ elenco internazionale dei Leaders Volanti, ha raggiunto posizioni di tutto rilievo. Sta riuscendo a combinare visite congiunte con appuntamenti concordati anche all’ultimo minuto. Quelle recenti in Medioriente, tra cui l’incontro di sabato con Netanhyau dopo essere stata in Egitto, ne sono testimonianze senza dubbio eloquenti. Il pensiero che più di ogni altro turba quanti, per qualsiasi ragione interloquiscono, direttamente o indirettamente, con lei, è che finisca con il tralasciare di operare allo stesso modo per quanto accade all’interno del Paese. Quali siano le priorità che gli italiani aspettano che l’ Esecutivo affronti tempestivamente e concretamente, è facile individuarle. Soprattutto, che si ponga rimedio al fatto che continui a esistere, in un paese che eccelle in molti campi, quanto ha confermato l’Istat negli ultimi giorni. L’ ultimo rapporto di quell’ente informa che la percentuale della famiglie che con le normali entrate non riescono a arrivare alla fine del mese supera il 60% della stesse. L’ aspetto più allarmante del problema, evidenziato nello stesso report, è che quella percentuale sia, per ora, inesorabilmente in fase di ascesa. E pensare che appena un lustro fa sarebbe stato risibile anche il solo formulare l’ipotesi che potesse accadere qualcosa del genere. Si aggiunga che la Bce ipotizza la possibilità che l’intera Eu possa a breve entrare in stagflazione – stagnazione più inflazione nello stesso tempo – e la miscela esplosiva è pronta. Rimanendo con l’attenzione rivolta al Paese, oltre alle notizie sull’argomento sintetizzate in numeri, è opportuno prendere in considerazione quello che gli economisti definiscono “il mutato atteggiamento dei consumatori”. È un concetto che quegli stessi studiosi prendono in considerazione nei loro affinamenti della teoria della domanda. Per tale opera si servono dell’aiuto degli statistici. Più nel dettaglio, in tempi normali, quel tipo di studio cercherebbe di decifrare fenomeni come la moda, che è un atteggiamento umano, studiato appunto dalle scienze statistiche. È quello stesso, un comportamento del consumatore che, contemporanemente nello spazio e nel medesimo intervallo di tempo, si ripete con maggiore frequenza rispetto a altri. Se si va a approfondire la vicenda in oggetto, certo è che non di moda si debba parlare. Più che altro, le modifiche delle abitudini di spesa degli italiani, comprese quelle alimentari, risultano pesantemente limitate dalla loro più che ridotta capacità di spesa. Per essa va inteso a tutto tondo il ridotto “potere liberatorio” della moneta corrente n, cioè l’euro. Volendo con ciò significare quanto si possa comprare in meno di un certo prodotto per ogni euro di spesa. L’offerta, produzione e distribuzione, ha tentato di limitare il danno della diminuzione delle vendite ricorrendo a un espediente: meno prodotto nella stessa confezione originale, comunque dichiarato secondo la normativa vigente. È deludente dover constatare che in tal modo si rischia di annullare lo sforzo che da circa mezzo secolo i paesi civili stanno facendo in collaborazione. Consiste nella messa a punto di un sistema che permetta la graduale unificazione di pesi e misure, nonchè dei rispettivi multipli e sottomultipli, adottata da tutti i paesi partecipanti all’operazione. Allo stato quanto preoccupa sono le conseguenze del fenomeno, cioè il comportamento delle famiglie che è sensibilmente variato. Esse devono fare dei veri e propri razionamenti, non solo per le cibarie e gli altri generi di prima necessità, bensì per tutto ciò che occorre perché ogni suo membro possa continuare a svolgere, seppure in maniera ridotta, il sua tipo di vita nel senso più ampio del termine, nell’attesa di tempi migliori. Il fenomeno è oltremodo complesso e con gli attuali aiuti statali, sia alla produzione e distribuzione che alle famiglie, soprattutto quelli di tipo spot, non si va da nessuna parte. Al momento, ciò che realisticamente si può fare senza particolari ostacoli, sia da parte della Pubblica Amministrazione che da parte dell’ Iniziativa Privata, è l’ottimizzazione dell’ impiego delle risorse disponibili. Ciò comporterá certamente disagio in termini di qualitá della vita. L’unico conforto è che essa possa essere una efficace transizione destinata a non durare a lungo. Del resto già ai tempi dell’Urbe era tenuta da conto l’espressione “per aspera ad astra”, che adattata ai tempi attuali potrebbe suonare “senza un forte impegno non si ottengono risultati di rilievo”. Il tempo, ancora una volta, sarà testimone fedele della validità del concetto e della sua corretta messa in pratica. Il risultato attendibile dovrebbe essere una ripresa socioeconomica a trecentosessanta gradi, basata su una ritrovata capacità produttiva e libera da condizionamenti di ogni genere. Del resto, sperare non costa niente, perciò vale la pena darsi da fare..