Zes Unica, Ficei: Non possiamo pensare che il Governo butti questa risorsa

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in foto Antonio Visconti (Imagoeconomica)

In questo momento storico in cui la gestione delle risorse italiane ed europee per lo sviluppo del Paese, e del Mezzogiorno in primis, è ancora più delicata e allo stesso tempo strategica, chiediamo al Governo che i Consorzi di Sviluppo Industriale, rappresentati dalla Ficei, siano considerati soggetti attuatori del Pnrr, con particolare riferimento alle ZES, ma anche e soprattutto intermediari tra i territori e l’Esecutivo. Ruolo che diventa oggi ancora più decisivo alla luce dell’approvazione del decreto Sud da parte del Consiglio dei ministri e della scelta di costituire una Zes unica per il Mezzogiorno. Questo l’appello di Antonio Visconti, presidente della Ficei – Federazione italiana Consorzi ed Enti di industrializzazione – durante la conferenza stampa di presentazione del meeting “Sud Invest: la competitività dei Consorzi Asi per lo sviluppo del territorio”.

“Il decreto Sud voluto dal Governo, con l’istituzione di una Zes unica per il Mezzogiorno, fa il contrario di quello per cui è stato pensato: ovvero favorire lo sviluppo del Meridione. Accentrare tutte le competenze per l’avvio di nuove attività economiche nel Sud presso una regia unica con sede a Palazzo Chigi è una follia”, commenta Visconti. “Si creerebbe un eccesso di procedure burocratiche, cui farebbe seguito la vera e propria paralisi di qualsiasi investimento”. Per questo motivo i Consorzi di Sviluppo Industriale rappresentati da Ficei – che già gestiscono il 70% delle Zes esistenti – si propongono come soggetto attuatori del Pnrr e, di conseguenza, come braccio operativo della “stazione appaltante Zes Unica” per la messa a terra di investimenti e progetti.

Del resto hanno già dimostrato grande serietà ed efficienza. Oggi i Consorzi di sviluppo industriale infatti sono una realtà radicata in tutto il territorio nazionale, prevalentemente nelle regioni meridionali e si occupano – tramite la Federazione – di ambiti nevralgici del Paese con la realizzazione di strade, fognature, infrastrutture, pubblica illuminazione. “Siamo favorevoli alla Zona economica speciale unica, ma siamo contrari che a gestire tutto sia una cabina di regia romana: è impensabile che si occupi di ogni cavillo burocratico e procedurale di un’area così vasta. Lavoro che noi invece, non solo sappiamo fare, ma che giù facciamo in particolar modo per il mondo industriale e produttivo”, precisa il presidente della Ficei.

Ficei insomma metterebbe in pratica – tramite una struttura operativa già presente – le linee strategiche decise a Palazzo Chigi in un contatto continuo con il territorio per favorire la prossimità. Ingrediente fondamentale affinché quel territorio stesso funzioni. “Per questo ci rivolgiamo al Governo, non possiamo pensare che lo sviluppo del Mezzogiorno, e quindi dell’Italia, si blocchi quando esiste già il modo per farlo funzionare. In ogni Paese europeo che si rispetti saremmo considerati una risorsa da non sprecare”, conclude Visconti. 

I numeri
Oggi i Consorzi industrial in Italia sono 38, trenta aderiscono a Ficei, che ingloba oltre 35mila aziende che danno lavoro a 500mila occupati. Nell’area che la Federazione gestisce ricadono tremila chilometri di strade ferrate e 150 impianti di depurazione; cinque porti e tre interporti – tra cui Nola e Verona, i più grandi d’ Italia. E’ in aree gestite dai Consorzi, inoltre, circa il 70% delle attuali Zone economiche speciali. Nell’ambito dei Consorzi, inoltre, esistono una serie di servizi e infrastrutture come asili, centri di formazione, alberghi… fondamentali per lo sviluppo e la competitività̀ delle imprese del territorio. Ficei favorisce la cosiddetta “simbiosi industriale” e la “transizione ecologica”. Cioè la creazione di quelle condizioni che consentono alle nostre industrie di rendersi autonome e green sotto il profilo energetico e di essere accettate dagli ambienti circostanti senza essere vissute come un pericolo ma anzi come un moderno volano di sviluppo.