Saper volare alto o nuotare in acque profonde non è da tutti…

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(Imagoeconomica)

Come è consuetudine in Italia, la prima metà di settembre sta passando dedicata in prevalenza, soprattutto per la classe politica, a commentare quanto e come è stato fatto nel primo periodo dell’anno. Da parte di chi governa il Paese, di sicuro non c’è stata scarsità di idee, espresse prevalentemente con retorica fuori luogo e contestate di frequente da parte avversa pretestuosamente.  Fatto sta che l’ Italia è gli italiani, al rush finale dell’ anno in corso, stanno arrivando in condizioni non molto diverse da quelle dello scorso anno. Per i marinai equivarrebbe a significare che la situazione è di bonaccia, con le relative conseguenze.

È doveroso aggiungere che fortunatamente non si è arrivati alla calma piatta, in  quanto qualcosa di concreto è rimasto. Potrà suscitare meraviglia, ma tra di esse vanno senz’altro inserite le missioni politiche all’interno della EU, a est e a ovest del Pianeta e, specificamente, nelle tane del lupo più e meno popolate, va da se di quella parte di loro bipede. Tra gli obiettivi mancati più evidenti spicca il mancato recupero della qualità di vita da parte della popolazione che, per buona sorte, ancora non si è espressa con atteggiamenti particolarmente pericolosi per la salvaguardia della. democrazia. Né si può ipotizzare che quanto sta avvenendo tragga la sua virulenza per la presunta debolezza dell’ anello Paese della catena che unisce lo stesso agli altri che formano quella della EU. Ciò in quanto non avrebbe consistenza analoga.

Per obiettività bisogna riconoscere che, già da prima che esplodesse la pandemia, Bruxelles aveva iniziato a considerare Roma come quel malato salvato per miracolo da un ottimo chirurgo con la sua equipe di adeguata qualità. Intervenne anche su una pletora di personaggi scappati di casa. Essi erano convinti di poter suonare, improvvisando, brani musicali più che complessi, che invece richiedevano una preparazione di tutto rilievo. Quanto sta succedendo anche per la guerra in Ucraina viene appreso in tempi più adeguati che mai. Con tutta l’attenzione che merita  la questione Ucraina, essa non deve  essere vista come motore unico di quella che, senza enfasi, può passare per il dramma, quando non la tragedia, che, a monte e a valle, condensa quasi tutte le sciagure umane. Quale potrebbe essere allora il principio da usare per mettere in chiaro, o elemento per tentare di farlo, i motivi determinanti dell’attuale disagio globale? Innanzitutto il gioco della guerra deve essere fermato prima che accada l’irreparabile. Per riassumere al massimo la problematica fin qui esposta e anche la proficua parte che la accompagna, c’è bisogno da subito dell’abbandono da parte di tutte le componenti in causa, dei pregiudizi datati e fuori dal tempo e dal mondo. Solo se riuscirà in tanto, l’umanità di questo periodo potrà passare alla storia senza infamia. Di lode è meglio nemmeno accennare, altrimenti il mondo sarebbe travolto da una risata a dir poco devastante.