La botte piena e la moglie ubriaca. Ma tanto non succederà mai

(Imagoeconomica)

Non è di buon presagio che il tempo che in queste ore sta incombendo sulla Penisola la stia dividendo per metà ancora una volta – l’ennesima – anche se: “Impegno o non impegno, un po’ di fresco ci sta bene”. Così almeno suonava la strofa di un brano canticchiato dentro e fuori le università ai tempi della contestazione giovanile nei primi anni ’70.
Già ieri, primo giorno di ripresa al ritorno dalle vacanze, almeno per quanti le hanno potute trascorrere, gli animi di chi governa, anzi di chi volesse  apprestarsi a cimentare nel tentativo di farlo, hanno iniziato a far concentrare il Paese sul fatto che fosse necessario che si riavviasse la procedura di messa a regime delle forze da impiegare allo scopo.
Per essere terra terra, come si addice a chi opera sul campo o più realista del re, se si occupano posti nelle stanze del potere, allo stato il problema che non fa dormire i rappresentanti del popolo è quello che così illustrano alla Coltivatori Diretti. Con il tono solitamente adottato per recitare le litanie del triduo pasquale, del genere: “L’acqua è poca, ossia scarseggia, perciò la papera non galleggia”, hanno dissertato per un bel pò su alcuni impegni del Governo.

Mai paragone fu così puntuale: l’esecutivo vorrebbe, anche se un giorno lo conferma e quello successivo lo smentisce, comprare tre asini con un soldo, per dirla con gli stessi conduttori di quegli animali. Costoro sanno bene che la loro sarebbe una mission impossibile e ciò nonostante ci provano, casomai la fortuna volesse aiutarli. Mai ipotizzare una cosa del genere per il resto degli  italiani, altrimenti… La questione verte su un concetto già caro a coloro che, nell’antica Roma si occupavano di questioni legali, ancora più specificamente del corretto funzionamento dell’ordinamento sociale. La sintesi era e è che “ad impossibilia nemo tenetur”, cioè nessuno può essere costretto a cimentarsi in sfide impossibili”.
Chiunque approcci con serenità la questione, se dotato di un minimo di buonsenso, non potrà che essere d’accordo. A dare un altro contributo a un’analisi dell’impasse- a nulla servirebbe tentare di definire diversamente l’ attuale tempo sospeso, con l’aggiunta  del rischio di esasperare ancor più gli animi degli italiani e non solo quello loro.
Può darsi invece che una pausa di riflessione da parte di chi dovrebbe operare e invece gira intorno, potrebbe permettere di riprendere fiato in vista di risultati concreti. Sarebbe un gran bel gesto da parte dell’esecutivo tricolore ammettere di aver sopravvalutato le proprie forse, iniziare a ridimensionare sia le entrate che le uscite e dirigere così la nave Italia verso approdi meno ardui. Senza dimenticare che non è stato mai smentito il sano quanto generale principio che è meglio fare poco e bene che portare pericolosamente sulle secche l’imbarcazione nel tentativo di fare tutto subito a ogni costo con risultati discutibili. Tenendo presente che far costantemente l’ occhiolino al prelievo fiscale non mena da nessuna parte.
Sir Winston Churchill, Primo Ministro della Corona Inglese, ebbe a aggiungere ai suoi aforismi anche quello che segue. Disse e scrisse: “Io affermo che quando una nazione tenta di tassare se stessa per raggiungere la prosperità, è come se un uomo si mettesse in piedi dentro un secchio e cercasse di sollevarsi per il manico”. Ancora oggi quelle parole suonano più che valide e, per chi ne ha la competenza, di essere tenute nella considerazione che meritano. A ciascuno per il suo buon lavoro, allora, perché comunque andrà sarà un successo. O, quanto meno, tale dovrà essere lo spirito con cui si dovrà tentare l’ approccio ai problemi riconducibili alle circostanze appena accennate.