Banche e trasporti, le mosse del Governo e le loro conseguenze. Ma che cosa ne pensa Bruxelles?

Non è argomento piacevole da continuare a trattare, ma è necessario farlo, non fosse altro che per non fare la figura degli struzzi (U e doppia Z, n.b !). Quei piumati, che notoriamente non volano, corrono eccome e, di fronte al pericolo, mettono la testa sotto la sabbia. Si deve concentrare l’attenzione sul concetto di pericolo, non solo dal punto di vista del danno economico certo per il Paese, quanto per il buon funzionamento del sistema democratico, precisamente di quello italiano che la Costituzione vuole liberale tout court e che potrebbe incrinarsi strada facendo. Solo per dare un’accordata agli strumenti, è opportuno ribadire che non è solo la tassazione degli extra profitti delle banche che impone agli italiani e non solo di stare, se non lancia in resta, almeno con la guardia ben alta. C’è la vicenda del trasporto, sia aereo che dei taxi, che impone di allacciare cinture di sicurezza, come per legge, meglio se rinforzate. Procedendo con ordine, una delle leggi di Newton martedì è stata verificata per l’ennesima volta. Esposto banalmente il suo contenuto con una enunciazione adatta alla sezione locale della Coldiretti: “a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”, varata la legge sul prelievo fiscale sugli extraprofitti delle banche lunedì, la seduta di Borsa di martedì ha bruciato 10 miliardi circa di capitale del settore finanziario quotato. È prevedibile che la piena non si esaurirà in poche ore per tutte le conseguenze sopravvenute. Il settore bancario, pur rimanendo lontano millanta miglia dal si salvi chi può, certo per un pò resterà in osservazione, per di più in una condizione che ricorda da vicino quella che in Toscana è definita del becco bastonato. Fin qui sembrerebbe trattarsi di fatti dell’orto nazionale e si potrebbe pensare che tutto proceda come vorrebbe il vecchio adagio popolare, quello che sostiene che ” i panni sporchi debbano essere lavati in casa”. Dovrebbe valere invece, nell’ anno di grazia 2023, l’esatto contrario cioè, giusto per capirsi, che l’ operazione di cui avanti, avvenga nella “lavanderia condominiale”. Possibile che la BCE, ancora fino a ieri, si sia tenuta in decoroso (?) apartheid dal commentare un modo di fare che, se non è paragonabile a un fulmine a ciel sereno, poco manca? Dice un vecchio proverbio contadino: “Quando si zappa e quando si pota, spariscono gli amici e anche i nipoti; quando si tratta di fare merenda, allora si, tutti sotto la tenda!”. Che la questione stravolgimento dei rapporti tra banche e clientela dopo la ripresa dell’aumento dei tassi successivo al loro azzeramento a causa della pandemia sia un fatto di portata ben più ampia di quella che interessa la sola Italia è un dato di fatto. Da un’analisi del Financial Times pubblicata lunedì, che riferisce che la guerra in Ucraina abbia già comportato circa 100 miliardi di perdite per il sistema bancario della EU, di cui uno circa per il circuito italiano, lo è altrettanto. Basterebbe a tal punto solo un commento, per quanto asettico, dei vertici BCE perché chi interessato alla partita, pressoché tutti gli adulti e vaccinati del Paese, avesse un’idea di come è stata vista da essi stessi l’ ultima performance del Governo tricolore. È periodo di ferie, per cui converrà aspettare il tempo della ripresa della normale attività, anche perchè, al di là di ogni commento, per ora i giochi sono in stand by.
Dove il fuoco continua a ardere violento come quello dei roghi che stanno devastando da nord a sud l’ Italia, è nel settore trasporti. Interessa per lo più quello di persone, nello specifico l’aereo e l’ urbano pubblico,  tassì in particolare. In questo caso, facendo una osservazione seppur grossolana a tutto campo, vengono fuori due evidenze particolarmente stridenti in un momento particolare quale è quello degli spostamenti estivi. Per quanto riguarda gli aumenti iperbolici dei costi dei biglietti aerei, la motivazione addotta dalle compagnie aeree potrebbe far ridere se invece non lasciasse, come effettivamente lascia, indignata l’utenza, la motivazione dei loro vertici: “Il rincaro lo indica l’algoritmo”. L’ episodio ricorda uno analogo, protagonista lo sciocco del villaggio. Questi, a chi lo rimproverava perchè aveva fatto qualcosa di insensato, rispondeva che gli aveva detto di farlo il noto buontempone Tal dei Tali, con lo scopo di ridere. La risposta che l’infelice non sapeva dare, era se la domanda del medesimo committente fosse consistita nel chiedergli di buttarsi giù dal ponte, che cosa avrebbe fatto. Per dirla con Totò: “Siamo uomini o caporali ?”. Più inquietante è la vicenda dei tassisti, così riassumibile: “Grazie Governo, apprezziamo la buona volontà, ma noi andiamo avanti per la nostra strada, perciò fatevene una ragione”. E a settembre si ricomincia. Intanto chi osserva, da dentro e da fuori i confini nazionali, si starà chiedendo se non ha sbagliato canale e stia assistendo a una non stop della serie “In diretta dai Mercati Generali”. Tentando di riportare i toni di queste divagazioni su note più desolatamente ma realisticamente prosaiche, quel Consiglio dei Ministri / Fucina dei Maghi, ha scodellato un minestrone male amalgamato, quanto meno dai tanti sapori contrastanti.
Vale a dire che al momento nel Paese c’è un doppio modo di intendere la libertà di concorrenza e la libera iniziativa: uno, quello dell’aerotrasporto, che, sia passato il termine, intende il suo mercato come accadeva nel lontano Ovest in America, un villaggio da rapinare. L’ altro, quello dei tassisti, come il sindacato degli autotrasportatori americano presieduto agli inizi della seconda metà del secolo scorso dal potente quanto colluso Jimmy Hoffa e non occorre aggiungere altro. Trattandosi di trasporti di persone, sembrerà assurdo ma, per come si sono messe le cose, comportandosi i protagonisti come appena descritto, non si va da nessuna parte. È il colmo, ma è così, che si voglia crederlo oppure no.