Claudio D’Aquino, il giornalista che amava la poesia. Così fece del Denaro un riferimento culturale

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in foto Claudio D'Aquino

di Francesco Bellofatto

Una grande passione per la cultura: questa la cifra che ha contraddistinto la vita giornalistica di Claudio D’Aquino, giornalista di rara sensibilità e grande attenzione per la scrittura, scomparso due giorni fa a soli 68 anni.

L’approdo al Denaro
Dopo essere stato dirigente della Federazione Giovanile Comunista di Napoli ed alcune esperienze in quotidiani ed emittenti televisive napoletane, approda al nascente Denaro a metà anni ’90, dove gli viene affidata la redazione cultura: con D’Aquino il settimanale, poi quotidiano, diventa un punto di riferimento per iniziative culturali, artistiche e di spettacolo, sottolineate dalla presenza di prestigiose firme, dall’organizzazione di dibattiti nella sede di piazza dei Martiri e dalla nascita della rivista DEN.

L’amore per la letteratura
Il giornalismo di Claudio D’Aquino ha forti radici nell’attività di ricerca letteraria, a partire dalla tesi di laurea su Italo Calvino, discussa all’Orientale con Romolo Runcini, massimo esperto internazionale di arte e letteratura del Fantastico, al quale ha dedicato il volume “I tarocchi di una vita fantastica”, pubblicato nel 2004 da DenaroLibri.

Poeta e comunicatore
Autore del volume di poesie “Acqua, risacche, brume e un po’ di vento” (Vittorio Pironti Editore), negli ultimi anni Claudio D’Aquino ha portato la sua forte esperienza maturata nella fucina redazionale di piazza dei Martiri al servizio della comunicazione pubblica e d’impresa, come responsabile delle relazioni esterne di Getra SpA e consulente per la comunicazione del DAC – Distretto Aerospaziale della Campania.
Ho lavorato a lungo con Claudio D’Aquino, condividendo entusiasmi, difficoltà, impegno. E soprattutto, con tanti altri che hanno vissuto la redazione del Denaro come una seconda casa, una stagione giornalistica indimenticabile e irripetibile.