Panetta come Valentino: sogna un abito (finanziario) su misura per l’Europa

In foto Fabio Panetta

Definire in francese quanto sta per essere espresso nelle prossime righe non è un vezzo e è abbastanza credibile che anche chi si troverà a leggerle, riterrà pertinenti le motivazioni di tanto. È noto che la recente impennata dell’andamento del costo del denaro, pressoché in tutto il mondo, abbia preso spunto da una decisione, se non estemporanea quasi, adottata dal Presidente della Fed, l’ Istituto centrale di emissione americano, l’avvocato Jerome Powell. Tale Istituto gestisce l’intera quantità di quella moneta circolante in tutti i mercati del mondo. È la valuta ancora oggi la più usata dovunque per le transazioni di ogni genere e non ci sarebbe nemmeno necessità di ricordarlo, senonché ripeterlo non fa male. Quindi è il dollaro, o biglietto verde che definir lo si voglia, l’oggetto delle righe che seguono, perché sta confermando ancora una volta di essere chi anima le danze dell’economia mondiale. La Fed, di concerto con il Governo degli Usa, tenuto conto delle esigenze di tutte le altre amministrazioni analoghe, possono fare e disfare e chi ruota intorno a loro non può fare altro che accodarsi. L’ Eurozona non ne è esente, anche che se, nel primato per importanza, la moneta di quest’ultima tallona quella a stelle e a strisce sempre più da presso. Ne è prova che anche parte delle transazioni dell’Opec, un tempo categoricamente regolate in dollari, da qualche tempo sono eseguibili anche in euro, sebbene non tutte. Tale avanzare di concerto delle due correnze, attualmente non sta dando particolari ispirazioni nè quindi risultati positivi di peso all’economia del Vecchio continente, più in dettaglio a chi ne cura nei particolari tutti i suoi aspetti. Anche per quest’ultima, va senza dire l’euro, è in atto da parte della Bce, per essa la Presidente Christine La Garde, un esercizio acrobatico del tutto particolare sul suo costo. Poco dopo l’inizio del rialzo del tasso del dollaro, con l’avvio di quest’anno, ha preso la volata anche il corso dell’euro, in una specie di gioco del tipo rubabandiera. Esso però parte da premesse diverse. Per entrambe le economie dove circolano con maggiore impiego quelle divise, la motivazione della comune manovra sui tassi prende il via dalla lotta all’ inflazione, cresciuta in un paio di anni in maniera abnorme e, soprattutto, non sostenibile, anche nei imiti del breve periodo. Solo che ormai, lo sanno anche gli anziani giocatori di bocce di Pizzico di Sopra, dove ancora non si riceve il segnale radio, nè TV, per non parlare del telefono – sostituiti da un ottimo servizio pubblico di tam tam e segnali di fumo, che le inflazioni da combattere, quella a stelle e strisce e quella con solo stelle, siano di due tipi sostanzialmente diversi tra loro. Sarebbe necessario allora quanto meno personalizzare le cure. È così che, nel frattempo, il couturier italiano Fabio Panetta, prossimo governatore della Banca d’ Italia e attuale componente del board della Bce, ha fatto notare a Madame Coco Chanel versione belga, la Presidente della Bce Christine La Garde, che l’ “abito” per la dama EU debba essere ben adattato al fisico più aggraziato e delicato di quella giovane e dinamica mannequin che è la ninfa Europa. Non oggetto quindi di un rinaccio grossolano ma di un ricamo di particolare finezza. Da quando si apprende in queste ultime ore, le osservazioni di Valentino Garavani/Fabio Panetta sono state prese in seria considerazione a Bruxelles e, alla ripresa, se ne dovrebbe avere concreto riscontro. In effetti si tratta di qualcosa che ricorda molto l’uovo di Colombo. Propone il maestro delle forbici italiano che il tasso dell’euro fin qui applicato si attesti sulla soglia raggiunta per il tempo necessario, senza aumentare ancora, almeno nel breve periodo. Vi resti quindi più a lungo di quanto ipotizzato all’ inizio della corsa al rialzo, con l’augurio che, a tempo debito, possa poi invertire il suo andamento, quando si sarà ridimenzionata l’inflazione. Un particolare: Elsa Schiaparelli, che pure ebbe il suo atelier e il suo maggior successo a Parigi, era italiana, precisamente romana. Quando si dice il caso!