Pomodoro, Italia scalzata dalla Cina: +50% le importazioni di concentrato

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(Pixabay)

Parte la raccolta del pomodoro da salsa con l’Italia che a causa degli effetti dei cambiamenti climatici rischia di produrre ancora meno dei 5,6 miliardi di chili previsti per il 2023, mentre alle frontiere nazionali si assiste al balzo del +50% delle importazioni di concentrato di pomodoro cinese che costa la metà di quello tricolore. Così Coldiretti e Filiera Italia sulla base dei dati del World Processing Tomato Council.

L’Italia, segnalano le associazioni, scivola al terzo posto come produttore mondiale scalzata dalla Cina che fa concorrenza sleale violando diritti umani e dei lavoratori tanto che il presidente di Coldiretti Ettore Prandini e l’amministratore delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia hanno scritto al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida per denunciare che ”l’aumento della produzione di pomodoro da industria cinese e la differenza di prezzo tra il concentrato di produzione orientale e italiana. Inoltre, scrivono Prandini e Scordamaglia, “il pomodoro cinese è coltivato per l’80% nella regione dello Xinjiang dove il governo cinese pratica da tempo politiche di repressione e genocidio della popolazione locale degli Uiguri”.

Tale situazione oltre a generare concorrenza sleale, denota una questione etica, umanitaria e di giustizia sociale che necessita della dovuta attenzione, affermano Coldiretti e Filiera Italia chiedendo che l’Italia ”si faccia portavoce presso la Commissione europea della richiesta di divieto assoluto di importazione di concentrato di pomodoro cinese, soprattutto se proveniente dalla regione dello Xinjiang”.