Agosto, mese di grandi manovre: ne sa qualcosa il Niger

l'ex presidente del Niger Bazoum (Imagoeconomica)

Strano ma vero, anzi appropriato parlarne a ragion veduta, che è da tempi più che remoti che il mese appena iniziato abbia per gli esseri umani alcune peculiarità che gli altri del calendario non hanno. Secondo i capi delle famiglie allargate dedite alla coltivazione dei campi, era questo periodo di attesa quello che permetteva di recuperare quanto si era fatto, spesso in maniera incompleta, nella parte già trascorsa dell’anno.

Era piuttosto frequente sentire rispondere, da parte di un anziano della masseria a chi gli avesse chiesto quando avrebbero messo mano a un lavoro non di routine, del tipo di una manutenzione straordinaria:” Se ne parla a agosto!”. Chiudendola lì, senza alcuna possibilità di replica. Il perché è ancora oggi lo stesso: è questo il mese in cui l’annata agraria sta per concludersi e verrebbe da dire che il più è stato fatto. Così, da mese di riposo, agosto si è sempre trasformato in uno di iperattività. Qualche decennio fa anche Leonardo Sciascia, in questo periodo, ne scrisse sul Corriere della Sera. È così che in tutto il mondo dove questo periodo corrisponde a quello di massimo calore percepito, ancor oggi è tenuta nella massima considerazione quella sequenza temporale. Quindi periodo più che attivo, a dispetto delle agognate ferie.

Ciò sta accadendo anche in politica, probabilmente perché ora, come non mai nel passato recente, “Hannibal ante moenia”, cioè Annibale è davanti alle porte del mondo occidentale, è ancora una volta una realtà, anche se a incarnare il personaggio questa volta è Tchiani, autoproclamatosi Premier dopo aver deposto con un colpo di stato il Presidente del Niger Bazoum. Agosto, dunque, pausa di riflessione ma anche di ripresa della marcia forzata verso l’ultima parte dell’anno che, per il 2023, già da oggi, si prospetta non molto diversa da un calvario. Succede che, puntuali come orologi svizzeri, con ieri sono stati presentati i risultati di tanti fenomeni economici del mese di luglio e le rivisitazioni di ipotesi messe in piedi in precedenza. Le stesse che, evolvendosi, hanno confermato ciò che quelli rimasti di più con i piedi per terra, avevano già intuito da tempo. Più precisamente, che I risultati positivi e anche più addidati agli interessati, erano stati solamente dei sogni di gloria. Ci sarebbe da aggiungere che comportamenti del genere potrebbero configurarsi come ipotesi di reato, in quanto potenziali influenzanti in maniera scorretta comportamenti economici di pura sorte o quasi. In effetti, per dirla con parole efficaci, è stato quasi come vendere la pelle dell’orso prima di averlo abbattuto. Ora sarà inutile piangere sul latte versato e cercare di salvare il salvabile. Evitando polemiche, un solo episodio è sufficiente per far spalancare gli occhi agli italiani: il rincaro dei carburanti in versione fulmine a ciel sereno. Per dirla come si usa in campagna, la mucca ha avuto un parto naturale però il vitello è nato morto. Se fino alla settimana scorsa gli italiani facevano i conti di quanti giorni di ferie si sarebbero potuti concedere limitandosi colazioni al sacco sulla spiaggia libera o nella pineta, il rincaro del carburante avrà scoraggiato addirittura la partenza.

Tutte le previsioni che gli addetti ai lavori avevano fatto su un exploit delle attività turistiche del Paese per la stagione in corso, sono già in avanzato stato di revisione e tutto lascia prevedere che gli italiani la doccia gelata la faranno alla fine della stagione, sui consuntivi. C’è però un aspetto della vicenda presa in blocco con i guanti da forno ancora più che spiacevole e dannosa. Si tratta della perdita di credibilità dell’apparato pubblico, a cui va  aggiunto anche il conseguente dubbio sulla buona fede adoperata. Già queste due chicche fanno intravedere un carico di lavoro non indifferente, da usare in maniera mirata quanto meno al fine di non peggiorare la situazione. E pensare che nel pieno del miracolo economico, ci fu una corsa all’ intruppamento dei cosiddetti “vacanzieri”, che già negli USA aveva fatto proseliti a mani basse. Fu allora che, per una serie di motivi, si fece di quel mese una specie di tempo sospeso che faceva arrivare a dire: “agosto, moglie mia non ti conosco”, inno a una libertà quasi sempre annunciata e poche volte messa in pratica a causa di tabù duri a scomparire, uno per tutti il divorzio. Sembra passato un secolo, mentre è solo la sua metà, anche se sembra un’ eternità o giù di li. Buone vacanze, detto giusto per non perdere l’abitudine, non si sa mai i prossimi anni.