Baskin, la pallacanestro inclusiva che educa alla diversità

171

Un nuovo sport, cugino della pallacanestro, che annulla le differenze tra disabili e normodotati ed educa entrambi alla diversità, sta conoscendo, negli ultimi mesi, un grande successo: si chiama “baskin” (crasi di “basket” e “inclusivo”), ed è stato lanciato nel lontano 2001 in una scuola di Cremona. Parliamo di una disciplina unica nel suo genere nata da una necessità condivisa da un padre di una ragazza tetraplegica ed un professore di educazione fisica: permettere anche ad un giovane disabile (fisico o intellettivo) di giocare con i propri pari età a pallacanestro.

Il regolamento, composto da 10 regole semplici, ne governa il gioco conferendogli dinamicità e imprevedibilità che rendono le partite molto equilibrate e che, rispetto al basket tradizionale, adattano: il materiale (con l’uso di più canestri: due normali; due laterali più bassi; la possibilità di sostituire la palla normale con una di dimensione e peso diversi); lo spazio (con zone “protette” previste per garantire il tiro nei canestri laterali); le consegne (con possibile assegnazione di un tutor, giocatore della squadra che può accompagnare più o meno direttamente le azioni di un compagno disabile); le regole, perché ogni giocatore ha un ruolo definito dalle sue competenze motorie e ha di conseguenza un avversario diretto dello stesso livello. I ruoli sono numerati da 1 a 5 e hanno mansioni definite: il ruolo n. 1 è ricoperto dalle persone in carrozzina, il ruolo n. 2 da chi ha difficoltà a camminare correttamente ma è in grado di tirare da distanze maggiori («come chi soffre di autismo»). Il n. 3 da ragazzi e ragazze con disabilità intellettive ma capaci di correre, mentre il 4 e il 5 sono riservati rispettivamente ai normodotati che non sanno giocare a basket e altri che invece lo sanno fare. Il risultato complessivo è inclusione pura: le partite sono serratissime, perché il sistema di regole permette che non si crei un divario tra chi è in carrozzina e chi non lo è. Ma non solo, perché anche il gender balance deve essere rispettato: in una squadra di quattro uomini ci deve essere necessariamente anche una donna, e viceversa. Inoltre, possono giocare insieme anche genitori e figli.

Molto sviluppato nel Nord Italia (soprattutto in Lombardia e Veneto), il baskin oggi conta 165 club, con oltre 5mila praticanti in tutta Italia e ha immensi margini di crescita, in particolar modo nel centro-Sud. L’interesse verso questo sport sta crescendo: infatti, solo un mese fa, dal 16 al 18 giugno 2023, il palazzetto di Schio (Vicenza) ha ospitato oltre 2000 spettatori per le finali della II° Baskin Europe Cup che ha coinvolto 8 squadre provenienti da tutta Europa (Grecia, Belgio, Lussemburgo, Francia, Spagna, Serbia, Germania, oltre all’Italia), dando vita ad una intensa tre-giorni all’insegna dello sport e dell’inclusione.

La sua promozione è affidata all’EISI – Ente Italiano Sport Inclusivi – l’ente di promozione sportiva paralimpica riconosciuta dal CIP (Comitato Italiano Paralimpico) – che cerca di valorizzare e far conoscere su tutto il territorio nazionale (nelle scuole e nei centri sportivi in particolar modo) discipline tra cui la Ginnastica per Tutti inclusiva, il Calciobalilla inclusivo e la Boccia inclusiva.

La promozione nelle scuole è e sarà fondamentale per allargare la base del Baskin nei prossimi mesi ed anni, e far capire come e quanto tramite questo sport si possano accorciare le distanze tra gli studenti disabili e normodotati, organizzando open-day alle elementari e alle medie, per spiegare le regole del gioco e consentire ai normodotati di mettersi, spesso per la prima volta, nei panni dei compagni disabili. Per educare alla diversità e non escludere nessuno.