L’eliminazione (anche fisica) di Putin? Non è più un’ipotesi tanto remota

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in foto Vladimir Putin

C’è da chiedersi se quanto sta accadendo, dove più, dove meno, comunque in tutto il mondo, non sia una delle conseguenze ipotizzate dal pensiero di una parte degli evoluzionisti. Sono questi quanti studiano l’evoluzione delle speci, in particolare quella umana. Costoro sostengono che quando agli uomini accade, per motivi i più diversi, di fermarsi, volontariamente o no, nella missione naturale che li distingue dalle altre specie animali, progredire, si verifichi un fenomeno singolare. Esso si manifesta con una serie di regressioni dei comportamenti in generale pressoché parossistiche, mentre si sarebbe portati a credere che possano restare allo statu quo. Secondo gli storici, qualcosa del genere dovette accadere ai Maya, gli antichi abitanti dell’attuale Messico e dintorni estesi. Quel popolo, dopo aver raggiunto, dal 2000 circa A.C fino alla fine del secondo secolo P.C, livelli di civiltà decisamente elevati, spari misteriosamente. Ritornando all’ attualità, tanti dettagli fanno credere che l’ umanità intera o quasi, si stia avvicinando ai blocchi di partenza di una stagione molto simile a quella della antica popolazione del sud America. Andando indietro con la mente a quando si sta verificando, ormai da due anni, tra Russia e Ucraina, non è difficile constatare che da quelle parti l’assurdo si sia impadronito dei cervelli di entrambi i contendenti e che l’ipotesi di una eliminazione, anche fisica, dello Zar del terzo millennio, al livello a cui sono arrivati i toni, non sia più di quelle remote. Riassumendo i fatti, la notte tra venerdì e sabato ultimi scorsi, il macellaio su commissione Prigozhin, comandante e padrone di un esercito, meglio di una gigantesca accozzaglia, di suoi apprendisti, ha voltato la gabbana nei confronti del suo committente di ultima istanza, Putin e gli si sia rivoltato contro. Volendolo definire con nome e cognome, è in corso un vero e proprio putsch o Colpo di Stato che chiamar lo si voglia. Si sta svolgendo nella versione tipo di queste prove di forza vecchie quanto il mondo, precisamente manu militari.
Azzardare previsioni su come si concluderà la vicenda è prematuro e arduo, mentre è senz’ altro certo che non sarà indolore. Oltre ai contendenti, si troverà coinvolta l’umanità intera, che sarà costretta a subirne le conseguenze in un modo o nell’altro. Passando a altre realtà che caratterizzano il grado di consapevolezza di questo stato delle cose dei mortali, un flagello si è riversato anche sulle zone ritenute le più avanzate per civiltà, tra cui l’Italia, composto da notevoli elementi di danno: gli infortuni sul lavoro. La parentesi che si apre a tal punto è più che ampia. L’Italia, pur se la sua postazione non è tra le prime in una desolante graduatoria dei paesi più soggetti a tale tipo di incidenti, comunque difende la sua (non) onorevole posizione di vicina al podio. Imparzialità vuole che si sposti l’attenzione alle condizioni in cui svolgono la propria attività I lavoratori di quelle parti del mondo, a buona ragione classificate le meno sviluppate del pianeta. Al loro interno la sicurezza sul lavoro è un concetto sconoscuto ai più, in particolare dai diretti interessati. È piuttosto frequente imbattersi, scorrendo i vari siti elettronici, nell’arretratezza delle macchine utensili con cui lavorano quei disgraziati. Cominciando con l’arretratezza della loro progettazione, che, a occhio, fa valutare l’epoca di costruzione delle stesse dal mezzo secolo a quello intero orsono. Quindi deve essere necessariamente preso in considerazione il grado di obsolescenza di quegli strumenti. Se tale termine è considerato nella sua accezione completa, oltre alla sicurezza del loro utilizzo, deve essere valutata la loro efficienza e la conseguente scarsa produttività. Ragionando nella modalità più serena con cui si possa esprimere quell’attività esclusivamente umana, anche nei paesi con un’ economia appena sviluppata, quei macchinari potrebbero trovar posto a buon diritto solo nei vari musei della tecnica e in strutture assimilate a essi. Ciò che dovrebbe attirare l’attenzione della parte evoluta dell’ umanità, volendosi dare una spiegazione di come quelle popolazioni riescano a produrre beni a costi irrisori, non è facile trovare soluzioni univoche. Pur mettendo sul piatto l’argomento che da quelle parti la vita umana costi ( e valga…) meno che poco, è la circostanza che il capitale fisso in quelle lande venga ammortizzato molte volte quella che può fornire un contributo abbastanza importante per la comprensione di quella realtà.Tanto se per ammortamento si intende l’accantonamento annuo di una quota parte del costo di quel cespite, per poterlo sostituire alla fine del suo ciclo vitale. Nell’ ipotesi riportata sopra, in quelle realtà che non conoscono neanche il significato del termine ergonomia, un modo di operare del genere non esiste se non in mente dei. Quindi è più che frequente che la voce di bilancio investimenti sia limitata a percentuali del fatturato a una sola cifra, il minimo indispensabile e non differibile. Peccato che gli organismi internazionali che dovrebbero approcciare quelle situazioni, uno per tutti il WTO, non stanno prendendo posizioni concrete volte a una soluzione definitiva del problema. Se non è una forma di dissennatezza anche questa..! Altro giro, altra corsa, con l’augurio espresso con scarsa convinzione che qualcosa cominci a girare, presto, per il verso giusto.