di Bianca Desideri
Spesso, forse anche troppo spesso, la storia ha consegnato ai posteri una rappresentazione diversa o distorta da pregiudizi di alcuni personaggi, e ciò è avvenuto in particolare per quelli femminili.
Maura Zamola nel suo libro “Donne caparbie. Italiane che hanno cambiato il mondo”, edito da Effigi, ha voluto “raccontare la vita di diverse donne del passato: alcune sono state ingiustamente marchiate da una fama negativa molto più gravosa di quanto meritassero, altre sono state accusate addirittura di colpe non loro”. Donne che hanno provato con tenacia a “sfuggire alla situazione di sottomissione in cui la società patriarcale le costringeva: volevano poter scegliere la vita che desideravano o governare ed occuparsi di politica, campo rigorosamente riservato al genere maschile. C’è chi è riuscita ed ha raggiunto posizioni di grande autorevolezza e chi invece purtroppo è stata travolta”.
Ma qual è l’intento dell’Autrice? La Zamola vuole “mettere in luce la forza d’animo, la saggezza, le qualità morali e intellettuali di tante figure femminili che con determinazione hanno voluto liberarsi dai limiti loro imposti da altri”.
Ed ecco che descrive vita e opere di queste “donne caparbie” che hanno combattuto contro pregiudizi, norme, sistemi che altrimenti le avrebbero relegate, in quanto donne, ai margini della società del loro tempo, in una condizione di invisibilità.
Zamola ne mette in luce le qualità e scrive per riabilitarle e “rimetterle nella giusta luce, ripristinando la verità”. Quasi come se il suo sentire derivasse da un compito superiore: “immagino che in qualche modo siano state loro a chiedermelo, ispirandomi a scrivere le loro storie!”. Un “debito” di riconoscenza nei confronti di queste “antenate”, antesignane di tante battaglie condotte dalle donne per l’affermazione dei propri diritti. Antenate che hanno avuto la forza e il coraggio di essere ribelli in epoche in cui questa ribellione era impensabile e di combattere ingiustizie e discriminazioni sessiste ancor prima che nascesse una coscienza collettiva di ciò.
L’Autrice, triestina di nascita, vive vicino a Orvieto, ha insegnato per lungo tempo e ha un passato di femminista dagli anni Settanta. Il libro, frutto di lunghi anni di studio e ricerche, è un tomo corposo, in cui, in circa 300 pagine, arricchite da alcune illustrazioni, Zamola presenta figure femminili note e meno note in un excursus storico che spazia dall’età etrusca al primo Novecento e le cui “vicende, pur a volte con risvolti a livello internazionale, hanno avuto luogo nel territorio dell’Italia centrale, prevalentemente tra Umbria e Lazio”.
Le donne che ha scelto come protagoniste di questa narrazione appartengono a tutti i ceti sociali: nobili, popolane, borghesi, sante, accomunate da uno spirito battagliero e dalla volontà “a non piegarsi al destino che la legge del patriarcato ha già deciso per loro, che sia il matrimonio e la maternità o la monacazione”.
Dall’aristocratica etrusca Tanaquil (VII-Vi sec a.C.) alle donne romane, dal Medio Evo di Matilde di Canossa a quello delle Mistiche umbre, l’Autrice riesce a mettere in luce il “lato oscuro e quello sorprendente e costruttivo di Giulia Farnese e Lucrezia Borgia; il pensiero religioso critico di una poeta celebrata come la petrarchista Vittoria Colonna; le capacità di tessere trame, intrighi, ma anche di governare per interposta persona e creare un papa di Olimpia Maidalchini, fino a celebrare le straordinarie capacità imprenditoriali di Luisa Spagnoli”.
Tante donne, tanti secoli, tante situazioni, un percorso attraverso la storia delle donne. Tutte accomunate dalla forte volontà di spezzare le catene della società in cui vivevano e che volevano per la donna un ruolo di secondo piano o peggio di assoluta invisibilità e sottomissione. Un volume per riflettere sul lungo e difficile percorso delle donne verso la conquista dei diritti e del giusto ruolo nella società.