Metà dei maturandi in Campania non ha “un livello adeguato di preparazione”. Il “dimensionamento” svantaggia?

(Imagoeconomica)

La Campania segna il primato negativo con la percentuale più alta di studenti maturandi, (rilevata, ieri 15 giugno, ed i cui esami si terranno il 21 giugno 2023) con i risultati peggiori alle prove scritte Invalsi, pari al 65% degli studenti giudicati “inadeguati”. Questo dato, nettamente superiore alla media nazionale del 48%, evidenzia le notevoli differenze territoriali e culturali tra il Nord e il Mezzogiorno (https://www.orizzontescuola.it/maturita-2023-oltre-la-meta-dei-maturandi-in-campania-non-ha-un-livello-adeguato-di-preparazione-dati-invalsi-openpolis/).

Addirittura i capoluoghi, Napoli e Caserta si trovano in una situazione particolarmente critica, con oltre un terzo dei maturandi con “risultato di livello 1, molto debole”, anche se altri capoluoghi della Campania, come Avellino, Salerno e Benevento, “non registrano risultati molto più confortanti”. “Tuttavia, non tutto è perduto” afferma il commentatore di Orizzonte scuola.  Ci sono esempi virtuosi… tra cui “Procida, la quale, nonostante la difficoltà dell’isolamento, ha la percentuale più alta nell’area metropolitana partenopea di maturandi con livello 5 nell’Invalsi”. “La disuguaglianza nella preparazione degli studenti, il fallimento evidente in certi territori e le lucciole di speranza in altri, indicano la necessità di una riflessione profonda e un’azione risolutiva.” Questa situazione ci lascia certamente pensosi, a tutti i livelli tutta la comunità regionale e del Sud-Isole per ripristinare il funzionamento del nostro sistema educativo che importanti decisioni di politica economica potrebbero addirittura trascinare in basso qualunque chance del raggiungimento di obiettivi minimali. La stessa Rivista di Orizzonte Scuola, sopra citata, offre un canovaccio di ragionamento sul Dimensionamento scolastico. E’ un problema che pone il Governatore della Campania de Luca che registra nel dimensionamento scolastico un taglio di 88 milioni di Euro, anche se, bisogna dare atto che il Ministro Valditara ribatte che le risorse saranno reinvestite

Le preoccupazioni delle Regioni sulla riforma
Sono dell’avviso che le fusioni delle scuole, in ogni ordine e grado dell’istruzione, in questo contesto di nuova crisi globale con incognite dalla portata finora imprevedibile e incommensurabili, debbano essere l’ultima opzione o arma da usare per risparmiare a favore della progettualità della crescita globale anche quella meno imparentata al PIL. La generazione di questa area di Paese, alla quale appartengo ha dovuto superare grandi sacrifici per essere stati al centro di politiche che definirei non dissimili, almeno alcune di esse, da quelle preunitarie della storia italiana. Una costante è che gli “stabilimenti” dell’istruzione non erano diffusi (https://www.ildenaro.it/barbiana-e-castellammare-di-stabia-diverse-per-le-statistiche-socio-economiche-ma-non-per-lanalisi-di-don-milani/).

Sui processi formativi,oggi, bisogna addirittura creare, a parte, variegate aree di formazione di “scorte di ferro”, cioè quelle di piena emergenza, quelle che gli esperti di economia e gestione delle imprese devono essere disposti addenominare, non solo per i beni e servizi dei processi produttivi, ma anche nella formazione delle risorse umane. Per essebisogna impegnare dovizie di risorse personali e strumentali da considerare, comunque dei veri e propri investimenti che rendono anche per il caso di momenti emergenziali, alla stessa maniera dell’uso delle scorte di ferro dei processi produttivi.I vigili del fuoco, le forze dell’ordine e similia, gli infermieri ed i medici, il personale giudiziario devono, assicurare anche la possibilità di coprire i vuoti di cambiamenti epocali, che stiamo vivendo, oltre che i normali avvicendamenti, che purtroppo essi stessi non sono assicurati.

Quindi,nel concreto anche per le Regioni italiane c’è preoccupazionedi assicurare il numero minimo di 961 studenti richiesti per evitare la fusione delle scuole. In particolare, la Campania rischia di subire una riduzione di 120 istituti, passando dagli attuali 959 a 839.

“Questo scenario suscita timori riguardo alle scuole del Sud e dei centri montani, che potrebbero trovarsi distanti dai loro paesi e subire un aumento del numero di alunni per classe, a scapito dell’efficacia dell’azione educativa. “Le scuole del Sud e dei centri montani – argomenta Nota Iolanda Molinaro, assessore all’Istruzione del comune di Vallo della Lucania – saranno quelle maggiormente pregiudicate. Si tornerà ad avere istituti che distano chilometri dal proprio paese e la riduzione dei docenti e del personale Ata imporrà un aumento del numero di alunni nelle classi a discapito dell’efficacia dell’azione educativa“.

Le rassicurazioni del ministro dell’Istruzione (riprese da Orizzonte Scuola)
Ma il ministro Valditara rassicura: “sulla questione del dimensionamento credo ci sia stato un grande equivoco, nessuna scuola, intesa come struttura, insegnanti, banchi, chiuderà”.

“Si tratta di una riforma obbligata, anche in linea con quanto definito dal precedente governo in accordo con la Commissione Europea – ribadisce il ministro -. Noi in Italia abbiamo qualcosa come 866 reggenze, nell’arco di 9 anni avremo un dimensionamento che interesserà circa 700 autonomie in tutta Italia. Ma questo ci consegnerà di dare dignità a quelle reggenze, trasformandole in unità giuridiche dotate alla dirigenza a tutti gli effetti”.

“I dirigenti – aggiunge il Ministro Valditara – non dovranno più stilare più bilanci relativi alle reggenze e cadranno i vincoli minimi di studenti per istituire un’autonoma scolastica. Per le scuole di montagna ci potrà essere un’autonomia scolastica con solo 100 studenti. Spetterà alle singole Regioni la decisione di come compensare. Quindi non c’è chiusura di plessi ma eliminazione progressiva delle reggenze. Grazie ai risparmi che otterremo in nove anni in un percorso che avrà inizio nel 2024-25 – conclude – avremo 88 milioni di euro di risparmio da reinvestire, specie nel personale”

Il bilancio e il futuro dell’istruzione (ripreso da Orizzonte scuola)
“La riforma del dimensionamento scolastico porterà risparmi che, nel corso di nove anni, ammontano a 88 milioni di euro, che, afferma il Ministro, potranno essere reinvestiti nell’istruzione, soprattutto per quanto riguarda il personale. Il ministro dell’Istruzione sottolinea che la riforma è necessaria e permetterà di migliorare l’efficienza delle scuole, adeguandole alle necessità attuali e garantendo una migliore gestione delle risorse”.

Spero di comprendere la cosa quando vedremo migliorare, sullo sfondo del nuovo “dimensionamento”, i livelli adeguati di preparazione.