Elezioni amministrative: chi ha perso è stato il senso civico degli italiani chiamati al voto

Ieri pomeriggio, terminate le operazioni di voto, è iniziato, pressoche in prosieguo, lo scrutinio delle schede votate. Certamente per qualche giorno i mezzi dell’ informazione avranno di che occuparsi, ovvero spazi nei quali dare forma a imitazioni inadeguate delle Tribune Politiche post voto dei tempi che furono. Chi dovesse commettere l’ imprudenza di seguirne qualcuna, ne uscirebbe ancora più frastornato e demoralizzato di quanto giá non lo fosse prima di accendere la TV. Come succede sempre dopo ogni consultazione elettorale, i candidati cercheranno di argomentare, ciò sarebbe normale se si conservasse in ogni frangente almeno un minimo di onestá mentale, sul perchè dell’esito per loro infausto del confronto appena concluso. Nota bene: non useranno, quei politici, mai la parola sconfitta, piuttosto si prodigheranno a definire i risultati con l’espressione più corretta “non positivi”. La sconfitta, quella vera, nella sostanza dei fatti pesa più di un macigno, oltre a essere praticamente inattaccabile da ogni parte. Aggiungendo che e, oltre gli elettori, sta travolgendo il Paese. I primi, in quanto non esprimendo il voto, sono molto simili ai rei confessi, Così facendo, danneggiano prima di tutto loro stessi, pressochè nello stesso tempo anche l’Italia, che fornisce così un numero di spunti sempre maggiore per essere paragonata a una piuma al vento. Peraltro non sono stati quelli delle votazioni giorni favoriti dal bel tempo che avrebbero fatto scendere in campo l’attenuante generica per i cittadini di aver ceduto al Canto delle Sirene di una gita fuori porta. Una prima risposta che potrebbe seguire a tali constatazioni è che in altri paesi, in molti casi, va ancora peggio. Affermazione avvilente, perchè probabilmente anticipa l’asserzione che non ci sarebbe niente di strano a giustificare una gara disastrosa per stabilire quale delle popolazioni si possa aggiudicare il triste primato dell’agire irresponsabilmente o quasi. Ciò detto, è senz’altro lo spirito del tempo che porta a tali conclusioni e è triste ammettere che popolazioni meno progredite, almeno secondo i criteri di classificazione più diffusi, farebbero l’impossibile pur di poter dar vita alla libera espressione delle proprie convinzioni, in particolare quelle che concernono l’argomento da chi si vorrebbe essere governati. Non è neppure il caso di esemplificare quanto riportato innanzi, tanto è diffusa quella piaga nel mondo. C’è un altro aspetto della vicenda che porta conseguenze che nessuno vorrebbe trovarsi a gestire. Ciò in quanto sono inconsistenti corollari di operazioni contrabbandate come bevanda magica, che sono invece palesemente inefficaci. Salvo che non accada un’ improbabile miracolo, dalla cabina di comando di ITA e di Alitalia, aziende diverse, è bene ricordarlo, con l’ ingresso nei cieli della prima il problema del trasporto aereo di stato è risultato raddoppiato. Con esso il danno apportato alle casse dello stato, quindi ai contribuenti. La vicenda ormai ha assunto toni e dimensioni che non dovrebbero essere ipotizzate nemmeno per assurdo in una realtà come quella italiana. Quel che è ancora più preoccupante è che il caso non è isolato. Sui tavoli di lavoro del Ministero dell’ Industria, sono un centinaio i dossier delle crisi aziendali in attesa, chi da più tempo e chi da meno, di essere risolte. Senza nulla togliere alle priorità di far da sponda a tante, ormai troppe, situazioni di disagio che da troppo tempo stanno assillando gli italiani. Perchè gli stessi possano riprendere a vivere con la V maiuscola, possibilmente in patria, non esiste altro sistema, oltre quello di far si che la produzione riprenda in pieno. Placebo di altro genere servirebbero solo a far perdere tempo, quindi non si ritornerebbe quanto meno al livello in essere prima della pandemia, anche se non basterà, Dovrà aumentare e non frazioni di punto, anche perché l’ Italia dovrà contribuire, come gli altri stati della EU, alla ricostruzione della prossima nuova entrata nella Casa Comune, l’ Ucraina. Al momento sono sogni, è vero, ma come cantava Mary Poppins, i sogni son desideri. A volte vengono esauditi, però bisogna darsi da fare perchè si realizzino. “Animo, Cipputi”, farebbe dire Altan a Figazzi e il primo risponderebbe: “si, però piano, altrimenti ci multano”.