Il fotografo Claudio Barontini si racconta, mostra a San Giorgio La Molara

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in foto Claudio Borontini

di Chiara Fucci

Dopo il recente successo di “Capolavori dipinti con la luce” – mostra dedicata al pittore Nicola Ciletti – il comune di San Giorgio La Molara (Benevento) con la direzione artistica di Giuseppe Leone si conferma fucina culturale ospitando una nuova mostra, questa volta del fotografo (e non solo) livornese Claudio Barontini che dopo esposizioni in importanti luoghi del mondo presenta per la prima volta una mostra nel Sud Italia, inserendosi con grande entusiasmo nel programma di rilancio artistico e culturale che San Giorgio La Molara sta mettendo in atto. La mostra si intitola  “Claudio Barontini Photos. I volti e la storia” e dà spazio all’esposizione di 60 fotografie in bianco e nero, tra scatti iconici e foto ancora inedite realizzate negli anni da uno dei più noti fotografi italiani contemporanei. L’inaugurazione è prevista il 19 maggio alle ore 17 presso la Pinacoteca Comunale di San Giorgio La Molara, sotto la direzione artistica di Giuseppe Leone. A cura di Alessandro Iazeolla e di Maurizio Iazeolla, la mostra è promossa dal Comune di San Giorgio La Molara con il patrocinio della Regione Campania, della Provincia di Benevento, della Comunità Montana del Fortore e in collaborazione con l’Associazione Culturale Exordium. In questa intervista Claudio Barontini ha raccontato di storie, volti e di un lavoro – quello di fotografo – nato quasi per caso quando, mentre era dedito ad altro, ha iniziato a scattare per raccontare e condividere memorie.

Come è nata la sua passione per la fotografia?
Quando ero adolescente, intorno ai 16 anni, volevo fare il pittore, mi ero infatti iscritto anche a un’Accademia di pittura, però presto mi resi conto che avevo una passione più per la visione della pittura che per lo studio della pittura vero e proprio, quindi lasciai e formai un complesso musicale con un gruppo di quattro amici, all’inizio non sapevamo neanche suonare, poi pian piano ho imparato, ho frequentato il conservatorio e ho cominciato a suonare come bassista con la cantante Milva, sono stato 8 anni nella sua band. All’epoca non me ne rendevo neanche conto ma questo mi ha dato la possibilità di suonare in posti favolosi del mondo come nei palazzetti di ghiaccio in Canada, nel mitico Madison Square Garden di New York, e all’Olimpya di Parigi e anche in posti magnifici in Italia ovviamente. Proprio in questa occasione mio padre, che era un pittore, mi chiese di iniziare a fare foto così da fargli vedere i posti che visitavo e quello che facevo. Comprai quindi la mia prima macchina fotografica reflex e iniziai a scattare foto come un racconto, facevo reportage senza sapere che fossero reportage, così da rivivere con la mia famiglia i luoghi che visitavo. Poi nel 1979 un giornalista del quotidiano Il Tirreno mi chiese di scattare foto ai personaggi che incontravo quando ero in tour a suonare, foto che poi avrebbe pubblicato nei giornali a mio nome, la cosa mi piaceva e cominciai quindi a scattare anche questo tipo di foto. Quando Milva cambiò genere e iniziò a fare teatro, smisi di suonare con lei ma continuai a fare le foto, da lì iniziai a collaborare con i settimanali  come L’Europeo, che all’epoca, negli anni ‘80/90, era uno dei giornali più rinomati, e mi appassionai sempre più, lasciai quindi il basso e presi in mano la macchina fotografica. Poco dopo mi chiamarono Silvana Giacobini e Roberto Alessi e mi chiesero di iniziare a fare foto per i numeri zero della rivista Chi, è da allora che è iniziata la parte più vicina a quella di ora, la prima persona che fotografai per questi servizi fu Clara Agnelli, e da lì molti altri personaggi famosi. Sono stato ad esempio due volte fotografo “ufficiale” di Carlo d’Inghilterra, che da poco è diventato re, e di tantissimi altri, in poche parole erano servizi in cui raccontavo la giornata di questi personaggi e da cui poi traevo foto sia per le riviste che per me, per il mio archivio personale. Quelle che saranno in mostra ad esempio sono scatti che poi ho usato solo per me.

Nella sua carriera ha immortalato attraverso l’obiettivo fotografico molti volti, cosa ricerca nello scatto? E quali crede che siano gli elementi in grado di veicolare la verità e la storia attraverso un volto?
Più che fotografare il personaggio in macchina che sorride, preferisco riprendere la parte più intima e riflessiva della persona, quella che non si intravede quando svolge il proprio lavoro, cerco la semplicità, il personaggio famoso al di là del suo lavoro. Ad esempio se ho davanti Patti Smith, che ho immortalato, non la fotografo con la chitarra sul palco ma cerco di fotografarla in quanto essere umano, mi interessa cioè la quotidianità della persona, la spontaneità e non la “maschera” dell’artista. Questa idea per certi versi mi è nata anche mentre scattavo un’altra foto, quella di Mario Soldati, erano gli anni ‘90, mi chiesero di fare una foto di lui con la penna in mano e lui mi disse ironicamente “ma se a 90 anni non hanno ancora capito che scrivo, allora sono un fallito, no?!”. È questo che mi fece riflettere, in effetti era vero, se il personaggio è famoso è inutile che faccio vedere cosa fa, è una cosa che si sa, e quindi cerco di fotografare la parte più quotidiana, quella al di fuori del lavoro.

La mostra sarà a San Giorgio La Molara, che sta puntando molto sull’arte e sulla cultura, cosa l’ha spinta a esporre in questo paese?
L’idea di una mostra a San Giorgio La Molara è nata perché ho saputo da Maurizio Iazeolla, che ho conosciuto quando sono stato invitato a Benevento a presentare i miei lavori qualche anno fa, che avevano messo su questa Pinacoteca anche come richiamo turistico attraverso la cultura, so infatti anche della scorsa mostra su Nicola Ciletti. Quando Maurizio mi ha proposto un’esposizione ho sposato appieno questo progetto, perché mi piacerebbe molto poter contribuire artisticamente alla divulgazione di un paese, mi entusiasma l’idea di incrementare il turismo attraverso la cultura scommettendo su questi luoghi. Io ho fatto mostre in musei comunque importanti, nel 2019 ho presentato quattro foto anche al CIMA  -Center for Italian Modern Art – di New York (evento Clen Galley di New York), ma non è questo quello che conta, anzi ad esempio l’esposizione a New York l’ho vissuta in maniera distaccata perché non sono andato lì, e invece vivo di più questa mostra a San Giorgio La Molara, dove sono già stato per visitare il luogo e dove ora tornerò all’inaugurazione. Poi sarà anche la mia prima mostra al sud, e la Campania è una regione di fotografi importanti quindi mi piace molto.

Tra le sue fotografie, ce n’è una in particolare a cui associa un episodio, un aneddoto, un momento da ricordare?
Ci sono diversi aneddoti, ad esempio mi ricordo che un pomeriggio mi arrivò una chiamata e mi chiesero se ero disponibile per un compleanno, io risposi ringraziando, che non facevo foto ai compleanni “ma è il compleanno di Robert De Niro!”.  Ovviamente dissi subito di si e, scherzando, aggiunsi che a Robert de Niro avrei fatto anche le foto per il battesimo. Partii immediatamente per questo servizio esclusivo a casa di un cuoco famoso che d’estate soggiorna in Toscana. E mentre si mangiava e si facevano foto per il compleanno di De Niro, arrivò anche Andrea Bocelli con una tastiera sotto braccio e iniziò a suonare in cucina, mi sembrava una scena incredibile: il cuoco che cucinava, Bocelli che cantava e suonava e io che fotografavo De Niro. Fra le foto che sono in mostra ricordo invece il momento dello scatto a Patti Smith, lei arrivò, si sedette in attesa che io le dessi indicazioni. Io invece iniziai subito a scattare perché era perfetta così, non le dissi niente, mi ricordò molto una posa di un dipinto di Amedeo Modigliani (Elvira con il colletto bianco). Scoprii poi che anche lei era un’appassionata di Modigliani e mi resi conto che, allora, forse quella posa  non era del tutto casuale.