I titoli bancari tentano il rimbalzo. L’indice Ftse Italia Banche segna +2,7%.

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Il punto in breve. Piazza Affari: il Ftse Mib segna +1,50%, il Ftse Italia All-Share +1,49%, il Ftse Italia Mid Cap +1,47%, il Ftse Italia Star +1,33%. 

Mercati azionari europei in verde: DAX +0,3%, CAC 40 +0,5%, FTSE 100 +0,6%, IBEX 35 +1%.
Future sugli indici azionari americani in ribasso dello 0,2-0,4 per cento. 
Le chiusure della seduta di ieri a Wall Street: S&P 500 -1,17%, Nasdaq Composite -0,12%, Dow Jones Industrial -1,56%. Tokyo ancora in netto calo con il Nikkei 225 a -2,43%, dopo il -3,71% della seduta precedente. In rosso anche le borse cinesi: l’indice CSI 300 di Shanghai e Shenzhen chiude a -2,93%, a Hong Kong l’Hang Seng a -1,82. 
Euro in recupero contro dollaro dai minimi della notte a 1,0868. EUR/USD al momento oscilla in area 1,09. Inizio seduta poco mosso per i mercati obbligazionari eurozona. Il rendimento del Bund decennale rispetto alla chiusura precedente è stabile allo 0,50%, quello del BTP sale di 1 bp all’1,66%. Lo spread sale di 1 bp a 116. 
I titoli bancari provano un rimbalzo: l’indice FTSE Italia Banche segna +2,7% dopo il -14% circa accumulato nelle prime tre sedute della settimana. Magrethe Vestager, commissario UE alla concorrenza, ha dichiarato al Corriere della Sera che Bruxelles e Roma collaborano costruttivamente per la realizzazione di una bad bank leggera capace di rilevare parte dei crediti deteriorati delle banche italiane. Domani ci sarà un incontro tecnico dopo il piano informale presentato la scorsa settimana dal governo italiano.

Occhi puntati sulla Bce: oggi (14,30) parla Draghi.

 

Borse asiatiche
L’Asia ha tentato il recupero dopo le significative perdite di mercoledì, su due fattori che hanno alleggerito in parte i timori degli investitori: i corsi del petrolio, che nella precedente seduta avevano scambiato ancora ai minimi dal 2003, erano tornati a guadagnare, e il dollaro di Hong Kong si era apprezzato dopo essere scivolato ai minimi di 8 anni e mezzo nei confronti della divisa Usa, in quello che era stato visto come un chiaro indicatore delle aumentate preoccupazioni sul rallentamento della Cina. Prima dell’apertura dei mercati cinesi, oltre tutto, la People’s Bank of China ha iniettato 400 miliardi di yuan (circa 56 miliardi di euro), sotto forma di accordi di reverse-repurchase, nel sistema finanziario del Paese, in quello che è l’intervento più significativo degli ultimi tre anni. 
Complessivamente da inizio anno l’istituto centrale di Pechino ha iniettato fondi in varie forme per 1.000 miliardi di yuan (quasi 140 miliardi di euro). Secondo diversi analisti l’intervento potrebbe essere un sostituto di breve termine per l’abbassamento dei tassi d’interesse. “Dovrebbe essere abbastanza efficace”, ha detto al Wall Street Journal Steve Wang di Reorient Group. E in più in generale le attese sono per un taglio ai requisiti in termini di riserve prima di febbraio (per altro il Capodanno cinese, che quest’anno cade l’8 del prossimo mese, comporta la chiusura delle banche per un’intera settimana). I fattori positivi, però, alla fine hanno perso la loro forza e in particolare il petrolio è tornato a deprezzarsi, regalando performance miste al settore energetico. China Petrochemical Corporation (Sinopec) era arrivata a guadagnare quasi il 3% a Hong Kong su dichiarazioni di Khalid al-Falih, chairman di Saudi Aram co, secondo cui il colosso petrolifero dell’Arabia Saudita starebbe trattando con China National Petroleum Corporation e con la stessa Sinopec per possibili investimenti in Cina e in particolare nel segmento della raffinazione. Tutte le Borse dell’Asia hanno però successivamente virato in territorio negativo e così ha fatto Sinopec (che ha sfiorato una perdita del 5%). Una correzione che si è concretizzata nell’ennesimo declino dell’Msci Asia-Pacific, Giappone escluso, che da giorni viaggia ai minimi dal 2011.
L’unica eccezione in positivo è stata la piazza di Sydney. L’S&P/ASX 200 ha infatti guadagnato lo 0,46% grazie al rimbalzo di titoli proprio del settore energetico (Santos si è apprezzata di oltre il 3%), mentre la seduta è stata contrastata per quelli finanziario e minerario (Bhp Billiton ha chiuso sostanzialmente invariata, mentre Rio Tinto ha guadagnato l’1,62%). 
A Tokyo , ormai stabilmente in bear market, è arrivato un nuovo tracollo: il Nikkei 225, che aveva lasciato sul terreno il 3,71% nella seduta precedente, ha perso il 2,43% mentre a Seoul il Kospi ha limitato le perdite allo 0,27% al termine delle contrattazioni. Azzerati i guadagni iniziali anche sui mercati cinesi: Shanghai Composite (che rimane sotto la soglia psicologica di 3.000 punti) e Shanghai Shenzhen Csi 300 hanno perso l’1,42% e l’1,29% rispettivamente. Si attesta all’1,75% invece il declino dello Shenzhen Composite. Performance simili anche per Hong Kong: avvicinandosi alla chiusura l’Hang Seng perde circa l’1,30% (mentre l’Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento per la Corporate China sulla piazza dell’ex colonia britannica, è in declino intorno all’1,70%).

 

Borsa Usa
Timori per l’economia mondiale e per il calo del prezzo del petrolio. I principali indici a New York hanno chiuso la seduta in forte ribasso. Il Dow Jones ha lasciato sul terreno l’1,56%, l’S&P 500 l’1,17% mentre il Nasdaq Composite ha contenuto le perdite a -0,12%. Nel mese di dicembre l’indice grezzo dei prezzi al consumo è diminuito dello 0,1% rispetto a novembre. Su base annuale l’indice ha registrato un incremento dello 0,7%. L’indice Core (esclusi energetici ed alimentari) ha mostrato una variazione positiva pari allo 0,1% rispetto al mese precedente (consensus +0,2%). Su base annuale l’indice è salito del 2,1%. 
I redditi personali sono cresciuti dello 0,2% a dicembre, a fronte di un calo dello 0,1% rilevato in novembre. I nuovi cantieri residenziali sono diminuiti nel mese di dicembre passando da 1179 mila unità a 1149 mila unità. Il dato è inferiore alle attese degli analisti che si aspettavano un valore pari a 1200 mila unità. Diminuiscono anche le Licenze edilizie scese a 1232 mila unità da 1282 mila unità (consensus 1200 mila unità). 
Sul fronte societario ancora male il settore energetico. Il Wti ha toccato nuovi minimi degli ultimi 12 anni. 
Tra i singoli titoli IBM -4,88%. Il colosso informatico ha pubblicato una trimestrale migliore delle attese ma ha fornito un outlook deludente. Nel quarto trimestre l’utile per azione rettificato è calato del 17% a 4,84 dollari, un dato superiore alle previsioni degli analisti (consensus 4,81 dollari). I ricavi sono diminuiti del 9% a 22,06 miliardi (quindicesimo trimestre consecutivo di flessione) contro i 22,02 miliardi indicati dal consensus. Per l’attuale esercizio Big Blue stima un utile operativo di almeno 13,50 dollari per azione, contro i 15 del consensus. 
Netf lix -0,14%. Il gruppo dei servizi di streaming video ha dimezzato i profitti nel quarto trimestre mentre i ricavi sono aumentati poco meno del previsto a 1,82 miliardi di dollari (consensus 1,82 miliardi). Il numero dei nuovi abbonati è invece cresciuto oltre le attese a 5,59 milioni di unità.
Teekay Offshore Partners -12,15%. Il gruppo specializzato nel trasporto e stoccaggio di petrolio ha tagliato il dividendo trimestrale dell’80% a 0,11 dollari per azione. 
Goldman Sachs -1,87%. La banca d’affari ha chiuso il quarto trimestre con un utile di 765 milioni di dollari, in calo rispetto ai 2,17 miliardi dello stesso periodo di un anno prima. I ricavi sono diminuiti a 7,27 miliardi da 7,69 miliardi. 
Twitter +4,13%. Secondo indiscrezioni, News Corp potrebbe acquistare una quota del social media.

 

Europa
Le principali Borse europee hanno aperto la seduta in rialzo dopo il tonfo di ieri. Il Dax30 di Francoforte guadagna lo 0,5%, il Cac40 di Parigi lo 0,7%, il Ftse100 di Londra lo 0,75% e l’Ibex35 di Madrid lo 0,9%.

Dalla riunione della Bce di oggi non sono attese novità particolari. In Francia la fiducia degli imprenditori sale meno del previsto a gennaio: l’indicatore sulla fiducia negli affari si attesta a 102 punti dai precedenti 101 punti, deludendo le aspettative degli analisti fissate su un indice pari a 103 punti.

Sul fronte societario Deutsche Bank -4%. La banca tedesca prevede di registrare nel quarto trimestre un rosso di 2,1 miliardi di euro, a fronte di perdite nette nell’intero 2015 per 6,7 miliardi. La performance annuale è stata condizionata prevalentemente dai 5,8 miliardi di euro di svalutazioni sulle attività di investment banking e sulla dismissione di Postbank annunciate nel terzo trimestre. Negli ultimi tre mesi dell’anno, invece, il colosso bancario tedesco ha registrato aggravi da contenziosi per 1,2 miliardi di euro.

 

Italia
I titoli bancari provano un rimbalzo: l’indice FTSE Italia Banche segna +2,7% dopo il -14% circa accumulato nelle prime tre sedute della settimana. In netto rialzo troviamo UniCredit +3,7%, BPER +3,1%, Banco Popolare +3,2%,Banca Carige +12,8 9% (asta di volatilità). Banca MPS (+19%) rimbalza con decisione: il premier Matteo Renzi ha dichiarato al Sole 24 Ore che a questi prezzi la banca senese è un affare per chiunque volesse acquisirla, meglio sarebbe se fosse italiano. 
Recuperano terreno Mediaset +4,6%, Telecom Italia +2,8%, Ferrari +2,9%. Moncler (+2,4%) in verde: Citigroup avvia la copertura sul titolo con raccomandazione BUY. 
Problemi in avvio di seduta per Saipem (-6,23%, asta di volatilità) che riesce ad entrare in contrattazione continua solo dopo le 09:20 per eccesso di ribasso in fase di apertura. Ieri dopo la chiusura del mercato la società ha comunicato che l’aumento di capitale da €3,5 miliardi prenderà il via lunedì prossimo, 25 gennaio 2016. Oggi si riunirà il cda chiamato a decidere il prezzo cui saranno emesse le nuove azioni. Dall’altro ieri circolano indiscrezioni sullo sconto che sarà applicato alle nuove azioni: si parla del 35-40 per cento, ma alcuni analisti si spingono a ipotizzare un 40-50 per cento.

Giornata da panic selling ieri a Piazza Affari. L’indice Ftse Mib nel pomeriggio è sceso sotto la soglia dei 18.000 punti, che in chiusura di seduta erano stati violati l’ultima volta a dicembre del 2013.

L’indice Ftse Mib ha chiuso con un tonfo del 4,83% a 17.967 punti. 
A picco, in particolare i titoli delle banche, ma non solo.
Banco Popolare ha ceduto il 10,87% a 8,685 euro, Popolare dell’Emilia Romagna il 7,29% a 5,21 euro, Popolare di Milano il 6,52%, Intesa Sanpaolo il 5,5% a 2,54 euro, Unicredit il 7,76% a 3,706 euro. 
Terzo tracollo consecutivo per Mps che ha mostrato un tonfo del 22% a 0,51 euro aggiornando nuovamente i minimi storici. Il titolo dell’istituto senese da inizio anno ha lasciato sul parterre di Borsa oltre 50 punti percentuali. Ma non solo le banche hanno sofferto. La nuova discesa delle quotazioni del petrolio e le deboli indicazioni arrivate da Shell hanno pesano sul settore oil con Eni che ha ceduto il 3,33% a 12,16 euro, il livello più basso da agosto 2011. Le vendite hanno colpito tutti i settori: nell’automotive cadute per FCA (-6,34%) e Ferrari (-6,7%), mentre nelle tcl Telecom Italia ha perso il 6,73% scivolando sotto quota 1 euro. Ieri Telecom era stata protagonista di un balzo del 4,7% in scia alle indiscrezioni di stampa sull’incontro tra Matteo Renzi, Pier Carlo Padoan e i vertici della Cassa Depositi e Prestiti che avrebbero fatto il punti sul consolidamento del mercato delle telecomunicazioni. 
Tonfo di Saipem (-10,43%) che accelera sull’aumento di capitale da 3,5 miliardi di euro.

 

I dati macro attesi oggi
Giovedì 21 gennaio 2016

05:30 GIA Indice attività industria nov;

08:45 FRA Indice fiducia imprese gen;

13:45 EUR Riunione BCE;

14:30 EUR Conferenza stampa Draghi (BCE);

14:30 USA Richieste settimanali sussidi disoccupazione;

14:30 USA Indice Philadelphia Fed gen;

16:00 EUR Indice fiducia consumatori (flash) gen;

17:00 USA Scorte settimanali petrolio e derivati