Sarà la primavera che da sempre rinnova tutto quanto vive e vegeta sul pianeta, certo è che aprile si sta dimostrando foriero di novità di ogni genere in tutto l’orbe terraqueo. Per non disperdere energie, è opportuno osservare quanto accade in Italia e quanto stanno facendo coloro che ne reggono le sorti, sia in patria che fuori dei suoi confini. Ancora una volta pare risulti confermato l’adagio dei villici i quali, quando vanno in città ,si vestono per “comparenza”, ovvero per apparire sicuri all’ occhio degli inurbati. Sta succedendo così che nel fine settimana in corso la Premer Meloni sia volata in Etiopia e altri italiani facenti parte dell’ esecutivo o che rivestono altri incarichi strategici, stiano cercando di mettere quanto più grano è possibile nella botte.
La Primo Ministro, lungi dal volere emulare quanto fa l’assassino, che si dice torni sempre sul luogo del delitto, è andata in Etiopia. Quello stato africano alle generazioni che hanno da poco raggiunto l’età pensionabile, non riporta alla memoria granché. Non così per quegli italiani, molti dei quali oramai passati a miglior vita, che parte della stessa la trascorsero proprio nell’ Africa Equatoriale. Così era denominata talvolta quella parte del Continente Antico, soprattutto durante il ventennio fascista, quando il delirio coloniale che già si era impossessato di buona parte dell’ umanità più (?) civile, si impadronì della volontà del Duce del Fascio. Ancora oggi in quel paese la lingua italiana è parlata dalla maggioranza della popolazione e ancora esistono un po’ dovunque all’interno dei suoi confini, specialmente nella capitale Addis Abeba, strutture commerciali o di ricreazione definite con termini evocanti lo spirito del periodo. È facile così imbattersi in retaggi culturali del passato di chiara impronta italiana del genere Cinema Impero, Caffè Roma e simili. Quel paese fu una delle colonie italiane più importanti e ancora oggi esiste un feeling particolare tra quella popolazione e quella italiana.
L’ importanza del viaggio della Capo del Governo in quella regione è che la sua presenza varrà a instaurare un rapporto nuovo tra i due paesi, alla pari. Sarà quasi una concretizzazione del brano di una nota canzone napoletana di Fausto Cigliano: “scurdammece o passato”, dimentichiamo il passato, e avanti a collaborare, perché i tempi sono maturi. Lasciando la Premier globetrotter in compagnia delle “faccette nere” con l’augurio che possa concludere buoni accordi di ogni genere, è d’ obbligo spostare l’attenzione su altri contesti istituzionali internazionali. Ai loro tavoli l’argomento finanziario fa convergere l’ interesse di tutti o quasi i paesi che, in qualche modo, al momento stanno affrontando problematiche legate a quello strumento dell’ economia. L’evento è la somma di più riunioni: quella del G20, l’incontro informativo del FMI e le varie occasioni di confronto create intorno alle prime dalle società di rating. L’ Italia è presente ai lavori del FMI in persona del Governatore della Banca d’ Italia Visco e a quelli del G20 con il Ministro per l’ Economia Giorgetti. Seppure in qualità di Commissario Europeo all’ Economia, è presente anche l’ex Premier Gentiloni. Al di là delle novelle intrinsecamente buone, i tre economisti italiani hanno saputo presentare le stesse in maniera che apparissero ancora più importanti. In effetti hanno descritto, ciascuno per le proprie competenze, cosa ha fatto il Paese e cosa intenda fare nel futuro immediato e nel medio lungo termine. Si vedrà al ritorno dalla tournée la consistenza dei risultati che porteranno a casa quei tre intrepidi. Una prima conclusione si può trarre invece subito, senza timore di allontanarsi dalla realtà.
L’ Italia ha riconquistato credibilità e fiducia a ampio raggio e ora deve stare solo attenta a non fare passi falsi. Mentre il quadro economico porta a credere che veramente il Paese possa essere definito a buona ragione resiliente, non accade lo stesso per quanto concerne il quadro politico. Senza entrare nei particolari della questione, fin troppo evidenti, bisogna prendere atto che, all’ interno dei confini del Bel Paese, è presente un numero consistente di persone senza qualità, come il personaggio del romanzo di Musil. Gli stessi accampano legittimazioni all’esercizio del potere fondate su arroganza e vaniloquio. I fatti recentissimi avvalorano tale postulato e evidenziano anche che quanti aspirano a succedere a costoro, parlano la loro stessa lingua se non ancor più sguaiata e sgrammaticata. Intanto il tempo passa e il vento non potrá continuare a soffiare sempre a favore. È bene perciò profittare dell’ abbrivio e avanzare. I treni straordinari passano una volta sola. Il PNNR è uno di essi, meglio è un unicum George Marshall, l’ autore dell’omonimo piano di ricostruzione del dopoguerra sarebbe legittimato a esclamare: “ai miei tempi…” E non starebbe mentendo..