A che punto è la pace nel mondo. Per ora i conflitti, di ogni genere e specie, continuano a dilagare

Su quanto sta accadendo sulla faccia della terra da qualche anno, si può provare a fare considerazioni a tutto campo. Del genere di quelle che potrebbe elaborare il marziano atterrato a Roma immaginato da Ennio Flaiano negli anni ’50. Tanto nell’ipotesi che questi, dopo oltre mezzo secolo, con un pizzico di nostalgia per La Dolce Vita, decida di ritornare sulla Terra. Questa volta con il proposito di non fermarsi solo nella città eterna, ma di fare anche delle escursioni sull’ intero pianeta. Sempre che, rendendosi conto dal suo particolare osservatorio di come stia girando il globo terraqueo, non dica a se stesso che non ne vale la pena. Con la conseguenza di rinviare quel proposito a tempi migliori, con l’augurio che si decidano di ritornare presto. La prima considerazione che, con nostalgia, sarebbe indotto a fare, riguarderrebbe la fine che ha fatto la Dolce Vita, quella narrata da Fellini nel film omonimo. L’ alieno, tenendosi in stand bay a debita distanza dal pianeta, si accorgerebbe che quel tipo di vita è rimasta solo nei ricordi di qualcuno avanti negli anni. Per i più giovani la fantasia si sposterebbe su qualcosa realizzata in pasticceria, stante il fatto che, a ogni latitudine, ormai da tanto tempo, non vengono riconosciuti altri significati a quell’ espressione. La constatazione del marziano, tesa a inquadrare con una nota di sarcasmo amaro il contesto, sarebbe che non è in atto nessuna guerra mondiale, pur essendo buona parte dei paesi della comunità terrestre tormentata da ogni tribolazione, da quella politica a quella economica, passando per quella sanitaria. Nello spazio da esse determinato c’è di tutto, quindi la normale routine è l’ eccezione e non la regola. Nel dettaglio, l’extraterrestre non farebbe fatica a realizzare che gran parte dei leader, soprattutto a oriente, probabilmente dopo aver rinfrescato la memoria con la lettura dei vari romanzi i cui protagonisti sono Gengis Khan, Taras Bulba e altri del genere, si siano proposti di dimostrare al mondo che la sua leadership deve essere localizzata a Oriente. Aggiungendo che di tutto ciò l’ Occidente deve farsene una ragione, volente o nolente, almeno di tanto sono convinti quegli aspiranti papa laici.
É possibile far guerra con armi non convenzionali, anche se esse spesso non escludono l”uso anche di quelle tradizionali. Cominciando dalle guerre di religione, meglio sarebbe rettificare quella qualifica in farsescamente definite tali, che prevedono paradossalmente, nonchè comportano effettivamente, stragi che coinvolgono anche altre persone del tutto estranee ai fatti. Ciò solo per una interpretazione molto soggettivia di scritture sacre come il Corano. In realtà, si sposti l’attenzione su Afghanistan, Iran e anche su altri paesi in altri continenti come l’ Africa o su altre realtà sociali quale quella latinoamericana, e si capirà che tali espressioni geopolitiche sono accomunate da ben altro che identità di vedute politiche o religiose. Il fil rouge che le tiene insieme è ben altro: si chiama droga. Quel filo sarebbe meglio definirlo d’oro, pur essendo la povertà, meglio lo stato di indigenza, il segno distintivo di ognuna di quelle realtá.
Il perché si ricava in men che non si dica. Non avendo la maggioranza di quei Paesi conosciuto mai cosa è sottinteso al concetto di democrazia, sono costretti a accettare che venga messa in uso la demagogia. Quest’ ultima, negli stati di cui sopra è fatto cenno, è giusto un gradino sotto alla tirannia. Non quella praticata agli albori della civiltà occidentale da Dionigi a Siracusa, definibile, paragonato a quanto accade di questi tempi, un sovrano particolarmente rigido nella gestione.del potere. Quanto fanno i talebani e altri come loro, che hanno creato una falsa teocrazia, sapendo bene che non ha senso proporre, all’inizio del terzo millennio, un ordinamento del genere, in realtá una vera e propria dittatura e in quanto tale violenta. Essa permette a chi la impersona di avere in mano tutti gli strumenti di comando e di potere, anche quello di vita e di morte. Approfondendo l’argomento, il marziano impiegherebbe poco a concludere che, da quando atterrò la prima volta a metà del secolo scorso, sulla terra si sia verificato un ritorno al passato. Aveva attinto notizie che cose del genere sulla Terra erano accadute tanti anni fa, quindi la spiegazione della loro ripresa doveva essere interpretata almeno in due modi alternativi. O che l’orologio di Kronos abbia cominciato a girare all’indietro come quello del Bianconiglio in Alice nel Paese delle Meraviglie, oppure, molto più probabilmente, che, all’inizio del terzo millennio, parte dell’ umanità abbia imboccato la strada maestra della reazione o, ancora peggio, della restaurazione. Deducendo quindi che il fenomeno della emigrazione a tutti i costi è una forma particolare di schiavismo, seppure organizzato a rovescio. Più precisamente, concluderebbe tra se e se l’alieno, non c’è bisogno più che lo schiavista debba impegnarsi a catturare gli indigeni da caricare su una nave destinata ai paesi cosiddetti avanzati. Al contrario, sono quei derelitti dei tempi attuali che si offrono come schiavi e pagano, non poco, chi promette loro di trasferirli con imbarcazioni fatiscenti. Le stesse che difficilmente arriveranno integre all’approdo nella terra promessa. Se e quando arrivano a destinazione, il più delle volte quei disperati trovano a accoglierli loro connazionali che si propongono come negrieri sotto mentite spoglie, in chiave attuale i famigerati caporali. Gli stessi, a pagamento, propongono loro di lavorare nelle stesse condizioni che erano affrontate in America dai piantatori di caffè o di cotone ben due secoli orsono. Il tutto senza alcuna forma di legalità, rimanendo completamenti invisibili all’ufficialità del paese in cui si fermano e quindi al fisco. Intanto la strage quotidiana di quanti di loro finiscono in mare per annegarvi, è enorme e non c’è nessuna controindicazione a definire quanto illustrato un evento bellico. A questo punto il marziano, avendo preso atto di quanto sopra scritto, si troverebbe in una condizione di forte delusione. Farebbe quindi tra sé e sé una breve pausa di riflessione. Subito dopo, girata completamente la prua dell’astronave, riprenderebbe la via- non quella lattea -di casa. C’è da scommetterci che, sconsolato, cercherebbe di non abbattersi del tutto, pensando: “sarà per un’ altra volta”. Completando subito con: “se e quando dovesse ritornare la curiosità di conoscere gli sviluppi terreni”.