Case green, ok del Parlamento Ue. Target di efficienza energetica più alti ma più flessibilità per gli Stati

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ia libera dal Parlamento Ue – con 343 voti a favore, 216 contrari e 78 astenuti – alla revisione della direttiva sulla performance energetica degli edifici, la cosiddetta Epbd sulle Case Green. La sessione plenaria del Parlamento, riunita a Strasburgo, ha di fatto confermato l’impostazione del testo uscito a febbraio dalla commissione Industria ed energia (Itre). Il Parlamento potrà ora iniziare i negoziati con il Consiglio Ue e la Commissione (triloghi) per concordare il testo finale.

Che cosa prevede il mandato negoziale
Il Parlamento europeo, riunito a Strasburgo, ha di fatto confermato il testo della revisione della direttiva sulla performance energetica degli edifici, la cosiddetta la cosiddetta Epbd sulle Case Green, uscito dalla commissione Industria ed energia a febbraio. Allora il cuore del compromesso raggiunto tra i deputati prevedeva target di efficienza più alti in cambio di maggiore flessibilità per gli Stati membri. Per quanto riguarda gli edifici residenziali esistenti i target sono stati portati – rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea – alla classe E entro il 2030 e alla classe D entro il 2033. Tra gli elementi di flessibilità aggiunti alla proposta iniziale spicca l’eliminazione delle sanzioni, che ogni Stato membro potrà decidere se prevedere o meno. Inoltre su un 15% del parco immobiliare gli Stati membri potranno decidere di applicare target ad hoc, con clausole speciali per gli edifici storici o di pregio, anche non ufficialmente protetti. Ecco, nel dettaglio, tutte le modifiche approvate dalla commissione Itre, come confermate oggi dal Parlamento europeo nel suo insieme:

Target più alti ma sanzioni cancellate e più flessibilità
Target di efficienza energetica più alti per gli edifici residenziali esistenti: classe E entro il 2030 e classe D entro il 2033. La proposta della Commissione europea prevedeva una classe F entro il 2030 e una classe E entro il 2033. In cambio è stata concessa molta più flessibilità agli Stati membri, compresa la completa eliminazione delle disposizione sulle sanzioni, che ogni Paese sarà libero di adottare a sua piacimento. La Commissione europea potrà concedere, su richiesta motivata di uno Stato membro, di applicare un approccio alternativo per adempiere all’obbligo di raggiungere i livelli di prestazione minima energetica. Gli Stati membri potranno così adeguare i target di efficienza a parti specifiche o particolari sottosegmenti del parco immobiliare, per ragioni che includono la fattibilità economica e tecnica e la disponibilità di manodopera qualificata. Questo approccio alternativo potrà essere applicato a un massimo del 15% degli edifici redisenziali e non si applicherà dopo il 31 dicembre 2034. “I condomini, nei quali più del 50% delle abitazioni sono tipicamente locati, non possono beneficiare dell’adeguamento di cui al comma precedente”, si legge. Prevista anche una salvaguardia per gli affittuari, per stabilire che nessun lavoro di ristrutturazione potrà iniziare fino al termine dei contratti. Maggiore flessibilità per l’applicazione della direttiva agli edifici storici o con meriti archetettonici, ma non ufficialmente protetti: gli Stati membri potranno scegliere la classe energetica migliore tecnicamente ed economicamente più raggiungibile.

Salvaguardia degli edifici storici
Rafforzata la salvaguardia per gli edifici storici e i monumenti. Gli Stati membri potranno decidere “di non fissare o di non applicare” i requisiti minimi di prestazione energetica agli edifici ufficialmente protetti in virtù dell’appartenenza a determinate aree o del loro particolare valore architettonico o storico, nella misura in cui il rispetto di determinati requisiti minimi di prestazione energetica implicherebbe un’alterazione inaccettabile del loro carattere o aspetto AUMENTO TARGET PER PA. POSSIBILE ESCLUSIONE CASE POPOLARI Gli edifici della pubblica amministrazione dovranno raggiungere entro il 2027 la classe energetica E, invece che la F come prevede la proposta della Commissione europea; ed entro il 2030 la classe energetica D invece che la E. Gli Stati membri potranno esentare le CASE popolare dall’obbligo di ristrutturazione se tali lavori “non sarebbero neutri in termini di costi o comporterebbero aumenti dell’affitto per le persone che vivono in alloggi popolari”, si legge.

Anticipato il target zero emissioni per i nuovi edifici  
Anticipare l’obiettivo emissioni zero per gli edifici di nuova costruzione della pubblica amministrazione, dal 2027 al 2026, e per tutti gli altri edifici di nuova costruzione, anche residenziali, dal 2030 al 2028. Un atto delegato della Commissione Ue, che dovrà essere adottato entro il 2025, dovrà specificare i requisiti di consumo energetico per gli edifici a zero emissioni, suddivisi per zone climatiche e tipologia di edifici. FONDO AD HOC E RIDUZIONE IVA Arriva un nuovo Fondo ad hoc per le ristrutturazioni edilizie in chiave energetica, alimentato dal bilancio europeo, dalla Banca europeo per gli investimenti (Bei) e dagli Stati membri; e la possibile riduzione dell’Iva su servizi e prodotti per le ristrutturazioni. L’emendamento approvato delinea un elenco di tre misure, non esaustivo, da cui gli Stati membri possono attingere: un nuovo Fondo alimentato dal bilancio Ue, dalla Bei e dagli Stati membri per aumentare gli investimenti pubblici e privati a disposizione; una riduzione dell’Iva per servizi e prodotti, incluso l’efficientamento energetico degli edifici o di componenti degli edifici; l’uso di fondi comunitari. Il fondo ad hoc è chiamato Energy Performance Renovation Fund e potrà essere integrato in altri programmi di assistenza Ue.