Einaudi parlò e scrisse del buon governo. È evidente che le sue sono rimaste prediche inutili

Quanti siedono ai posti di comando della nave Italia sanno generalmente mantenere la rotta giusta quando incrociano in acque internazionali. Non riescono a fare altrettanto se essi sono al largo del Mare Nostrum, almeno tra quelle onde che bagnano le coste del Paese. Tanto è successo mentre era in carica il governo precedente e sta succedendo anche ora per quello attuale. Accade che sia il Primo Ministro che quello degli Esteri, in trasferta riescano a dare il meglio delle loro capacità, almeno tanto si è verificato quando é stato operativo l’ esecutivo precedente e altrettanto, se si cerca di essere il più possibile obiettivi, sta succedendo per quello attuale. A Roma, nei palazzi in uso all’uopo e in ogni angolo del Paese. quando chi gestisce il potere, che sia stato eletto dal popolo oppure no, opera all’esterno. Di consiguenza quel potente di turno si reca da solo, accompagnato o in ordine sparso insieme a altre personalitá, nelle varie parti del Giardino d’ Europa adotta un comportamento completamente differente. C’è da segnalare che nella civiltà contadina è ancora oggi in uso adottare un comportamento ben definito per ogni situazione, giusto per “saper campare”. Uno di essi indica che a casa si può mangiare anche pane e cipolla, se necessario, ma nelle occasioni che dovessero richiederlo, non bisogna “scomparire”, cioè essere da meno degli altri convenuti. Aggiungendo che tanto è per rispetto del “decoro”, altrimenti “parrebbe brutto”. Fanno riflettere tanto scomparire, quanto decoro e brutto. Il primo è l’equivalente di essere tolti dal novero delle persone che si distinguono nel senso buono del verbo. Decoro, inoltre, non è esibizione di lusso, significa presentarsi in societá in maniera adeguata, almeno al minimo della sufficienza. Parere brutto, infine, è la versione rurale di fare brutta figura. Il Professor Einaudi, quando scrisse con chiarezza esemplare del Buon Governo, è molto probabile che lo abbia fatto condizionato dalle origini contadine, precisamente delle Langhe, territorio considerato dappertutto il non plus ultra per la morigeratezza del modo di vivere dei suoi abitanti, sotto ogni aspetto. Senza che mai quel gigante del pensiero liberale trascurasse di improntarsi al buon senso, più precisamente rispettando sempre uno dei canoni del suo pensiero, conoscere per deliberare. Sconsolato e certo disilluso, quel Presidente della Repubblica sarebbe rimasto fedele alla sua formazione fino alla fine. È storia che, durante una cena al quirinale, per evitare di sciupare una pera, egli la dividesse a metà con Mario Pannunzio, suo ospite insieme a altri giornalisti. Dell’ importanza di essere parchi diede conto anche nel suo scritto Prediche inutili. Al dunque. Sono anni ormai, partendo dalla fine del decennio dei ’60, che la politica nel Paese.ma non solo essa, ha fatto marcia indietro, passando da professione o arte secondo alcuni, a mestiere. Quel che è peggio, passi la sfumatura, la figura dell’uomo politico si è ritrovata svilita in quella del politicante o, ancora peggio, del mestierante di quella vera e propria scienza. Nel villaggio è definito anche “guastamestieri” e è colui che non è all’ all’altezza di svolgere il compito per cui si propone. Se ne sta avendo prova, come minimo perché quanto accade è in grado di mettere in uno stato di imbarazzo chi vuole con convinzione e orgoglio continuare a proclamarsi Italiano. Ciò in quanto, in particolare in questo momento più che difficile gia di suo, tutti i poteri dello stato si sono posti stabilmente l’un contro l’altro armati. Sono arrivati a livello quasi surreale le scaramucce su problemi gravi che richiederebbero serietà e coesione delle varie gerarchie o caste deputate a tenere ben strette le redini del Bel Paese. Quanto da tragedia ormai è arrivato a livello di sceneggiata, il naufragio del barcone carico di disperati al largo di Cutro, più di tutti si sta mostrando una squallida testimonanianza di quanto accennato sopra: a voler essere buoni lo si può definire un pastrocchio. Si aggiunga al tutto la scorrettezza anche formale del comportamento dell’ esecutivo nella trasferta show in quel piccolo centro: non rendere partecipi le autorità locali, provinciali e regionali di quanto si andava a concertare. Nel contado descrivono situazioni del genere dicendo: ” padrone, va fuori, perchè devo entrare io”, sottinteso nella masseria se non proprio nel fondo. Probabilmente è quanto sopravvissuto nella memoria degli anziani dei tempi in cui vigevano i contratti di mezzadria. Aggiungendo, come se non bastasse, quanto sta accadendo per le morti sospette durante le varie fasi dell’epidemia da Covid. Senza entrare nel merito, la vicenda ha ormai assunto le caratteristiche del Grand Guignol. Il tutto si sta articolando in uno scambio di accuse tra le varie parti coinvolte. Le modalità seguite ricordano molto da vicino le manifestazioni colorite di quelle napoletane dei Quartieri Spagnoli che si affrontano scambiandosi ingiurie, alcune gratuite. Quanto appena scritto probabimente è ciò che più attira l’attenzione tra le tante, troppe vicende dello stesso genere. In tal modo le forze operative del Paese vengono distratte dai loro compiti istituzionali e la carne messa a cuocere sul fuoco, vale a dire le tante situazioni, talune più che preoccupanti, in fieri, rischia di bruciarsi. Anche in quel caso, con l’augurio che non succeda, qualcuno degli addetti ai lavori vorrà venire a capo della situazione, ponendo il quesito se la colpa sia stata di chi era ai fornelli o di chi lo ha distratto. Più semplicemente i Coltivatori Diretti in situazioni analoghe ironizzano dicendo che si cerca di capire chi abbia fatto rumore, se il calzolaio o il suo banchetto. Solo per ironizzare sul fatto che è evidente che l due “indiziati” sono connessi e quindi inscindibili.