Storia diplomatica: Costantino Nigra

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Che dire di Costantino Nigra! Fu un uomo, dai più, quasi dimenticato nel nostro paese ma che ebbe un ruolo veramente importante nella unificazione italiana. Tant’è che l’ASSDIPLAR , associazione nazionale che riunisce i diplomatici italiani a riposo, è intitolata a colui che è considerato il primo diplomatico che si adoperò per l’Unità nazionale, Costantino Nigra. Questa titolazione ci fa capire la rilevanza che questa figura di patriota italiano ha avuto nella nascita e nello sviluppo del nostro paese e nell’affermazione della diplomazia italiana di tutti i tempi . Scriveva di lui il Ministro del Secondo Impero francese Emile Olivier nel 1871:“Nigra riuniva ad una grazia e flessibilità seducente la più chiara fermezza di spirito. Quando si negoziava con lui, in un primo momento si sarebbe potuto credere che egli avrebbe ceduto su tutto, tanto sembrava preoccupato di non ferire nessuno; ma quando si giungeva al punto decisivo della discussione, d’un tratto la sua figura diventava grave, i suoi occhi fissavano con una penetrazione ferma e là dove voi avevate sperato di trovare una debolezza incontravate una irriducibilità”Costantino Nigra fu il braccio destro di Cavour dal momento in cui fu eletto Presidente del Consiglio del Regno di Sardegna nel 1852, sino alla sua morte nel 1861. Successivamente ne proseguì l’impegno contribuendo al completamento del sogno di Cavour che voleva riunire in un unico Paese i sette Stati in cui la nostra penisola era divisa. Tra i due, nel periodo 1857-1861, nacque un epistolario straordinariamente dettagliato, che descrive, passo a passo, tutte le varie fasi dell’unificazione; un racconto completo ed interessantissimo dove si può notare un’unione intellettuale tra Cavour e Nigra e da cui emerge chiaramente il ruolo fondamentale che Nigra svolse per unire il Paese. Lorenzo Annibale Costantino Nigra nacque a Villa Castelnuovo, oggi Castelnuovo Nigra, in provincia di Torino, l’11 giugno 1828, primogenito di Ludovico, chirurgo, e di Anna Caterina Revello. Gli abitanti del piccolo borgo della collina canavesana vivevano quasi tutti di agricoltura, di pastorizia e di emigrazione, mentre i genitori di Nigra erano benestanti appartenenti alla borghesia delle professioni e della cultura. Il padre, nato nel 1785, aveva preso parte come sanitario alle guerre napoleoniche ed era stato parzialmente coinvolto nei moti liberali del 1821. La madre, nata nel 1794, proveniva da un’antica famiglia di notai. Con un’inclinazione per la poesia e le lettere comune a gran parte dei suoi coetanei colti, Nigra nell’autunno 1845 si trasferì a Torino per seguire i corsi di legge, la laurea più prestigiosa e ambita. Poté frequentare l’università grazie a una borsa di studio del collegio delle Province, che da più di un secolo incanalava l’ascesa sociale di giovani meritevoli di modesta estrazione, rappresentando il vivaio del futuro ceto dirigente borghese. Il biennio 1846-47 fu per lui l’inizio dell’apprendistato politico, nel clima di entusiasmo liberale per l’ascesa al soglio pontificio di Pio IX, per il cauto avvio delle riforme da parte dei sovrani e per le suggestioni del giobertismo. Nel 1848, allo scoppio della guerra del regno sardo contro l’Austria si arruolò volontario. Inquadrato nella compagnia degli studenti aggregata al corpo dei bersaglieri, partecipò a quattro combattimenti e fu ferito. A campagna finita terminò gli studi conseguendo la laurea in diritto civile ed ecclesiastico, ma conservò la vocazione di poeta, caldeggiata dai suoi stessi professori. Tuttavia, la mancanza di risorse familiari lo costrinse a cercarsi un’occupazione nell’amministrazione pubblica, presentandosi al primo concorso disponibile, per applicato volontario presso il ministero degli Esteri. Iniziò nel 1851 il biennio di praticantato senza retribuzione. Era inappuntabile nei doveri d’ufficio, colto, pronto d’intuito, discreto, di persona bella ed elegante. Massimo D’Azeglio, in quel periodo ministro degli esteri e presidente del consiglio, lo volle come segretario personale per il disbrigo della corrispondenza; la stima fu tanta che lo invitò alle nozze della propria figlia con il marchese Ricci. Quando nel novembre 1852 Camillo Benso di Cavour subentrò nella presidenza del Consiglio a Massimo d’Azeglio, quest’ultimo, nel passaggio delle consegne, gli segnalò le qualità dello sconosciuto applicato volontario. È una invenzione degli apologeti che Cavour fosse immediatamente colpito dalla personalità del giovane. In realtà, fino alla missione a Parigi e a Londra del novembre-dicembre 1855, il conte, pur apprezzandone le qualità, continuò a servirsi dell’impiegato come addetto alla trascrizione della corrispondenza. Concluso il volontariato, Nigra divenne dal 1° agosto 1853 applicato nel ministero degli Esteri con un modestissimo stipendio, ma il suo interesse principale rimaneva la poesia e, venticinquenne, iniziò a cimentarsi, con rigore scientifico e ampia conoscenza degli studi internazionali, nella raccolta e trascrizione dei canti popolari piemontesi.