Italiani, brava gente. Sì, ma non sempre e non tutti

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in foto il regista e attore Giuliano Montaldo (Imagoeconomica)

Voltata la pagina del triste traguardo, un anno di carneficina inferta all’Ucraina e da essa, nello stesso tempo, restituita in parte alla mittente, la Russia, può essere utile volgere lo sguardo verso un orizzonte più ampio per poter fare una specie di inventario delle ricadute di ogni genere sull’ Italia. Per la EU e per il resto del mondo fare lo stesso richiederebbe una mole di lavoro immane, per cui è opportuno concentrare l’attenzione in loco. Gli italiani, al netto di ogni artifizio contabile degli osservatori nazionali e stranieri sulla appena riportata lunghezza temporale dall’ inizio della cosiddetta Operazione Militare Speciale al confine nord orientale dell’ Europa, hanno la netta sensazione di essere stati cosi arricchiti solo di uno stato di frustrazione non da poco. Esso è tanto spesso da poter essere tagliato con un coltello. Per loro si è verificata quella che per gli ammalati convalescenti (nel caso di specie dalla pandemia) è la ricaduta. Tanto, con ogni probabilità, ha influito anche sul modo di vivere in famiglia, nel proprio ambiente di lavoro e da ultimo, solo in ordine di elencazione, in società. Potrebbe essere, tale deriva, una delle chiavi di lettura della decadenza morale che in Italia ha già raggiunto livelli più che pericolosi, come non succedeva dai tempi dell’ ultima guerra.
Più nel dettaglio, l’inizio di questo secolo sta dando la conferma che si stia concretando sempre più un fenomeno che giá gli antichi romani avevano conosciuto e denominato “mores dessoluti”, cioè modi di fare scorretti. Quelli attuali sono in versione riveduta, per la diversità delle cause che li stanno generando, e corretta, se possibile, per quanto riguarda la loro cresciuta negatività. Il Paese è stato afflitto, poco prima e poco dopo la fine degli anni ’70, da piaghe sociali grandi e dolorose, al punto di mettere in serie difficoltà i governi che si alternarono in quel periodo. I sequestri di persone, per soldi e per dimostrazioni esasperate di avversione al sistema-Paese e mondo sottintesi – nonché sovversione, eversione e violenze del genere, autonome o collegate in qualche modo alle prime. Tutte insieme cavalcarono l’onda lunga della prima crisi industriale del dopo Miracolo Economico. Da allora quegli anni furono definiti di piombo e, a ragione o a torto, per qualche tempo si pensò che essi avessero declinato definitivamente la  loro valenza negativa. Si è trattato invece solo di una forma di letargo piuttosto lungo e i disordini scoppiati ormai da più di due mesi sono la conferma che la parentesi di relativa pace sociale in atto si sia per ora chiusa. Quanto sta accadendo intorno all’applicazione della restrizione di particolare severità (carcere duro), prevista dall’ articolo 41 bis del Codice del Regolamento Carcerario, ne è una prova  inequivocabile. L’ insieme di comportamenti violenti messo in atto da parte dello sparuto gruppo di anarchici, citati con quella qualifica solo perchè loro stessi così si definiscono, è un chiaro segnale di violenza gratuita. Solo con diverse acrobazie della mente può essere avvicinato agli ideali di quel modo di pensare al confine con la reale attività politica. Non é questo il contesto per approfondire l’argomento, ma basta rivolgere la mente solo a qualcuno degli episodi rimasti immortalati sulla pellicola da film poco dopo il debutto della settima arte, il cinema, e prendere atto che I due modi di intendere la politica sono accomunati solo da connotazioni marginali. Più  recente, che tratti l’argomento, c’è il film Sacco e Vanzetti di Giuliano Montaldo dei primi anni ’70.
La trama riporta una storia vera accaduta negli USA negli anni 20, poco prima che scoppiasse la Grande Depressione. Nulla osta quindi per concludere che, proprio per la sua genesi contorta, quanti hanno sposato quella causa, ora siano molto più pericolosi dei loro predecessori. Il disagio economico è una potenziale causa dello sconvolgimento sociale che sta logorando sempre più il tessuto sociale del Paese. Il Capo dello Stato Mattarella ha espresso da diverso tempo la sua opinione, precisamente che i fatti innanzi accennati non lasciano intravedere niente di buono, almeno per il futuro prossimo. Prova ne è che il Primo Cittadino sta sapendo tenersi a debita distanza da quanti, nel governo, stanno dando manifestazioni sufficientemente chiare di improbabile buona fede. La settimana terminata ieri è stata più che piena di eventi che in teoria potrebbero far tirare un flebile sospiro di sollievo. Sarà bene comunque non lasciarsi cullare troppo dall’ ottimismo ora che si intravedono migliorie del quadro generale, dal punto di vista economico in modo particolare. Le cadute dalle culle sono molto pericolose, talvolta addirittura fatali.