Dall’assedio di Troia a quello dell’Ucraina: una storia destinata a ripetersi

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Mettere nell’angolo è una delle figure retoriche più efficaci che la lingua italiana possa offrire a chi volesse usarla come una foto o un filmato per illustrare qualcosa a chi, per i più diversi motivi, non può vederla. Proprio da una situazione del genere si stanno originando varie manifestazioni in spregio a ogni regola di civile convivenza per quasi l’intero resto del mondo, messe in atto dalla banda criminale di Mosca. Le stesse sono ormai pane quotidiano, servito con prodigalità a chi si dichiara non d’accordo con quel comportamento e con modi non molto diversi a coloro che son sospesi, che cioè non dichiarano da che parte stanno. Sono queste ultime importanti realtà geopolitiche come la Cina, seguita, con prudenza e a poca distanza da India e Australia. Con buona probabilità, le ultime due allo stato sono condotte da discendenti di Ponzio Pilato e tale constatazione vuole essere una precisa accusa, anche se gli affari sono affari e ogni altra aggiunta non apporterebbe granché. Un’idea di come Putin e la sua banda stiano gestendo il potere, la si può trarre dalle scene di un film della fine del secolo scorso sul delirio di onnipotenza dei gerarchi nazisti: Salon Kitty, questo il suo titolo. La cosiddetta operazione militare speciale non è la sola manifestazione di follia lucida di quel manipolo di guerrafondai: tutti i paesi limitrofi alle steppe sono potenziali obiettivi di conquista per quei nostalgici di Santa Madre Russia, ancor più della vecchia unione dei Soviet. Le minacce, meglio le provocazioni, cominciano ora a essere indirizzate alla Moldavia. Giusto per rinfrescare la memoria, quella nazione, grande come una delle due isole maggiori italiane e con meno abitanti di una di una grande città del Paese, è stata diffidata, vale a dire minacciata, da Mosca per il suo atteggiamento filo occidentale.Tanto per rimarcare un concetto caro a un capo popolo italiano di alcuni decenni orsono che, dal balcone di un palazzo nel centro di Roma, soleva ripetere:”Chi non è con me, è contro di me”. A questo punto, anche la più qualificata delegazione diplomatica che volesse inserirsi nella vicenda attuale si dispone con l’animo di chi sa che andrebbe a urtare contro un muro di gomma. Sulla distanza di un anno dagli inizi degli scontri, è bene riflettere tra l’altro che gli invasori russi ne hanno fatte di tutti i colori nel tentativo grottesco di creare alibi per giustificare il loro comportamento. Nè sono stati validi i provvedimenti di natura economica, principalmente per quanto concerne la forte riduzione della domanda di gas da parte dell’Occidente, a indurli a miti consigli. Bene ha fatto la Commissaria von der Leyen, ieri a Palermo per l’inaugurazione dell’ anno accademico della locale Università, a ricordare tali sviluppi nel corso della sua prolusione. Sempre ieri si è svolta l’assemblea straordinaria dell’Onu, che ha votato a larga maggioranza ancora un documento di condanna per Mosca e il fermo invito a ritirarsi dall’ Ucraina. Si è cosi potuto prendere atto con chiarezza di chi sia veramente amico di Zelensky e chi del giaguaro. Aumenta di conseguenza il timore che il conflitto di Mosca contro Kyev si protragga sine die, così assumendo i connotati di un male epidemico, come se all’umanità il Covid non fosse bastato..! Nel passato piuttosto recente quella stessa ha già assistito a fatti del genere: la vicenda afghana è ancora una piaga dolente, mentre la guerra fratricida in Vietnam non è stata completamente rimossa dalla memoria collettiva. Come la stessa non sarà mai smaltita da una generazione allargata di reduci americani che hanno subito insulti alla propria persona in quel frangente. Alla fine si sta ripetendo ancora una volta quanto, all’ alba della civiltà, accadde a Troia per mano dei greci.
E, malauguratamente, è probabile che non sarà il recente assedio, quello dell’Ucraina, l’ultimo episodio della nutrita serie che sta accompagnando l’umanità dalla notte dei tempi.