Dialoghi con i personaggi del mondo dell’arte, oggi al Madre appuntamento con Sabrina Mezzaqui

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in foto Sabrina Mezzaqui

Quarto appuntamento del ciclo Costruire comunità, a cura di Monica Coretti: oggi, giovedì 23 febbraio, alle ore 18.00 (ingresso gratuito), il Madre, museo d’arte contemporanea della Regione Campania, ospita l’incontro dal titolo Lo sguardo incrociato, che vedrà protagonista Sabrina Mezzaqui, artista italiana che collabora con la galleria Massimo Minini e con la galleria Continua. Ha esposto in spazi pubblici e no profit in Italia (tra cui la Galleria d’Arte Moderna di Bologna, Castel sant’Elmo di Napoli, Museo Civico d’Arte – Palazzo dei Musei di Modena, Galleria Nazionale – Palazzo della Pilotta di Parma, Palazzo delle Papesse di Siena, Fondazione Rovati di Milano) e all’estero (PS1 di New York, Bengal Art Lounge di Dhaka, Istituto Italiano di Cultura – MOCA di Buenos Aires, Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma). Sabrina Mezzaqui ha curato con Roberto Piloni il laboratorio, Preferirei di no, organizzato all’Accademia di Belle Arti di Roma, e con la Libera Università di San Gimignano il laboratorio seminariale sulle Enneiadi di Plotino. Il dialogo con la curatrice, accompagnato da immagini, sarà preceduto da un breve video (Impressione, video di Piier) dove le parole di Mariangela Gualtieri ispirate dalle opere di Sabrina Mezzaqui faranno da sfondo alle immagini delle opere stesse.
Sabrina Mezzaqui è nata a Marzabotto, cittadina emiliana sito archeologico etrusco il cui impianto è il meglio conservato in Europa, ma anche luogo dell’eccidio del Monte Sole compiuto nel 1944 dai nazisti. Luogo dove la storia, quindi, ha un’importanza fondamentale e che si riflette nella educazione fortemente improntata alla consapevolezza e alla pace e basata sull’educazione alla memoria, alla cittadinanza, ai diritti umani e alla trasformazione non violenta dei conflitti. Questo l’humus dal quale l’artista Mezzaqui ha tratto alimento per le sue opere che hanno la delicatezza della poesia e la forza del gesto politico.
Artista eclettica nella scelta degli strumenti artistici (foto, video, ricami, disegni, sculture), ama utilizzare semplici oggetti di uso quotidiano: libri, carta, scotch, colla, perline, ago, filo… Lavora con lentezza e pazienza lasciando spazio allo scorrere del tempo. Nella ripetizione dei gesti, vi è un’analogia tra la sua pratica artistica, i lavori femminili tradizionali e una forma di meditazione religiosa. In realtà, come afferma l’artista stessa, il suo lavoro è fatto da molte persone “sia visibili (scrittori, poeti…), sia invisibili, tutte le persone con cui collaboro alla realizzazione delle opere”. I tavoli ed i laboratori di lavoro di Sabrina Mezzaqui sembrano proprio, come ha scritto Angela Tecce, “ricostruire un’idea di comunità a partire proprio dalla condivisione di un lavoro umile e ripetitivo, condotto da individui che attraverso l’ascolto di sé stessi sanno aprirsi all’ascolto e alla condivisione con l’altro, e attraverso l’altro ridare forma al mondo. La costruzione di un senso è affidata al procedimento stesso del dedicare tempo ad un’attività che se è vero che è ideata dall’artista si sostanzia restituendo valore al “fare” di un gruppo. Sabrina Mezzaqui non vuole sfidare il destino globale dell’arte contemporanea, e quindi dello smarrimento del suo significato “politico”, ma se ne fa carico per ridare qualità etica ed estetica a ciò che, per troppa familiarità, sembra essersi perduto nel tumulto del quotidiano”.