I fatti, le interpretazioni, il disorientamento totale

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Qualche volta il cosiddetto zapping, cioè la nevrosi che porta a passare di frequente da un canale all’altro della TV, può essere accettata con indulgenza, quasi con favore. Quella attuale potrebbe essere una di quelle circostanze. Premesso che i fatti salienti che si manifestano sul suolo della penisola e le sue isole nonché, con diverse modalità, un pò a tutte le latitudini del pianeta, al momento sono numerosi e anche più, è opportuno non passare oltre a piè pari su certe informazioni definibili condizionanti e non poco. Passando con l’aiuto del telecomando, arma letale il cui uso è strenuamente conteso all’interno della compagine familiare, da un contenitore televisivo all’altro, può capitare di assistere a due dibattiti impostati in maniera completamente diversa, fermo restante l’argomento da trattare. Facile, fin troppo, motivare l’intangibilità della libertà di opinione ricorrendo al motto illuminato caro ai francesi “vive la difference!” Aggiungendo subito in prosieguo “e meno male!” Indubbiamente, a livello di impostazione generale, il modo di pensare e quindi di agire di una comunità che possa essere definita democratica, quindi libera di esprimersi senza alcuna limitazione, è uno dei cardini delle società moderne e evolute. Conseguenza di tanto è che la libertà di espressione di chiunque appartenga a un qualsivoglia contesto sociale deve essere ritenuta dogmaticamente inscalfibile. D’altra parte affermazioni del genere lasciano un ampio margine di discrezionalità di interpretazione che richiama immediatamente alla mente un’espressione che fu in uso nell’Urbe già duemila anni orsono. “Est modus in rebus”, c’è un limite a ogni comportamento che, condensato in poche parole nel linguaggio corrente può suonare “usare buon senso in ogni espressione della vita, sia nel dire che nel fare”. Si arriva così al nocciolo duro di questa nota. Più precisamente, se sia corretto o meno l’uso di dati certi e ufficiali, distorcendoli con commenti, molte volte tutt’altro che pertinenti. Tanto al fine di provare a avere il loro conforto nel sostenere una situazione presentata come bianca mentre è nera o viceversa. Tanto con tutto il disappunto provocato da un comportamento come quello descritto, che equivale a stravolgere l’evidenza dei fatti. Diventa così uno strumento valido per condizionare fortemente parte dell’opinione pubblica, o quanto meno per fare un tentativo in tal senso. Solo per completezza di informazione, si deve riscontrare che, almeno nell’ultimo anno, la tendenza è stata questa. I numeri utilizzati per rafforzare quanto appena riportato, non sono comprimibili né tanto meno dilatabili. Non così il commento che si può fare delle loro espressioni. Facendo un sopralluogo alle costruzioni letterarie in generale, cioè alle notizie dei vari mezzi dell’informazione, a voler essere benevoli si può azzardare che quelle stesse sono realizzate con malte ora più ora meno consistenti. Quindi, presumendo buona fede nei mastri esecutori, sarebbero i mattoni stessi a essere disposti, involontariamente, una volta con il lato liscio, un’altra con il lato ruvido, verso chi osserva. Questi pensa, come accadeva ai comunisti super ortodossi: “Non capisco ma mi adeguo” e passa oltre. In tal modo chi è in ambascia per gli indicatori economici del Paese, dell’EU e del resto del mondo, notando che a parità di provenienza dell’universo di dati presi in esame, essi vengono fatti apparire come generi di conforto o di sconforto. Finendo così per mollare la presa e per adottare un atteggiamento di agnostico stand by. È un problema di valenza allarmante che può essere paragonato alla perdita di potenza dei motori di un aereo che sta volando all’interno di una forte tempesta. Ha così lo stesso effetto provocato dalla perdita della fiducia da parte della popolazione, condizione da evitare a ogni costo. Lanciare notizie tipo: “L’occupazione non è in calo” e subito dopo: “Aumenta la disoccupazione” non rende un buon servizio né a chi ne è destinatario, né all’informazione stessa. Continuando così, il quesito del detto popolare che esprime il disorientamento totale potrebbe ampliare la sua portata. Arrivando a tal punto di grandezza che, a ferragosto, diversi si chiederebbero se è estate oppure inverno.