Giunti alla metà del primo mese del 2023, può essere interessante prendere in considerazione di che genere siano i problemi del Paese che si trascinano irrisolti da tempi remoti. Gli stessi che, al momento, non sono stati ancora nemmeno convogliati su un sentiero che possa farli pervenire a una conclusione logica. La breve introduzione appena stessa vuole evidenziare che l’Italia, oramai da tre anni e qualcosa in più, è governata pressoché in ogni sua funzione con procedure di emergenza. Esse non molto diverse da quelle adottate, per volontà propria o perché costretti, nei periodi di guerra. Va da sé che è lo spirito del tempo, connotato da problemi straordinari, a indurre chi è di turno al governo del Paese a adottare misure straordinarie. Tanto non vale solo per la realtà italiana. Anche se si manifesta in maniera differente da caso a caso, il fenomeno può essere definito planetario. Su tale aspetto, quello dei fattori che con maggior pressione generano e compulsano la crisi epocale tutt’ora dilagante, nulla quaestio. Sta attanagliando l’umanità intera, pertanto combatterla con i pezzi più grossi dell’artiglieria economica è sembrata da subito la strategia che sarebbe potuta essere adatta. La domanda retorica, che in tale contesto nasce subito, è il perché l’ ordinaria amministrazione finisca anche essa con l’essere affrontata con strumenti straordinari. È bene precisare che, per quella gestione del quotidiano, talvolta appare chiara l’incapacità di chi è al potere di inquadrare il problema e di sistemarlo nella cornice adatta. Ciò avviene non per particolare perspicacia di chi osserva, tanto si palesa con evidenza. Ogni condotta diversa fa nascere negli italiani e in chi ha rapporti con loro, il dubbio legittimo che, chi o coloro che dovrebbero essere competenti in materia, vogliano tentare, in alternativa, due manovre, ognuna escludente l’altra, La prima è lo scaricabarile, il rinviare cioè l’adozione di provvedimenti definitivi sine die, a data da stabilirsi. Da parte di chi e quando ciò dovrebbe partire, generalmente viene omesso L’unico risultato a cui porta tale condotta è che , pensando di congelare quella situazione ammalorata, vengono messe in atto misure placebo. In quanto tali, esse lasciano bruciare altro denaro pubblico, finché quell’arto, ricevendo una cura inadatta, non va in cancrena. La seconda manovra, altrettanto inutile e in più deleteria, è l’instaurazione di un apparato burocratico ad actum, già per sua natura costoso. Può sembrare di aiuto alla causa, nascondendo invece, neppure troppo bene, il proposito di accompagnare il “paziente” affidatole all’ eutanasia. Il tutto dietro compenso – lauto – reso esigibile a presentazione di parcella. La stessa sarà comunque onerosa quanto basta e anche più, anche se quel paziente, preso in cura in extremis, non é sopravvissuto. È sempre valido, dall’ ordinamento giuridico della Roma imperiale, che “de minimis non curat praetor”, cioè che chi è a capo di una struttura amministrativa complessa, non può e non deve occuparsi delle questioni spicciole. Volendo adeguare tale espressione perché sia valida attualmente, bisogna aggiungere che ancora oggi mantiene la sua efficacia anche un’ altro modo di dire dell’ Urbe, “est modus in rebus”, per indicare che c’è una misura per ogni cosa o, se si vuole essere più incisivi, c’è un limite a tutto. Proprio tale porta scorrevole che definisce efficacemente il limite del campo dell’ordinaria amministrazione, attualmente è latitante. Accade di conseguenza che ogni bilancio preventivo del Paese nasca già condizionato e falsato dai costi senza tetto di tali “incidenti di percorso”. Sarebbe ancora accettabile un atteggiamento di tal fatta, in quanto l’alea è una componente imprescindibile dall’agire umano, se gli incidenti fossero limitati a quelli, piccoli o grandi, che accadono di norma sulla viabilità commerciale. L’ impostazione di tale ragionamento non sta più in piedi se il riferimento viene fatto con riferimento alla pista di un autoscontro. Non sarà di facile accettazione, ma la situazione italiana al momento ricorda da vicino un luna park. Per ora é bene limitarsi con i paralleli solamente alla pista di quelle piccole vetture elettriche. Per il resto non mancherà l’occasione.