E’ morto il poeta e saggista Charles Simic, nel 1990 vinse il Pulitzer

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(foto da bacheca Facebook di Officinapoesia Nuovi Argomenti)

Lo scrittore, poeta e saggista statunitense di origine serba Charles Simic, apprezzato autore di poesie di semplice eleganza in cui ritrae con versi che attingono all’immediatezza del parlato gli eventi minimi del quotidiano, è morto lunedì 9 gennaio all’età di 84 anni in una casa di riposo di Dover, nello stato del New Hampshire (Usa). L’annuncio della scomparsa di uno dei maggiori poeti contemporanei è stato dato dall’amico Dan Halpern, direttore esecutivo della casa editrice Alfred A. Knopf, al “New York Times” Nato a Belgrado il 9 maggio 1938, Simic emigrò negli Stati Uniti con la sua famiglia nel 1954, stabilendosi a Chicago. Dopo la laurea e il dottorato alla New York University, ha insegnato letteratura americana e scrittura creativa all’Università del New Hampshire, di cui era professore emerito. Simic esordì in poesia con “What the grass says” (1967) e da allora ha pubblicato numerosi libri di versi, poi ripresentati nella scelta dei “Selected poems 1963-2003” (2004). A lungo poetry editor di “The Paris review”, vincitore di prestigiosi premi, fra cui nel 1990 il Pulitzer per il volume “The World Doesn’t End: Prose Poems” (“Il mondo non finisce”, tradotto in italiano nel 2001 da Donzelli), con questa motivazione: ha lasciato l’impressione nei suoi versi di aver “fatto un buco nella vita di tutti i giorni per rivelare uno scorcio di qualcosa di infinito”. Nel 2007 era stato nominato Poeta laureato dalla Library of Congress degli Stati Uniti. Ironico, sfrontato, guizzante e tenero poeta, che ama particolarmente la lirica breve, Simic è autore anche dei saggi “Il cacciatore d’immagini (Adelphi, 2005) e “La vita delle immagini” (Adelphi, 2017) e del volume di aforismi e brevi narrazioni “Il mostro ama il suo labirinto” (Adelphi, 2012). Sei le antologie poetiche apparse in italiano: “Il mondo non finisce” (Donzelli, 2001), “Zoo” (L’Obliquo, 2002), “Hotel insonnia” (Adelphi, 2002), “Il titolo” (L’Obliquo, 2007), “The lunatic” (Elliot, 2017, con testo inglese a fronte), “Avvicinati e ascolta” (Tlon, 2021).
Nei versi di Simic c’è un inconfondibile impasto di mistero e quotidianità, come testimonia “My Noiseless Entourage: Poems” (2005, collezione in parte confluita nell’edizione italiana di “Club midnight”), dove il suo universo – fisico e mentale – si mostra con una vividezza abbagliante. Un universo di interni desolati e di periferie abitate da gente anonima, dove gli oggetti sembrano giacere spaesati dopo aver perduto ogni funzione. Un’America di luoghi e immagini di memorabile intensità – cinematografi abbandonati, bische clandestine, biblioteche di quartiere, diner notturni, giardini deserti, polvere, specchi, strade senza fine, cicli di un azzurro perenne -, dove si affacciano ombre e presenze indecifrabili, sospetto di metafisica subito soffocato dallo scetticismo e dall’ironia. Autore di oltre sessanta libri – tra raccolte di poesia, saggi critici, prose, antologie di poeti internazionali e statunitensi, traduzioni – Simic ha ricevuto tra gli altri riconoscimenti quelli dell’American Academy of Arts and Letters e della Poetry Society of America, l’Edgar Allan Poe Award, il Premio Pen per la traduzione, una Scholarship della Guggenheim Foundation e una Fellowship della MacArthur Foundation.