Il governo e il Sud che non c’è

54

Mi chiedo, ascoltando come tutti noi i suoi discorsi, se al nostro presidente del Consiglio è mai capitato di trascorrere più di una notte in qualche città dell’Italia meridionale, se conosce appena un poco quella parte del Paese. Se ha mai visto, per esempio, il terrificante panorama di Catanzaro o il centro antico di Palermo; se ha mai dato più di un’occhiata all’ininterrotta conurbazione napoletana che si stende da Pozzuoli a Castellammare. O, chessò, se per andare a Potenza o a Nuoro invece di un comodo elicottero ha mai preso un treno. (Non voglio chiedergli se ha mai provato – così, tanto per provare, per carità – a farsi una tac in un ospedale calabrese: sono convinto però che molti calabresi glielo chiederebbero volentieri). Penso che la risposta a tutte queste domande sia no, e credo di non sbagliare. Del resto è la maggior parte dell’intera classe dirigente italiana che ormai non sa più che cosa sia il Sud; che sempre più spesso neppure vi mette piede. E forse non solo essa: sono convinto che anche per la maggior parte dei giovani veneti o lombardi Lecce o Siracusa suonino come nomi di località esotiche e remote. Si salvano solo i luoghi di vacanza: il Salento, Carloforte o Positano come le Maldive, insomma.